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Infermieri dall’Argentina, Opi Cremona: “Un passo falso” #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


È una misura che tenta di mettere una pezza ad un’emergenza ma che non risolverà il problema. Anzi, sospetto che la scelta possa avere conseguenze impreviste. Così il presidente dell’Ordine di Cremona, Enrico Marsella, commentando l’iniziativa messa in atto dall’assessore al Welfare della Lombardia, Guido Bertolaso, di importare infiermieri dall’Argentina.

Lombardia, infermieri contro Bertolaso: così svaluta il nostro lavoro

Guido Bertolaso importa infermieri dall’Argentina e gli infermieri lombardi non ci stanno.



Il reclutamento oltreconfine non basta a risolvere la carenza cronica di professionisti, ribadisce dopo l’annuncio che i primi duecento infermieri sudamericani, provenienti dall’Istituto Universitario Italiano di Rosario (Iunir), sono attesi per l’inizio del prossimo anno.

L’incremento di 200 unità, che vanno ad aggiungersi agli attuali 65mila infermieri italiani che lavorano in Lombardia, appare più simbolico che altro. Duecento in più sono pochi, continua Marsella spiegando che si tratterebbe soltanto di uno 0,3% in più in una regione che soffre un “buco” di oltre 9mila infermieri.

Dalla Regione intanto si apprende che l’arrivo in corsia degli infermieri argentini, con i quali Bertolaso spera di tamponare il grave gap di personale sanitario nelle strutture sanitarie lombarde, sarà questione di poche settimane, dopo il perfezionamento entro metà novembre dell’accordo siglato con le istituzioni accademiche internazionali.

Se per la Regione tale accordo è considerato un passo concreto e strategico per colmare le attuali carenze di organico negli ospedali e per promuovere un incontro di culture, valore e competenze, come ha dichiarato Bertolaso illustrando la misura, per l’Opi di Cremona si tratta invece di un passo falso: Non c’è garanzia che gli infermieri argentini abbiano, come noi, le carte in regola per operare sulla salute dei cittadini, spiega Marsella.

I dubbi del Presidente dell’Ordine riguardano la preparazione accademica degli infermieri argentini, le loro interazioni con il resto del personale e con gli utenti degli ospedali nonché la barriera linguistica.

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In qualità di formatore posso garantire per la preparazione degli infermieri italiani che compiono un percorso di studi articolato in tre anni molto duri, durante i quali si conquistano una preparazione di alto livello – spiega Marsella -. È evidente che anche gli infermieri argentini avranno compiuto un percorso formativo adeguato, su questo non si dicute. Tuttavia, come ente sussidiario dello Stato, esistiamo anche perché siamo in grado di garantire al cittadino che il professionista che opera sulla sua salute ha le carte in regola per farlo, precisa.

Non può essere lo stesso con l’Argentina, puntualizza il presidente dell’Ordine degli infermieri.

Secondo Bertolaso i professionisti formati presso lo Iunir sono in grado di lavorare in Italia perché, oltre alle materie sanitarie, hanno avuto anche la possibilità di approfondire lo studio della lingua italiana.

Essi porteranno con sé un bagaglio di esperienza che contrinuirà a confermare la qualità dell’assistenza ai pazienti lombardi. Oltretutto, la loro appartenenza ad una cultura profondamente legata all’Italia, per origini e valori, favorirà un’integrazione naturale nei nostri ospedali, facilitando la collaborazione e il dialogo, ha assicurato Bertolaso.

Non è dello stesso parere il Coordinamento Opi Lombardia, secondo il quale importare forze dall’estero comporta sempre una difficoltà linguistica. Non si può ignorare che questa difficoltà sarà sperimentata anche dagli infermieri argentini, soprattutto nel linguaggio scientifico del mestiere, che è tutt’altro che immediato, sottolinea.

Queste nuove leve verranno sicuramente affiancate ma ricordiamoci che sul territorio ci sono anche anziani che parlano in dialetto, che naturalmente non si insegnerà né a scuola né nei corsi accelerati. In quel caso le cose si faranno ancora più difficili, precisa.

Gli infermieri lombardi quindi non ci stanno all’importazione di infermieri argentini. Così si svaluta il nostro lavoro, commentano. Il presidente dell’Opi pone infine un dubbio di natura etica, considerando che la carenza degli infermieri è un problema che interessa diversi Paesi del mondo.

Attingendo alle risorse umane dell’Argentina stiamo andando a sottrarre personale sanitario ad un Paese che storicamente fatica a reperirne di proprie, avverte.

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Auspicando che l’iniziativa regionale sia una soluzione temporanea sul breve periodo, in attesa di un intervento istituzionale più massiccio e duraturo, l’Opi Lombardia ribadisce che di fronte a questo scenario è necessario pensare al lungo periodo.

Non c’è niente da fare. Servono interventi strutturali, conclude Marsella facendo sapere di aver già inoltrato alla Regione alcune proposte, di cui si attende un riscontro, per risolvere la crisi che investe il personale infermieristico.





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