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Se l’automotive sta crollando è tutta colpa delle scelte Ue che, al momento, non sembra voler fare niente per tentare, quantomeno, di salvare il salvabile. Arriva il durissimo atto d’accusa del capodelegazione leghista al Parlamento europeo Paolo Borchia che, intervenuto proprio in aula durante la sessione plenaria, ha attaccato le politiche portate avanti da von der Leyen: “Stabilimenti chiusi, crollo della produzione di auto, persone che perdono il lavoro, invasione di veicoli elettrici cinesi in Europa. Non serviva la sfera di cristallo: si sapeva benissimo che si andava a sbattere. Anni fa la Lega aveva previsto questi rischi, ora il pericolo è diventato realtà”.
Il tema, secondo Borchia, non è solo economico. A rischio, infatti, c’è la tenuta sociale del vecchio continente: “Non stiamo parlando solo di economia, ma della vita delle persone: è impossibile non arrabbiarsi – tuona il capodelegazione leghista -. L’Europa è in rianimazione, c’era una filiera di piccole e medie imprese, messa in ginocchio da una transizione che si pone obiettivi lunari in un’Europa priva di energia e soldi. Mentre Cina e Stati Uniti cercavano la competitività, a Bruxelles si pensava solo a tagliare le emissioni, con una Ue e una maggioranza del Parlamento totalmente complice e compiacente”. Ma non è tutto, gli errori, come sempre, stanno a monte: “Gli obiettivi sull’automotive sono stati fissati in un momento storico dove l’industria Ue era leader del settore. Oggi quel contesto non esiste più. Distrutto, annientato”. E le cronache di queste settimane lo raccontano fin troppo doviziosamente. Per Borchia: “L’unica risposta che sono riusciti a dare ai loro errori è stata un cordone sanitario, cercando di silenziare chi stava indicando la via, chi voleva che l’Europa evitasse di schiantarsi. Obiettivo fallito miseramente, perché chi lavora ha capito chi li stava difendendo. Stanno alimentando l’antieuropeismo con le loro scelte antieuropeiste, contro l’industria, la filiera, i lavoratori e gli automobilisti di tutto il continente. O sono in malafede o sono totalmente inadeguati a far uscire dalla crisi il settore automotive europeo. Se non ci ascoltano, questo è il futuro”.
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