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dall’IRPEF al taglio del cuneo fiscale, quali erano le “promesse” iniziali della Premier? #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Si va verso la Manovra 2025 a distanza di due anni dal primo discorso programmatico tenuto dalla Premier. Dall’IRPEF al taglio del cuneo fiscale: cosa è stato fatto e come in questi due anni?

Dall’IRPEF al taglio del cuneo fiscale e contributivo, la premier Giorgia Meloni nel discorso programmatico del 22 ottobre 2022 anticipava le direzioni del Governo appena insediato e delineava nuovi panorami per il Fisco.

La Manovra 2025 servirà anche a fare nuovi passi avanti nel percorso tracciato dall’attuale Esecutivo, ma cosa è stato fatto in questi due anni e come? Un bilancio, partendo proprio dalle parole pronunciate dalla presidente del Consiglio all’inizio del suo mandato.

Si va verso la Manovra 2025: quali erano le promesse iniziali della premier Meloni?

Il 25 ottobre 2022 Giorgia Meloni parlava di una “rivoluzione copernicana” che, con un nuovo assetto di regole più sintetico e più chiaro, avrebbe portato, tra gli altri benefici, anche a un nuovo patto fiscale basato su tre pilastri:

  • la riduzione della pressione fiscale, partendo da alcune priorità:
    • riforma dell’IRPEF e progressiva introduzione del quoziente familiare;
    • estensione della flat tax per le partite IVA dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato;
    • tassa piatta anche sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente;
  • “una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese (in particolare alle PMI) in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco”;
  • una serrata lotta all’evasione fiscale, partendo dagli evasori totali, dalle grandi imprese e dalle grandi frodi sull’IVA.

Nell’intersezione di Fisco e Lavoro, poi, Giorgia Meloni anticipava la volontà di intervenire sul taglio del cuneo fiscale e contributivo: una necessità, più che una scelta, dimostrata anche dal fatto che la necessità di ridurre il peso di imposte e contributi sul lavoro appariva in tutti i programmi della campagna elettorale che aveva preceduto le elezioni, a prescindere dalla posizione politica.

“L’obiettivo che ci diamo è intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori, per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi.”

Sempre sullo stesso terreno di incontro tra Fisco e Lavoro, si inseriva la formula: più assumi meno paghi per incentivare le attività ad assumere.

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Tregua fiscale e flat tax tra le prime novità adottate dal Governo Meloni

A conti fatti, riascoltando il discorso programmatico di due anni fa e considerando le misure più concrete anticipate alla Camera, sono state già spuntate diverse voci dall’elenco. Ma oltre a individuare cosa è stato fatto in questi due anni, ancora più interessante è analizzare come è stato fatto.

La prima struttura alla base del nuovo Fisco è stato costruita dal Governo nella Legge di Bilancio 2023, opera di debutto del nuovo Esecutivo, con l’introduzione di una tregua fiscale, un pacchetto di diversi strumenti offerti ai contribuenti per regolarizzare la propria posizione col Fisco beneficiando di diverse agevolazioni.

La partita, in questo caso, sembra essere chiusa tra rimandi, riscritture e proroghe ma per un bilancio finale, anche solo in termini di risorse, servirebbero dei dati di dettaglio sul flusso di entrate generato.

Nella stessa sede, la Manovra di due anni fa, è stata messa in campo anche la flat tax incrementale che rientra nel primo pilastro individuato dalla Premier e che però, nel nuovo panorama fiscale, è stata una meteora: introdotta in via sperimentale con la Manovra del 2023 non ha trovato conferme negli anni a venire.


La partita dell’IRPEF ancora aperta: altre novità in arrivo con la Manovra 2025

Più controversi e ancora in costruzione sono gli altri punti del capitolo della riduzione fiscale, a partire dall’IRPEF.

Nel frattempo a imporre la necessità di ripensare il Fisco è stata l’esigenza di rimettere mano al progetto di riforma fiscale, che la crisi del precedente Esecutivo aveva bloccato.

Uno dei primi decreti adottati nell’ambito della revisione del sistema tributario, lo scorso anno ad ottobre ha introdotto, il nuovo calcolo basato su tre aliquote e tre scaglioni, ma solo per un anno, ponendo fondamenta provvisorie.

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Non a caso un anno dopo il tema torna centrale nella Manovra 2025: le intenzioni sarebbero quelle di appiattire ancora la tassazione, ma le risorse, per ora, impongono una conferma strutturale delle tre aliquote.

