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Migranti, Cdm approva dl su 19 Paesi sicuri. Nordio: ‘Sentenza Ue non compresa da giudici’ #finsubito prestito immediato


Il provvedimento dovrebbe rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco. Piantedosi: “In nuova lista 19 Paesi sicuri”

Il Consiglio dei ministri, come si apprende da fonti di governo, ha approvato un decreto legge in materia di migranti. Il provvedimento dovrebbe rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, nella conferenza stampa a palazzo Chigi, ha detto che il provvedimento “nasce da una sentenza della Corte di giustizia europea molto complessa e articolata e anche scritta in francese, probabilmente non è stata ben compresa o ben letta” dai giudici. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha poi spiegato che con il decreto di oggi diventa “fonte primaria l’indicazione dell’elenco di 19 Paesi sicuri sugli originali 22: abbiamo tenuto conto dell’integrità territoriale ed escluso Camerun, Colombia e Nigeria” (LA LISTA).

L’Esecutivo ha giocato dunque la carta del potenziamento della norma italiana nel suo braccio di ferro con i giudici che invece – nelle loro ordinanze sull’esclusione del trattenimento dei migranti nel centro italiano in Albania – finora hanno fatto prevalere le ragioni del diritto comunitario. Con il nuovo decreto, la lista aggiornata dei Paesi sicuri stilata dal ministero degli Esteri avrebbe quindi il valore di una legge, ovvero di un obbligo a  cui attenersi e che rafforzerebbe la posizione del governo anche in sede di ricorso. (LO SPECIALE DI SKY TG24 SUI MIGRANTI).

Il caso dei migranti nel Cpr in Albania

Inoltre la norma rispetterebbe adesso sia il principio ‘oggettivo’, cioè l’ambito delle eccezioni relative alle aree geografiche del singolo Stato, sia quello ‘soggettivo’, cioè quello riferito a determinate categorie di singoli individui. È proprio quest’ultimo punto ad essere stato uno degli elementi determinanti nelle decisioni dei giudici del tribunale di Roma, i quali hanno ritenuto di non convalidare il trattenimento dei dodici migranti nel Cpr in Albania. Facendo prevalere il pronunciamento della Corte di giustizia europea dello scorso 4 ottobre, i magistrati hanno sottolineato che secondo quest’ultima sentenza “la designazione di un Paese di origine come sicuro dipende (…) dalla possibilità di dimostrare che, in modo generale e uniforme, non si ricorre mai alla persecuzione (…), tortura o pene o trattamenti inumani o degradanti e che non vi sia alcuna minaccia dovuta alla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato internazionale o interno”.

Il diritto europeo e quello italiano

Confrontando questa sentenza della Corte europea al caso specifico dei migranti trattenuti nel centro italiano di permanenza per il rimpatrio in Albania, il giudice Luciana Sangiovanni nella sua ordinanza (riferita a un cittadino egiziano) ha scritto che “il Paese di origine del trattenuto, nelle conclusioni della scheda-Paese dell’istruttoria del ministero degli Esteri (…) è definito Paese di origine sicuro ma con eccezioni per alcune categorie di persone: oppositori politici, dissidenti, difensori dei diritti umani o coloro che possano ricadere nei motivi di persecuzione”. Ed è questo il motivo per cui, “in ragione dei principi affermati dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, il Paese di origine del trattenuto non può essere riconosciuto come Paese sicuro”. Decidendo di affidare la lista dei Paesi sicuri ad una norma primaria, e non più secondaria come è invece il decreto del ministro degli Esteri con cui finora è annualmente aggiornato l’elenco, il governo cerca di blindare la sua posizione di fronte alle norme del diritto europeo che fino ad ora hanno prevalso pesando sulle decisioni dei giudici.

Nordio: “Sentenza Corte europea non compresa dai giudici”

Dopo il Consiglio dei Ministri, il titolare del dicastero della Giustizia Carlo Nordio ha detto che il provvedimento del governo “nasce da una sentenza della Corte di giustizia europea molto complessa e articolata e anche scritta in francese, probabilmente non è stata ben compresa o ben letta” dai giudici. Per il ministro, “i soggetti sono di cittadinanza incerta e la loro provenienza è dichiarata da loro stessi, non hanno documenti e non c’è nessuna prova che arrivino da determinati Paesi, il che significa devolvere all’arbitrio di queste persone la definizione dei parametri di sicurezza o meno dai quali dicono di arrivare”.

