Per il 2026 le 12 Bcc del gruppo Iccrea del Veneto e del Friuli Venezia Giulia si sono date obiettivi commerciali sfidanti: 16 miliardi di finanziamenti ad imprese e famiglie con una crescita del 13,4% entro la fine dell’arco di piano, 13,7 miliardi di euro di raccolta indiretta (+19%) e 21,5 miliardi di euro di raccolta diretta (+2,3%).
Ieri il direttore commerciale del gruppo Iccrea, Riccardo Corino, ha dato appuntamento ai direttori generali delle Bcc del territorio per ragionare insieme di una prospettiva in controtendenza rispetto ad un mondo del credito, soprattutto per quanto riguarda gli impieghi alle imprese, che da tempo registra una contrazione generalizzata dei propri indicatori aggregati.
«Questi territori sono sempre sorprendenti» spiega Corino, «la narrazione collettiva di un popolo operoso e prudente trova conferma concreta in Veneto e in Friuli Venezia Giulia dove lavoriamo assieme a imprese e famiglie che sono industriose, attente al risparmio e molto resilienti. Un territorio che presenta tassi di sofferenza sugli impieghi significativamente inferiori alla media nazionale».
Una descrizione che si basa sui dati di un sistema di banche del territorio (8 in Veneto e 4 in Friuli Venezia Giulia) forte complessivamente di ben 471 sportelli (tra i 383 del Veneto e gli 88 del Friuli Venezia Giulia). Un sistema in grado di garantire complessivamente quasi 13,9 miliardi di euro di finanziamenti (oltre 10 miliardi in Veneto e più di 3,87 in Friuli Venezia Giulia) e di raccogliere oltre 20,5 miliardi di euro di risparmi dalla popolazione, nel contempo gestendo e reinvestendo per quelle stesse famiglie e imprese (tramite la raccolta indiretta) oltre 12,4 miliardi di euro.
«È inutile nasconderci che il contesto non è dei più facili, soprattutto per le imprese e la loro propensione agli investimenti» spiega il Cbo del gruppo Bcc Iccrea, «in pochi anni abbiamo assistito ad una serie di fenomeni devastanti, anche se presi singolarmente. Se penso semplicemente al credito, le prospettive di crescita complessiva non sembrano essere delle migliori: nel post Covid le imprese hanno potuto godere sia di tassi molto bassi sia di un supporto statale a garanzia dei prestiti che è stato davvero importante. Molti ovviamente hanno colto la palla al balzo e fino all’inizio del 2023 abbiamo potuto godere dei frutti di questi investimenti. Ma ora il ciclo si è invertito: i tassi sono molto più alti, anche se sono in calo, e le garanzie statali sui finanziamenti sono diminuite in ragione della fine dell’emergenza Covid. Se a questo fenomeno si aggiunge un’incertezza straordinaria sia sul mercato domestico che su quelli internazionali diventa evidente che gli impieghi non tendono a brillare. E tuttavia sono ottimista per natura e ritengo che già entro la fine del 2025, se la Bce provvederà ad un percorso di tagli del costo del denaro costante ma prudente, potremmo raggiungere tassi intorno al 2%. Un livello congruo con un percorso di rilancio dell’economia che ci auguriamo robusto».
E gli obiettivi che il gruppo Iccrea si è dato per le due regioni del Nord Est sono di crescita significativa negli anni. «Questo è un territorio dove la grande, la media e la piccola impresa collaborano insieme per lo sviluppo reciproco» conclude il banchiere, «un’area dove la resilienza è forte proprio per via di una ricchezza e di un’imprenditorialità diffusa, meno esposta alle fluttuazioni di breve termine dei mercati. Questo pure se il sistema ha una forte propensione all’esportazioni. Come sistema di banche del territorio, molto presente anche nei piccoli paesi, noi possiamo contare su di una clientela differenziata e solida che certamente sarà in grado di superare questo ciclo economico». —
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