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Al via le audizioni della Legge di Bilancio per il prossimo triennio 2025-2027. Ci sarà tempo fino all’11 novembre per presentare gli emendamenti alle misure previste, molte delle quali riguardano da vicino il settore edile.
ANCE esprime “forte preoccupazione per gli effetti negativi che la Legge di bilancio rischia di avere sul settore delle costruzioni e quindi sulla crescita italiana“.
Intervenuta in audizione in audizione sulla manovra, la presidente Federica Brancaccio critica l’assenza della proroga al 2025 delle misure relative al caro materiali per i lavori pubblici in corso di realizzazione: secondo le stime dell’Ance, infatti, sono a rischio più di 10 miliardi di investimenti nel 2025.
L’ANCE paventa il rischio del blocco dei cantieri che colpirà non solo le grandi infrastrutture ma anche l’edilizia scolastica, sanitaria e la manutenzione del territorio e ricorda che le imprese aspettano ancora il saldo del 2022.
“Per l’ANCE, i quattro ambiti strategici prioritari sui quali intervenire riguardano: la casa, la messa in sicurezza del territorio, la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano, nonché la prosecuzione dell’ammodernamento infrastrutturale avviato con il Pnrr. Purtroppo, la manovra interviene solo marginalmente su questi temi che non trovano un’adeguata allocazione di risorse o ricevono risorse molto diluite nel tempo, limitando quindi il contributo alla risoluzione di problemi urgenti nel Paese”.
“Si riscontrano numerosi tagli a programmi di spesa riguardanti investimenti in opere pubbliche di competenza degli enti territoriali, per circa 8,9 miliardi di euro nel periodo 2025-2034, di cui 1,45 miliardi nel triennio 2025-2027″ osserva l’ANCE e “risultano ridotti, e in alcuni casi azzerati, i principali contributi agli investimenti territoriali”.
Anche Confedilizia esprime “forte preoccupazione” per il “drastico taglio degli incentivi per interventi edilizi contenuto nel disegno di legge di bilancio, reso più gravoso, e altresì complicato, dall’intreccio con il tetto reddituale a tutte le detrazioni, che renderà anche impossibile un’adeguata programmazione dei lavori”.
Sul tema degli incentivi interviene anche il CNA che, sulla base di un sondaggio curato da Nomisma, stima che la stretta sui bonus edilizi, con aliquote al 36% ed un tetto massimo di 48mila euro, ridurrebbe la domanda delle famiglie per le ristrutturazioni di 97,3 miliardi in 3 anni, con 3,5 milioni di famiglie (su 10 milioni) che potrebbero rinunciare a lavori che hanno in programma per le loro abitazioni.
Le famiglie italiane, infatti, sono sempre più orientate a realizzare investimenti per la riqualificazione e l’efficientamento energetico delle proprie abitazioni ma la propensione agli interventi è strettamente connessa alla dimensione e alla stabilità degli incentivi.
I cosiddetti bonus minori (Bonus Ristrutturazione ed Ecobonus) hanno continuato ad essere molto attrattivi anche durante la fase del 110% generando risultati importanti in termini economici e per il raggiungimento degli obiettivi ambientali. Tra l’altro questi bonus hanno garantito l’assoluta sostenibilità per i conti pubblici. Tra il 2011 e il 2019 il volume delle detrazioni ha rispettato le previsioni di spesa con un impatto sostanzialmente neutro per la finanza pubblica.
Con il sistema di incentivi in vigore 10 milioni di famiglie dichiarano che nel prossimo triennio realizzeranno un intervento ma riducendo la dimensione delle aliquote oltre 3,5 milioni di famiglie rinuncerebbero.
Per questo CNA Costruzioni, CNA Installazione impianti e CNA Serramentisti e infissi chiedono di mantenere per almeno un triennio l’assetto attuale per Bonus Ristrutturazione, Ecobonus e Sismabonus, non introdurre alcun tetto alle detrazioni in funzione del reddito e del nucleo familiare e confermare le attuali aliquote di detrazione per le abitazioni principali e i condomini.
Indirizzo articolo: https://biblus.acca.it/notizie/legge-di-bilancio-2025-allarme-di-ance-confedilizia-e-cna-su-caro-materiali-e-taglio-dei-bonus-edilizi/
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