Roma, 25 ottobre 2024 – Sono 45.000 i lavoratori della componentistica non metalmeccanica della filiera legata all’ automotive, Quelli dei settori gomma plastica, vetro tessile e chimica; 7 invece i miliardi di euro che rischiano di mancare all’economia italiana nei prossimi cinque anni, una cifra corrispondente a un calo di produzione del 10% di una filiera del valore di 55 miliardi che occupa complessivamente 170.000 persone. «Una filiera che qualcuno fa fatica a riconoscere – ha dichiarato stamani Daniela Piras, segretaria generale di Uiltec nel corso del suo intervento al comizio in Piazza Santi Apostoli a Roma -, una filiera che qualcuno definisce “indotto”, dimenticando che si identifica tra le principali fonti di occupazione del settore manifatturiero italiano».
INDOTTO SIGNIFICA OCCUPAZIONE
«Fatichiamo a comprendere quali siano gli indirizzi di politica industriale di questo paese – ha poi proseguito la dirigente sindacale -, quali siano le scelte e quali gli investimenti strategici, anche in campo energetico. Ma sia chiaro: l’incapacità della politica nel definire le linee di strategia industriale non può essere un alibi per aziende e multinazionali come Stellantis, che non aspettano altro per cogliere ogni occasione utile e delocalizzare la produzione in paesi dove la manodopera costa meno e non esistono diritti sindacali».
TRANSIZIONE E MUTAMENTI STRUTTURALI
«Questa transizione – ha quindi concluso la Piras – richiede cambiamenti strutturali nell’industria automobilistica, poiché per allestire le auto elettriche saranno necessari materiali diversi e in quantità di molto inferiore rispetto a oggi. In assenza di un piano nazionale di sostegno che favorisca la riconversione industriale, le aziende rischiano, come sta accadendo, di perdere quote di mercato e di avere forti ripercussioni sui livelli occupazionali. Spagna, Germania e Francia attraverso politiche industriali mirate investono massicciamente in ricerca e sviluppo producendo componenti innovativi, quelli necessari alla trasformazione delle filiere industriali. E il nostro Paese? In assenza di politiche adeguate stiamo rischiando di compromettere la capacità delle aziende di affrontare le sfide del futuro, di subirne le chiusure, perdendo così migliaia di posti di lavoro. L’industria è la spina dorsale della crescita economica nazionale e la manifattura è il cuore pulsante di questo sviluppo».
BEKO (EX WHIRLPOOL): IL MIMIT CONVOCA LE PARTI
Intanto, per un’altra azienda in crisi, la Beko (ex Whirlpool) è giunta la convocazione dal Ministero dell’Industria e del Made in Italy per un incontro presso la sede del dicastero il 7 novembre alle ore 17:30. Sono stati convocati i rappresentanti dell’azienda, i sindacati (Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Ugl), le Regioni dove insistono gli stabilimenti industriali del gruppo (quindi Marche, Lombardia, Toscana e Campania) e i sindaci dei Comuni di Siena e Comunanza (Ascoli Piceno).
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