Sono 7 le startup italiane selezionate nell’ultima fase della campagna lanciata da FoodSeed, programma di accelerazione in ambito foodtech. Giunto alla seconda edizione, FoodSeed ha il compito di ricercare, promuovere e premiare quelle nuove realtà che sviluppano tecnologie innovative per l’alimentazione. A fronte di una richiesta di 250 candidature, molte dall’estero, sono giunti all’ultimo step i progetti foodtech che si sono distinti per offrire soluzioni ai problemi e alle sfide dell’agroalimentare di oggi. Dai biomateriali al riciclo degli scarti, ecco chi sono gli italiani che più sostenibili e green dell’agrifood.
Il progetto FoodSeed e la missione in ambito foodtech
Lanciato nel 2023 per la prima volta, FoodSeed promuove l’eccellenza e l’innovazione nell’industria agroalimentare italiana, con il sostegno di partner promotori e co-investitor. Troviamo dietro Fondazione Cariverona, UniCredit e Eatable Adventures, tra i principali acceleratori foodtech su scala globale, con il contributo di partner come Amadori, Cattolica Business Unit di Generali Italia, Axxelera, Veronafiere e il partner scientifico Università degli Studi di Verona. Obiettivo “cercare startup con tecnologie e soluzioni sostenibili da applicare e implementare lungo tutta la filiera agroalimentare”, quindi from farm to fork. La dotazione del programma è di 15 milioni di euro in tre anni, che aiuteranno le startup selezionate a sviluppare connessioni e il proprio business plan. I 7 progetti selezionati inizialmente ricevono 150mila euro e solo chi dimostra la migliore performance riceverà il resto che si aggira sui 500mila euro.
Ricordiamo tra i partecipanti dell’anno scorso la startup pugliese Foreverland, di cui abbiamo parlato in questo articolo. Distintasi per la sua alternativa sostenibile al cioccolato a base di carruba, ha recentemente chiuso un round di investimento da 3,4 milioni di euro.
Chi sono le startup selezionate per l’edizione 2024
I 7 progetti selezionati da FoodSeed non si devono distinguere solo in ambito di pura ricerca accademica, ma devono essere business oriented mostrando una certa velocità nel raggiungimento degli obiettivi.
C’è Vortex, che trasforma i sottoprodotti agroalimentari dell’industria (come mele o nocciole) in nuovi ingredienti, applicabili in diversi settori come food & beverage, pet food e cosmetica.
Nous invece si concentra su un ritrovato che sostituisce la caffeina pur mantenendo le sue caratteristiche principali. Si stima inoltre una riduzione del 60% dello spreco d’acqua e del 65% delle emissioni di Co2 a piena produzione, rispetto all’estrazione della caffeina dai chicchi di caffè verde.
Per la sicurezza alimentare invece c’è la startup Aflabocx che ha implementato un sistema in grado di rilevare in tempo reale, nei cereali, noci e semi oleosi, la presenza di micotossine prodotte da due specie di funghi. Utilizzando alte tecnologie sviluppate con AI.
La quarta startup selezionata è Asteasier: produce microalghe in grado di sintetizzare un carotenoide con forti proprietà antiossidanti e benefici per la salute cardiovascolare, cerebrale e oculare (solitamente presente nei salmoni e crostacei).
Mama Science, con sede a Bologna, nasce invece con l’obiettivo di affrontare uno dei problemi ambientali più gravi del nostro tempo: l’uso eccessivo di plastica, in particolare nel packaging alimentare, sviluppando imballaggi 100% bio-based.
Sempre dalle alghe arriva la soluzione proposta da BeadRoots, con sede a Lecce: per combattere la siccità e migliorare la produttività agricola hanno sviluppato idrogel da polimeri superassorbenti naturali, derivati dalle alghe.
Ultima startup selezionata è Alkelux che si concentra sullo spreco alimentare. Grazie ad additivi ricavati dalla liquirizia, immessi nelle confezioni alimentari, si allunga il ciclo di vita dell’alimento.
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