diAlfio Sciacca, inviato a Piacenza
Le accuse contenute nel decreto di fermo dell’ex fidanzato accusato di omicidio: «L’ha spinta oltre la ringhiera. Il giovane è uscito di casa portandosi dietro un cacciavite di 15,5 centimetri»
È rimasta disperatamente aggrappata alla ringhiera, mentre lui la colpiva con violenza sulle mani per farla cadere giù. Fino a quando non l’ha sopraffatta e lei è precipitata per circa nove metri, fino ad un terrazzino interno al palazzo.
Sembra di vederlo quello scricciolo di donna che era Aurora mentre tenta di restare aggrappata alla vita. Come l’ha vista il testimone oculare che, presentandosi dai carabinieri, ha dato una svolta alle indagini con il fermo dell’ex fidanzato 15enne. E non è l’unico testimone. Ce ne sono altri. Del resto il terrazzino dove si è consumata la tragedia, all’angolo tra via IV novembre e via Fulgosio, è visibile da più punti: dai palazzi di fronte, ma anche dalla strada. Nello stesso angolo, al pian terreno, c’è un bar che all’ora della tragedia, intorno alle 8.30, sarà stato affollato di avventori che facevano colazione. Aurora avrebbe urlato, chiedendo aiuto e attirando l’attenzione di più persone. Alcuni si sono già fatti avanti, altri ancora no.
La ringhiera alla quale si è aggrappata è alta circa un metro e venti. Lei era bassina e minuta. È stato fin troppo facile per il suo ex afferrarla di peso e scaraventarla giù. Probabilmente dopo una violenta lite. Nel decreto di fermo al 15enne viene chiaramente contestato di «averla volontariamente spinta oltre la ringhiera. E mentre la minore tentava di restare aggrappata lui la colpiva ripetutamente alle mani, con il preciso intento di farla cadere». Non solo. Viene accusato anche di «essere uscito di casa con un cacciavite della lunghezza di 15,5 centimetri». Perché portarselo dietro? Non è ancora chiaro se lo abbia usato durante la lite o mentre lei serrava le mani alla ringhiera, ma quell’arma bianca lascia spazio anche all’ipotesi della premeditazione.
Tutte circostanze che sono state valutate nell’udienza di convalida del fermo che si è svolta ieri mattina presso il carcere minorile del Pratello a Bologna. Oggi il giudice farà conoscere la sua decisione. All’udienza, oltre al legale del giovane, Ettore Maini, era presente anche la madre del 15enne, che è andata via a testa bassa senza rilasciare alcuna dichiarazione. In udienza il pm Simone Purgato ha chiesto la custodia cautelare in carcere, mentre per la difesa non sussistono le esigenze per la misura restrittiva. Ma il 15enne ha continuato a negare ogni responsabilità o c’è stato qualche segno di cedimento? «Ha risposto, perché si deve avvalere della facoltà di non rispondere?», si è limitato a replicare il legale.
Ulteriori riscontri su quel che è avvenuto venerdì e sui tentativi di difesa della 13enne potrebbero emergere dall’autopsia. «Quel che sta venendo fuori conferma che Aurora non aveva alcuna intenzione di suicidarsi, come ha sempre detto la mamma», dice il legale della famiglia, Lorenza Dordoni. Torna a parlare anche la sorella, Viktoria: «Anche se giustizia è stata fatta, purtroppo Aurora non la porterà mai indietro nessuno, ma vivrà sempre con tutti noi». E annuncia «una fiaccolata per tutte le vittime di femminicidio». Da oggi comincia, come incidente probatorio, l’analisi di telefonini e altri dispositivi sequestrati dopo la tragedia. È arrivato, intanto, il nulla osta per i funerali che si svolgeranno la settimana prossima.
(Ha collaborato Stefano Pancini)
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