L’Abruzzo non è fatto per una toccata e fuga. Bisognerebbe dirlo ai “grandi” della terra che sono atterrati a Pescara giusto il tempo per discutere di Sviluppo al G7 dello scorso 24 ottobre ed essere immortalati mentre si stringono la mano. Perché in Abruzzo il tempo sembra fermarsi a guardare i venti che da millenni levigano le cime alte, imponenti, del Gran Sasso, a una mezz’ora di macchina da quel mare che continua a modellare le spiagge della riviera adriatica.
Eppure, da questo piccolo angolo di mondo cui il destino ha voluto dare tutta la bellezza e la grandezza della natura, i giovani fuggono in cerca di futuro e i vecchi invecchiano sempre più soli nei piccoli paesi dell’entroterra spopolati.
Il quadro è nero, nerissimo, ci spiega Carmine Ranieri, segretario generale della Cgil Abruzzo Molise. Ricorda, lui che è ancora giovane, la sua infanzia, i paesi ancora pieni di bambini, un piccolo mondo così diverso da quello fotografato nell’ultimo bilancio sociale Inps relativo al 2023. Che restituisce di questa terra un’immagine malinconica: la crisi che si mangia tutto e adesso inizia a mordere forte pure quei settori manifatturieri, a cominciare dall’automotive, nei quali un tempo le persone trovavano lavori stabili e costruivano il proprio domani.
Ce lo ha detto Valentina, tuta blu della componentistica, cui l’azienda ha appena comunicato il ricorso alla cassa integrazione: “I soldi non bastavano prima, adesso, con la cassa, sarà durissima pagare il mutuo”.
In Abruzzo e in Molise il lavoro è scivolato lentamente, ma inesorabilmente, nel precariato. Tante donne che lo trovano devono accontentarsi di un part time involontario. E le giovani che hanno ancora il coraggio di fare figli, li fanno rinunciando a lavorare. Ce lo racconta Giulia, giovane mamma di un bimbo piccolo e di un altro in arrivo. “Se non avessi avuto mio marito con un posto fisso e dei nonni che ci possono dare una mano economicamente, non avrei potuto farlo”.
Già, perché in Abruzzo sono tanti quelli che guadagnano meno di mille euro al mese. I paesi si spopolano. Una quota sempre più alta di cittadini rinuncia alle cure. E i giovani vanno altrove. Contro tutto questo e il sistema globale che lo ha lentamente determinato, la società civile, con la Cgil in testa, ha manifestato a Pescara per catturare l’attenzione dei sette grandi, protestare contro questo eterno presente senza prospettive. Nonostante tutto, l’Abruzzo resiste.
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