TREVISO – La moneta elettronica è sdoganata anche nel terziario trevigiano: l’80% degli incassi, in negozi, pubblici esercizi, attività di servizi, viene effettuato attraverso forme digitali. Il periodico rapporto dell’Osservatorio congiunturale sul settore, promosso dall’Unione provinciale di Confcommercio e da Banca Prealpi SanBiagio conferma come il pagamento in contanti sia ormai minoritario: solo nel 16,2% delle imprese viene ancora utilizzato molto o abbastanza. Ancor più in declino gli assegni (5,4%), mentre emergono nuove forme, come i bonifici istantanei (al 6,1%). «Come sempre, è la domanda a generare l’offerta – rimarca Dania Sartorato, presidente della Confcommercio provinciale – I clienti chiedono di pagare non più soltanto con i classici bancomat o carta di credito, ma anche avvicinando il telefonino o lo smartwatch al dispositivo, magari direttamente al tavolo senza dover andare in cassa, o, dove si instaura un rapporto di fiducia, persino fare un’unica transazione da conto corrente a fine mese, e si vanno affermando anche circuiti di pagamento extrabancari : le imprese, più o meno velocemente, si stanno adattando per soddisfare questa richiesta».
Accesso al credito
Lo studio, curato da Format Research, oltre alle principali tendenze del comparto nel terzo trimestre 2024, dedica un focus proprio a strumenti di saldo, credito e investimenti. Tra giugno e settembre aumenta la percentuale delle imprese che ha chiesto un prestito (da 51% a 56%) e di quelle che hanno visto accolta la propria richiesta (56%). Nel complesso, il 57,4% delle ditte del terziario della Marca ha attualmente in essere un finanziamento: tre su quattro non hanno avuto difficoltà a ottenerlo. Tra quanti hanno attivato una linea di credito, il 29% ha fatto ricorso ad agevolazioni pubbliche e il 17% si è rivolto a un consorzio fidi (chi l’ha fatto elogia tempi più rapidi e costi inferiori per l’ottenimento, in qualche caso pure la possibilità di un importo maggiore). «L’allentamento delle politiche monetarie – spiega Francesco Piccin, capoarea di Banca Prealpi SanBiagio – abbassando i costi per finanziarsi, ha favorito la ripresa della domanda di credito, di cui si scorgono i primi segnali, e il numero di coloro che vedono accolta la propria richiesta che, nel 40% dei casi, era finalizzata a nuovi investimenti. Le banche del territorio stanno facendo la propria parte nel sostenere il tessuto economico locale». Negli ultimi due anni, il 68% delle realtà del settore ha attuato almeno un investimento. In particolare, una su quattro ha investito in sostenibilità e una su due nel digitale. Quale sia stata la finalità, agli investimenti è destinato il 26,1% del fatturato, ma un quinto delle imprese dichiara di voler aumentare le risorse nel 2025, indice di convinzione nelle potenzialità di sviluppo della propria attività. «Il biennio post pandemia, pur con il rialzo delle materie prime, l’evidente calo demografico e il contesto globale influenzato dai conflitti bellici – sintetizza Sartorato – ci restituisce un terziario capace di guardare al futuro».
All’orizzonte
In occasione della Giornata mondiale del risparmio, i temi sono stati approfonditi anche nel convegno “Verso quale terziario?”, promosso dall’associazione di categoria e dalla bcc, ieri pomeriggio in Camera di Commercio. «La terziarizzazione tradizionale, a basso valore aggiunto, ha raggiunto la saturazione – analizza Alessandro Minello, professore a Ca’ Foscari, tra i relatori, insieme al presidente dell’ente camerale Mario Pozza e altri esperti – mentre il terziario in crescita è quello ad alto valore aggiunto. Finita l’era della resilienza, siamo in un’isola che non c’è, dove saranno proprio gli opposti a generare sviluppo e cambiamento. Opposti come la vendita nel negozio fisico e nell’e-commercio, come le generazioni zeta e i boomers, come grande e piccola distribuzione: ecco perché è necessario inventare nuovi modelli di business».
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