Pensioni, c’è la beffa. E non parliamo del ritocchino di pochi euro delle minime, una delle misure più discusse dell’ultima manovra economica. Nel 2025 ci sarà una rivalutazione degli assegni inferiore alle attese. Secondo i dati Istat sulla base dell’andamento dell’inflazione, l’aumento previsto sarà infatti dell’1,6%, decisamente più basso di quello utilizzato nel 2024, quando i dati tra il 2022 e il 2023 avevano portato la rivalutazione fino al 5,4%.
Perché accade questo? Nel corso di quest’anno l’inflazione ha decisamente rallentato: in Italia ha raggiunto il livello più basso all’interno della zona euro. È ovviamente una buona notizia per chi fa acquisti, perché significa che i prezzi sono saliti molto meno che negli anni scorsi. Di contro, però, significa anche che i pensionati vedranno un aumento ben più ridotto nel cedolino mensile. Ma andiamo con ordine, facendo chiarezza sul meccanismo che adegua gli importi degli assegni e, infine, con alcuni esempi concreti.
Come (e di quanto) aumentano gli assegni con la rivalutazione
La rivalutazione Inps delle pensioni nel 2025 potrebbe portare un aumento degli assegni pari a circa l’1,6%, dunque. Si tratta di una percentuale che, osservando i dati Istat al momento, potrebbe spettare ai pensionati per mantenere la propria mensilità al passo con l’aumento dei prezzi. Mancano ancora circa due mesi alla fine dell’anno, e queste stime per il momento sono solo indicative. In ogni caso una cosa è certa: l’anno prossimo la rivalutazione porterà un aumento molto più contenuto rispetto al 2023 e al 2024.
Come funziona la rivalutazione delle pensioni
Ma cos’è la rivalutazione delle pensioni? Si tratta di un meccanismo previsto dalla legge italiana che ha l’obiettivo di adeguare gli importi degli assegni all’inflazione. La quota viene aggiornata ogni anno per far sì che l’aumento del costo della vita non penalizzi i pensionati e il loro potere d’acquisto. In questo contesto i dati di riferimento sono quelli degli indici Istat, che monitorano l’andamento dei prezzi e dell’inflazione. Non tutte le pensioni vengono rivalutate allo stesso modo: soprattutto gli importi più elevati subiscono una rivalutazione inferiore rispetto a quelli più bassi. Si parla infatti a questo proposito di “indicizzazione differenziata”, un meccanismo introdotto negli ultimi anni per garantire maggiore equità e salvaguardare chi riceve gli assegni più bassi, che si vedrà rivalutare completamente l’assegno, mentre le altre saranno rivalutate solo in modo parziale.
Questo meccanismo ha portato a un aumento fino al 5,4% nel 2024 per le pensioni più basse. La rivalutazione è stata al 100% per le pensioni fino a 4 volte il minimo Inps (circa 2100 euro lordi al mese); al 90% per quelle tra 4 e 5 volte il minimo Inps (2100-2600 euro); al 75% per quelle tra 5 e 6 volte il minimo Inps (2600-3100 euro) e, infine, ridotta al 50% per quelle che vanno oltre 6 volte il minimo Inps (oltre 3100 euro).
Gli aumenti nel 2025, con gli esempi concreti e le cifre
Nel 2025 cambia la percentuale di rivalutazione, ma non cambia lo schema di indicizzazione differenziata già visto negli ultimi anni. Quindi, per le pensioni fino a 4 volte il minimo Inps (fino a circa 2.100 euro lordi) ci sarà una rivalutazione completa dell’1,6%. Per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo Inps (tra 2.100 e 2.600 euro) l’aumento sarà pari al 90% dell’1,6%, cioè circa l’1,44% dell’assegno. Per le pensioni tra 5 e 6 volte il minimo Inps (tra 2.600 e 3.100 euro), l’aumento sarà ridotto al 75% dell’1,6%, quindi pari all’1,2% dell’importo della pensione. Per le pensioni superiori a 6 volte il minimo Inps (oltre 3.100 euro), l’aumento sarà del 50% dell’1,6%, cioè lo 0,8% della cifra.
Facciamo alcuni esempi pratici, con le cifre nel dettaglio.
- Pensioni fino a 4 volte il minimo Inps (fino a circa 2.100 euro lordi al mese): verrà applicata una rivalutazione completa dell’1,6%. Esempio: una pensione di 1.500 euro lordi al mese riceverà un aumento pari a: 1.500 euro × 1,6% = 24 euro. Quindi, l’importo mensile sarà: 1.500 euro + 24 euro = 1.524 euro;
- Pensioni tra 4 e 5 volte il minimo Inps (tra 2.100 e 2.600 euro): l’incremento sarà pari al 90% dell’1,6%, ovvero circa l’1,44% del totale dell’assegno. Esempio: una pensione di 2.300 euro lordi al mese riceverà un aumento pari a: 2.300 euro × 1,44% = 33,12 euro. Quindi, l’importo mensile sarà: 2.300 euro + 33,12 euro = 2.333,12 euro;
- Pensioni tra 5 e 6 volte il minimo Inps (tra 2.600 e 3.100 euro): la rivalutazione sarà del 75% dell’1,6%, quindi un aumento di circa l’1,2 sull’importo della pensione. Esempio: una pensione di 2.800 euro lordi al mese riceverà un aumento pari a: 2.800 euro × 1,2% = 33,60 euro. Quindi, l’importo mensile sarà: 2.800 euro + 33,60 euro = 2.833,60 euro;
- Pensioni superiori a 6 volte il minimo Inps (oltre 3.100 euro): l’incremento sarà del 50% dell’1,6%, vale a dire circa lo 0,8% dell’assegno. Esempio: una pensione di 4.000 euro lordi al mese riceverà un aumento pari a: 4.000 euro × 0,8% = 32 euro. Quindi, l’importo mensile sarà: 4.000 euro + 32 euro = 4.032 euro.
Fonte: Today.it
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui