“Sagliocchi l’ho incontrato con Pasquale Diana e quell’incontro fuori al suo distributore di benzina serviva per legittimare che Diana agisse in mio nome. Sagliocchi era a nostra disposizione, per noi faceva il cambio di assegni”.
Sono le dichiarazione rese da Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, nel processo sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi, in particolare del boss Michele Zagaria, nel parcheggio di via San Carlo a Caserta.
Sentito dinanzi alla prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Sergio Enea con a latere Giuseppe Zullo e Norma Cardullo, il pentito ha chiarito la natura dei rapporti dell’imprenditore liternese Patrizio Michele Sagliocchi e il clan, “quando lo incontrai fuori la pompa di benzina Sagliocchi sapeva chi ero io. L’incontro diretto con lui e Diana era un proforma perchè la sostanza era stata decisa prima. Lui semplicemente si metteva a disposizione” ha chiarito Schiavone jr evidenziando che l’imprenditore era capitato in una epoca fatta di “confusione e lotte all’interno del clan dove a Sagliocchi se lo mangiavano però questo non significava che non era amico nostro. Questo accadeva quando qualcuno pure se era roba nostra stava in una zona contesa come Villa Literno in quel periodo. Però noi a Sagliocchi gli abbiamo garantito la sopravvivenza pure se pagava così come altri che ci cambiavano gli assegni”.
Il collaboratore di giustizia ha poi chiarito come avveniva materialmente lo schema del cambio assegni, “gran parte degli assegni erano post datati a 30, 60, 90, 120 giorni ma ovviamente noi mica aspettavamo il termine, i soldi ci venivano dati subito dagli imprenditori. Alcuni per pagarci creavano delle società cartiere che emettevano fatture per operazioni inesistenti”.
Nel corso dell’udienza è stato escusso anche Vincenzo Caruso, che insieme al figlio esegui i lavori del parcheggio che ha sottolineato la conoscenza con Sagliocchi e con Carmine Nocera “molto prima dei lavori a Caserta” raccontando poi la vicenda della ditta di Raffaele Fontana. “Lo sbancamento lo fece la ditta di Raffaele Fontana di Casapesenna e per sceglierlo mi interfacciai con l’intera famiglia di Sagliocchi. In un secondo momento lo cacciai non lavorava bene e si lamentava pure Nocera sulla qualità dei lavori scadenti. Lo mandai via d’accordo con Sagliocchi e Nocera”, ha chiarito l’imprenditore edile. Si torna in aula nel mese di novembre per l’escussione di Giovanni Natale dirigente dell’utc di Caserta.
Sono finiti sotto processo Michele Patrizio Sagliocchi, il boss Michele Zagaria, l’attuale dirigente del Comune di Caserta Francesco Biondi, l’architetto Carmine Domenico Nocera, Gaetano Riccardi nipote di Sagliocchi, Fabio Fontana, Teresa Capaldo, accusati a vario titolo di associazione a delinquere con l’aggravante della agevolazione mafiosa, corruzione, autoriciclaggio, falso ideologico, trasferimento fraudolento di valori.
Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Giovanni Cantelli, Giuseppe Stellato, Enzo Di Vaio, Guido Diana, Michele Di Fraia, Paolo Di Furia, Emilio Martino, Alfonso Quarto, Alessandro Barbieri, Mauro Iodice, Stefano Montone, Giuseppe Ceceri. Il Comune di Caserta si è costituito parte civile rappresentato dall’avvocato Lidia Gallo.
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