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Nordio: “I giudici non potranno disapplicare la nuova legge”

“Nel momento in cui l’elenco dei Paesi sicuri è inserito in una legge, il giudice non può disapplicarla. Tenderei ad escludere che possa disapplicarla. A maggior ragione questa sentenza della Corte di giustizia europea non è una direttiva e non è vincolante in via generale astratta, ma mette dei paletti rigorosi in relazione ad un caso estremamente bizzarro e sul quale ha posto quei requisiti al fine dell’eventuale estensione del concetto di Stato non sicuro, che però deve essere motivato”, ha aggiunto il ministro della Giustizia Carlo Nordio.




approfondimento

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Piantedosi: “In nuova lista 19 Paesi sicuri”

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha poi spiegato che con il decreto di oggi diventa “fonte primaria l’indicazione dell’elenco di 19 Paesi sicuri sugli originali 22: abbiamo tenuto conto dell’integrità territoriale ed escluso Camerun, Colombia e Nigeria”. La lista dei Paesi sicuri “diventa norma primaria e consente ai giudici di avere un parametro rispetto ad una ondivaga interpretazione. Abbiamo avuto diverse centinaia di casi precedenti di decisioni che non condividiamo e abbiamo legittimamente impugnato. Adesso è norma di legge e offriamo una valutazione fatta per legge”. 

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Piantedosi: “Decreto per evitare elusione espulsioni”

La normativa approvata oggi serve a “dirimere un’annosa questione: serve a cercare un’accelerazione della procedura, per fare in modo che il ricorso alla richiesta di protezione non sia per la gran parte strumentalizzato per eludere il sistema delle espulsioni. Cioè rimango per anni bloccando la possibilità di essere valutato in tempi ragionevoli e destinato all’espulsione”, ha aggiunto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il ministro ha anche detto che ha dei costi il sistema messo in piedi per portare i migranti in Albania, “ma quanto ci costa distribuire i migranti tutti i giorni da Lampedusa a Pozzallo o Porto Empedocle? E quanto ci costa il sistema di accoglienza? Il Viminale spende ogni anno 1,7 miliardi di euro per dare assistenza a persone che per il 60-70% dei casi sono destinate a vedersi bocciata la domanda di asilo”.

Elenco dei Paese sicuri verrà rivisto periodicamente

L’elenco dei Paesi sicuri, “recependo le indicazioni della recente sentenza della Corte di giustizia Ue”, è stato rivisto oggi col decreto approvato dal Consiglio dei ministri e verrà aggiornato periodicamente, sempre mediante atto avente forza di legge. In particolare, sono stati rimossi i Paesi rispetto ai quali erano previste “eccezioni di carattere territoriale” (Camerun, Colombia e Nigeria). Il nuovo elenco è ora contenuto in un provvedimento con forza e valore di legge, si spiega, “per evitare possibili disapplicazioni fondate su interpretazioni della ‘Direttiva accoglienza” (la quale, tra l’altro, non appare ‘dettagliata e incondizionata’, rimettendo il suo recepimento ai singoli Stati membri)”.




leggi anche

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Approvato anche il Codice unico degli Incentivi

Nel corso della stessa riunione il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha approvato anche lo schema di decreto legislativo sul Codice degli Incentivi che ha delegato al Governo la revisione del sistema delle agevolazioni alle imprese. La riforma è volta a “riordinare l’offerta degli incentivi statali”, rafforzando il coordinamento tra amministrazioni centrali ed enti locali e a risolvere la complessità e l’inadeguatezza delle attuali procedure e della relativa strumentazione tecnica, ha spiegato il Ministero. Con l’adozione, per la prima volta nell’ordinamento, di un “Codice degli incentivi”, viene “avviato un progetto di grande impatto”, che supera la frammentazione registrata in materia per realizzare un sistema di regole compiuto e organico, che anche la Commissione europea ha sostenuto, inserendo la riforma nell’ambito della revisione del PNRR e del recepimento del capitolo dedicato a Repower Eu, individuandola come una possibile best practice a livello europeo, ha aggiunto ancora il ministero.

Arriva anche norma per beni mafia a studentati 

E il Consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo decreto sul Pnrr, che contiene anche una norma che semplifica le procedure per poter destinare i beni sequestrati alla criminalità organizzata alla realizzazione di alloggi per studenti universitari.



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