diAntonella Mollica
Nove mesi dopo il crollo e la morte di 5 operai nel cantiere Esselunga di via Mariti non ci sono avvisi di garanzia. Quello che è emerso fino ad oggi è che la tragedia sia stata provocata in primis da un errore nella progettazione
Sono passati quasi nove mesi dalla strage di operai nel cantiere Esselunga di via Mariti e l’inchiesta della Procura resta sottotraccia. Era la mattina del 16 febbraio quando il crollo di una trave lunga venti metri e pesante 15 tonnellate provocò la morte di cinque operai, l’italiano Luigi Coclite, 60 anni, e quattro magrebini, Mohamed El Farhane, 24 anni, Taoufik Haidar, 43, Bouzekri Rahimi, 56, Mohamed Toukabri, 54 che stavano realizzando un pavimento due piani sotto al punto in cui ha ceduto il pezzo prefabbricato.
A oggi non ci sono avvisi di garanzia e il maxi cantiere è ancora sotto sequestro, con buona pace dei residenti del quartiere che, nell’attesa che l’indagine faccia il suo corso, vivono con l’incubo che quel pezzo di città transennato diventi un «buco nero» dimenticato da tutti, con l’inevitabile corollario di degrado e incuria.
L’ingegnere consulente della Procura, il professor Stefano Podestà dell’Università di Genova, ha fatto una prima analisi del crollo ma ha chiesto una proroga per svolgere ulteriori approfondimenti. Gli accertamenti tecnici sono stati svolti anche sul materiale utilizzato per la realizzazione della trave e della mensola.
Quello che è emerso fino ad oggi è che la tragedia sia stata provocata in primis da un errore nella progettazione.
In particolare la mensola su cui poggiava la trave crollata sarebbe stata sottodimensionata. Non avrebbe quindi retto al peso e sarebbe così crollata trascinando con sè la vita dei cinque operai che stavano lavorando.
A chi vada attribuita la responsabilità di questo errore è quello che stanno cercando di fare i due titolari del fascicolo, i pm Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone, che hanno ipotizzato i reati di omicidio colposo plurimo e crollo colposo.
Durante questi mesi hanno ascoltato decine e decine di persone per scremare responsabilità e ruoli, evitando gli avvisi di garanzia di massa come spesso accade in questi casi. Tra le persone ascoltate in Procura c’è anche il direttore tecnico del settore costruzioni dell’Esselunga che si occupa del controllo dei lavori dei nuovi fabbricati e del rispetto della sicurezza sul lavoro. Agli inquirenti l’ingegnere ha spiegato come funzionano i rapporti nel momento in cui l’azienda madre affida i lavori a una società di costruzione e come vengono eseguiti tutti i controlli. In Procura è stato convocato anche il titolare della ditta Rdb Italprefabbricati, l’azienda abruzzese che ha fornito la trave poi crollata.
Sotto esame è poi finita tutta la galassia di appalti e subappalti, visto che erano circa 60 le ditte impegnate nella realizzazione del centro commerciale che dovrebbe sorgere nell’ex Panificio militare.
Agli atti dell’inchiesta è finita poi tutta la corrispondenza tra la società che ha affidato i lavori e le varie ditte che erano impegnate nel cantiere. Si cerca di capire se qualcuno avesse notato qualcosa che non andava e se l’avesse segnalato.
Il consulente della Procura ha effettuato diversi sopralluoghi nel cantiere a partire già dai giorni successivi alla tragedia. A quanto pare non si è limitato a esaminare la struttura crollata ma anche gli altri lavori in corso nel cantiere. L’obiettivo è quello di capire se ci sia stato un errore di progettazione anche altrove. Se la relazione tecnica dovesse accertare altre irregolarità allora la situazione si complicherebbe.
Il rischio è che il cantiere non possa essere semplicemente dissequestrato perché bisognerebbe prima metterlo in sicurezza. E i tempi, dunque, si allungherebbero. E anche in caso di dissequestro il rischio concreto è che si debba demolire tutto quello già fatto e ripartire da zero. Ad oggi comunque nessuno ha chiesto il dissequestro dell’area. Chi è titolato a farlo, ovvero la proprietà, probabilmente sta aspettando di capire come si muove la Procura.
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