Difficoltà nella vendita dell’immobile per la crisi del mercato e alcuni abusi non sanati. Dopo il delitto vi abitarono un calciatore della Lazio e l’ad di Unicredit Andrea Orcel
Le case dei delitti: che fine hanno fatto e chi risiede, oggi, nelle abitazioni che hanno fatto da sfondo ai più cruenti crimini romani? La novità più recente riguarda la villa dell’Olgiata dove fu uccisa la contessa Alberica Filo della Torre, battuta a un’asta giudiziaria il 24 ottobre: nessuna offerta, procedura deserta, il complesso con piscina immerso nel lussuoso comprensorio verde alle porte della Capitale tornerà sul mercato presto e con un prezzo ribassato.
C’entra la sua storia, il fatto che l’abitazione abbia ospitato un efferato delitto sulle prime pagine dei giornali italiani per mesi, in questo epilogo infruttoso? I mediatori finanziari che seguono la pratica gestita dal tribunale sostengono di no: si tratterebbe, più semplicemente, di una casa ormai difficilmente vendibile per varie ragioni, soprattutto edilizie.
Eredita dal passato una serie di abusi strutturali, risalenti agli anni Ottanta e mai condonati. «Considerato che le banche non possono erogare mutui a causa di queste difformità, chi si propone come acquirente deve avere disponibilità finanziarie immediate – spiega Farzan Khoshnoudi, uno degli intermediari che ha seguito la pratica -. E comunque, una volta acquistata, senza nuove sanatorie resta di difficile commercializzazione».
La villa nel degrado
La villa è imponente (qui tutte le foto), 886 metri quadrati su tre piani e piscina, ma versa in uno stato di forte degrado. E, appunto, ci sono questi problemi strutturali. L’asta si è tenuta il 24 ottobre, prezzo 1 milione 430 mila euro, ma si è conclusa con un nulla di fatto. Si andrà perciò al ribasso, un ulteriore 25% e dunque la casa sarà battuta per circa 1 milione.
Uno dei delitti più discussi e analizzati nella storia della cronaca nera del Paese, avvenuto il 10 luglio del 1991 e risolto venti anni dopo con l’arresto del maggiordomo, Manuel Winston, uscito di carcere per buona condotta. Il marito della contessa, Pietro Mattei, una vita a combattere per indagini più mirate e calzanti, è morto. Il patrimonio è così passato nelle mani dei due figli, Domitilla che è stilista e Manfredi, manager nel settore immobilitare.
Il figlio Manfredi: «L’aveva disegnata mia madre»
Proprio Manfredi Mattei non si sorprende troppo, di come si è conclusa questa prima asta: «C’è sicuramente un legame affettivo – dice Mattei – mi piange il cuore a sapere quelle proprietà all’asta: la casa era stata disegnata da mia madre, che l’aveva immaginata in ogni angolo, e poi mio padre l’aveva tirata su, andava a controllare il cantiere alle 7 del mattino e poi vi faceva ritorno dopo il lavoro, voleva che tutto fosse proprio come desiderato da mia madre».
La proprietà non è più loro: «Abbiamo ceduto le società che avevano le ville – precisa Mattei – alcune hanno irregolarità importanti, tenerle non era più sostenibile economicamente: finché come affittuari c’erano le ambasciate la gestione era più semplice, poi però si sono accumulati alcuni debiti, ci sono arretrati manutentivi e anche l’Olgiata come zona è diventata meno attrattiva».
La casa, anni dopo il delitto, è rimasta abitata. Anche nomi noti. Ci hanno vissuto come affittuari, tra gli altri, il calciatore della Lazio Luis Alberto e l’attuale amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel. La villa è stata anche showroom per la casa di moda Trussardi. Ora, tornerà su piazza.
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