Gli atenei hanno riaperto. Le attività universitarie sono ripartite a pieno regime e con esse anche il dibattito sulla diminuzione del potere di acquisto delle famiglie e la mancanza degli alloggi per studenti fuori sede a prezzi abbordabili. Le università italiane stanno diventando sempre più appetibili a livello nazionale e globale, basti pensare che ben 10 università sono rientrate quest’anno nella classifica delle top università globali, il Qs World University Ranking 2025, attirando così un gran numero di studenti dall’estero e un numero ancora più significativo di studenti nazionali: nell’anno accademico 2022/23 risultavano 391.000 studenti residenti in una regione diversa da quella in cui frequentano l’università, secondo la mappa dei “flussi migratori” di Skuola.net. La spesa però, si sa, non è per tutti, perché prevede dei costi significativi sino ad almeno 19mila euro a studente all’anno, e, se non si è tra i fortunati titolari di una borsa di studio, l’unico modo per mantenersi è ricorrere a prestiti da genitori, parenti o istituti di credito.
Kruk Italia, che da anni si occupa di tutta la filiera del credito, ha voluto indagare quanto le famiglie percepiscono lo studiare in un’università importante fuori sede come un’opportunità, come quantificano questa spesa e quanto prevedono di risparmiare.
“Abbiamo voluto condurre questa indagine sul tema degli studenti fuori sede perché operando su diversi mercati ci siamo accorti che in Italia la cultura del ‘risparmiare per il college dei figli’, è una pratica non così comune come in altri paesi”, spiega Giusy Minutoli, Regional Manager di Kruk Italia. Infatti, se in paesi come gli Stati Uniti, le famiglie sono disposte a pagare anche 200mila dollari per mantenere un proprio figlio al college e 1 famiglia su 3 intende coprire tutte le spese senza far partecipare il figlio, questa ‘cultura’ di risparmiare per gli studi universitari, soprattutto fuori sede, non sembra essere ancora aver attecchito in Italia. Almeno stando ai dati emersi dall’indagine Kruk: se il 95% del campione è consapevole dell’opportunità di studiare in un’altra città per il figlio solo l’11% ha cominciato a risparmiare per questo investimento di cui l’8% ha iniziato sin dalla prima infanzia e il 3% sin dall’adolescenza. Eppure la voglia di risparmiare per questa opportunità c’è – il 60% del campione farebbe delle rinunce per permettere al figlio di studiare fuori sede perché lo ritiene un investimento necessario per assicurargli un buon futuro.
In media (spese universitarie escluse) il campione pensa di spendere al mese tra i 700 e i 1000€ (42%), tra i 1000-1.500€ (34%) e oltre ai 1.500€ (24%). La top 3 delle spese reputate più significative per far studiare il/la figli* in un’altra città che non sia la propria sono l’affitto di un alloggio, la retta universitaria e la spesa e i pasti.
Sempre secondo la mappa dei “flussi migratori” di Skuola.net è la Puglia la regione che fornisce più fuori sede, dal punto di vista dei numeri assoluti. Nel 2022/23 è stata la regione che ha salutato più studenti: oltre 41mila partenze, il 35% dei quasi 118 mila pugliesi che risultavano immatricolati secondo gli open data del Miur. Considerando l’ingente spesa per il sostentamento di uno studente fuori sede, il dato preoccupa particolarmente l’esperto. La Puglia è, infatti, al quinto posto per il numero di persone con debito gestito da Kruk Italia (5%), preceduta da Campania (11%), Sicilia (10,59%), Lazio (8,49%) e Lombardia (8%).
“Questi dati”, prosegue Minutoli –“ci mostrano che il campione si rende conto dell’opportunità di far studiare i figli fuori sede come investimento per il loro futuro e la consapevolezza dei costi e della necessità di risparmiare, ma ancora questa pratica non corrisponde poi ai fatti”, infatti le famiglie hanno risposto che, per risparmiare e far studiare i figli in una città che non sia la loro, sono disposte a spese che in realtà incidono poco nei risparmi, come cene ed eventi mondani (63%) o allo shopping in generale (55%), mentre rinunce a spese più significative come l’acquisto di una seconda casa o la ristrutturazione dell’abitazione sono scelte rispettivamente dal 50% e solo l’11% del campione.
Kruk Italia invita tutti coloro che vedono lo studiare fuori sede come un’opportunità e un investimento importante per i propri figli, ad accantonare mensilmente dei risparmi per questa voce significativa, e suggerisce di responsabilizzare il futuro studente nel partecipare alla costruzione del proprio futuro accantonando anch’essi dei soldi proprio per questa spesa, magari contribuendo con un lavoretto estivo per partecipare ai costi.
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