Si tratta, però, di una posizione ancora provvisoria perché qualche intervento ulteriore potrebbe arrivare in caso di successo del concordato preventivo biennale, il patto che i contribuenti potranno stringere col Fisco per il pagamento delle imposte, e da nuovi fondi disponibili. Ed è qui che entra in causa un altro punto citato da Meloni: l’estensione della flat tax per le partite IVA dai 65.000 euro del 2022 a 100 mila euro di fatturato.

Attualmente la soglia è ferma a 85.000 euro, il limite fissato con la Legge di Bilancio 2023, e se il concordato preventivo sarà un successo, il Governo si troverà a un bivio: appiattire l’IRPEF o estendere la flat tax?

D’altronde Governare vuol dire fare delle scelte, intraprendere una direzione piuttosto che un’altra.

Si lavora ancora anche sul taglio del cuneo fiscale e contributivo

Ed è quello che è successo anche con il taglio del cuneo fiscale e contributivo, altro punto di partenza della Manovra 2025: confermato in prima battuta il bonus dipendenti introdotto dal Governo Draghi, con un potenziamento per le retribuzioni fino a 25.000 euro, a maggio dello scorso anno il Governo ha rilanciato sulla sua stessa puntata.

La misura prevista per la seconda metà del 2023 si applica anche a tutto il 2024

Fonte: Istat, La redistribuzione del reddito in Italia 2023

“L’obiettivo che ci diamo è intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi”, aveva detto la Premier.

Ma la decontribuzione per i lavoratori e le lavoratrici, con il Decreto Lavoro del 2023, è stata portata al 6 e al 7 per cento, una misura costosa ma irreversibile, che, per usare le parole dello stesso Giorgetti, rappresenta un’ipoteca sulle prossime Leggi Bilancio.

Superbonus lavoro: ancora novità in arrivo con la Manovra 2025

Azioni specifiche, se non tramite i canonici bonus assunzioni, non sono ancora arrivate, però, sul fronte delle imprese, per cui è stata, invece, mantenuta la promessa della formula “più assumi meno paghi”.

Introdotta per il 2024 sempre nell’ambito dei lavori della riforma fiscale, la maxi deduzione per le assunzioni, è costata l’abolizione dell’ACE: una spesa che non è valsa l’impresa, secondo l’ISTAT.

Se da un lato lo stop all’ACE comporta un aumento dell’IRES per il 25,3 per cento della platea considerata, dall’altro i benefici del cosiddetto Superbonus Lavoro interessano solo il 5,6 per cento delle aziende.

Ma una promessa è una promessa. E il Governo sul punto ha intenzione di ripetere ancora il leit motivi introdotto fin dalla campagna elettorale: il viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo ha anticipato la conferma della misura nella Manovra 2025 con meccanismo triennale.

Verso la Manovra 2025: un bilancio delle novità fiscali degli ultimi due anni

Se su alcuni punti, più concreti, è facile fare un bilancio, su altri come la lotta all’evasione fiscale è difficile fare una valutazione reale e complessiva, anche perché le misure messe in campo hanno bisogno di tempi lunghi per dare frutti.

Tra i numeri più importanti dei due anni di Governo, riassunti in un documento pubblicato il 21 ottobre, spiccano la somma record di 24,7 miliardi di recupero di evasione fiscale.

Ma i dati positivi relativi al 2023, primo anno dell’attuale Esecutivo, rappresentano un risultato dato sicuramente anche e soprattutto dalle scelte fatte negli anni precedenti, a partire dalla spinta digitale arrivata a partire dal 2019 che ha messo in campo nuovi strumenti e processi.

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Al di là dei numeri, da analizzare e contestualizzare, senza dubbio il Governo, anche con la Manovra 2025, prosegue lungo il percorso delineato dalla Premier nel discorso programmatico del 25 ottobre 2022, ma altrettanto con certezza si può affermare che il progetto di adottare “meno regole, più chiare per tutti” appare ancora un miraggio.

Nonostante i lavori della riforma fiscale in atto, che detterebbe una prospettiva di lungo periodo, fino ad ora le misure perlopiù sono state costruite in maniera provvisoria, da scrivere e riscrivere. E, si sa, l’instabilità è nemica della chiarezza.

Le stesse regole alla base del concordato preventivo biennale, che pure nell’ottica di recuperare risorse è uno strumento centrale nello sviluppo del programma di Governo, sono state scritte e riscritte fino a 10 giorni prima della scadenza per aderire.

Se tra gli obiettivi di Governo c’è la volontà di costruire un nuovo rapporto tra Fisco, Stato, e contribuenti, basato anche sulla chiarezza, allora la strada da fare è ancora molta.

In copertina Giorgia Meloni e vicepremier Salvini e Tajani il 25 ottobre 2025. Fonte: governo.it



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