Un’operazione su larga scala contro il traffico di sostanze stupefacenti ha portato alla luce una rete di spaccio estesa e radicata nel capoluogo irpino. Sono venti gli indagati raggiunti dall’ordinanza di misura cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari (gip) del tribunale di Avellino, Giulio Argenio. Il giro d’affari, che includeva cocaina, crack e metadone, era organizzato e gestito da insospettabili professionisti del territorio, tra cui commercianti e imprenditori locali.
L’indagine, avviata nel 2021 e coordinata dalla Procura della Repubblica, ha visto la collaborazione della Sezione Operativa dei Carabinieri della Compagnia di Avellino. Questa mattina, l’operazione condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale ha portato all’esecuzione di 15 misure cautelari: nove arresti domiciliari, tre obblighi di dimora e tre obblighi di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
I nomi dei soggetti coinvolti nell’indagine
Tra gli indagati che hanno ricevuto la misura restrittiva degli arresti domiciliari figurano: Mario Barone, Antonio De Nardo, Gianluca Spatuzzi, Maddalena Pagani, Gino Lanzillo, Bruno Cucciniello, Mario Morgera, Lorenzo Pennetti e Hicham Eziyati.
A ricevere – rispettivamente – invece l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria sono stati altri sei soggetti che, stando a quanto affermano gli inquirenti, avrebbero ricoperto ruoli minori. In tutto sono venti i soggetti coinvolti e alcuni di quest’ultimi sono assistiti dagli avvocati Fabio Tulimiero, Nello Pizza, Gerardo Santamaria, Giuseppe Di Gaeta, Claudio Frongillo e Giuseppe Giammarino.
Le indagini dei Carabinieri di Avellino
La rete di spacciatori operava principalmente nel centro cittadino e anche in pieno giorno, approvvigionandosi soprattutto dall’hinterland napoletano, con frequenti rifornimenti provenienti da quartieri come Scampia e Castello di Cisterna. Gli spostamenti verso Napoli avvenivano spesso più volte nello stesso giorno, a dimostrazione dell’organizzazione e della frequenza dell’attività di spaccio.
Un aspetto particolarmente grave emerso dalle indagini riguarda il metadone, distribuito attraverso un canale alternativo basato sul sistema sanitario. Alcuni dei soggetti che ricevevano il metadone dal Ser.D. dell’Azienda Sanitaria Locale di Avellino hanno infatti ceduto la sostanza agli indagati, che la rivendevano poi a consumatori locali.
Le prove raccolte dagli investigatori
Grazie a intercettazioni ambientali e telefoniche, alle immagini raccolte dai sistemi di videosorveglianza nei luoghi di spaccio e ai numerosi sequestri di droga, i Carabinieri sono riusciti a delineare un quadro indiziario allarmante. Gli indagati avrebbero agito sia singolarmente che in collaborazione tra loro, sfruttando una rete che andava ben oltre la semplice vendita al dettaglio, coinvolgendo professionisti che non destavano alcun sospetto nella comunità avellinese.
L’inchiesta, ancora in corso, ha permesso di smantellare una struttura organizzata e radicata, evidenziando come il fenomeno dello spaccio possa infiltrarsi nelle pieghe del tessuto sociale, coinvolgendo persone apparentemente insospettabili.
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