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di Marta Belotti
«Chi ama Valbondione e vuole venire a viverci è il benvenuto e l’amministrazione farà di tutto per aiutarlo; ma chi invece viene qui solo per prenderci in giro deve capire che i tempi sono cambiati»: è perentorio Walter Semperboni, da giugno primo cittadino del paese montano.
In questi mesi, il sindaco ha notato un certo proliferare di richieste di residenza a Valbondione da parte di persone che lì hanno la seconda casa. Persone che, a suo parere, lo farebbero con lo scopo di eludere la tassazione.
Per questo Semperboni ha deciso di scrivere anche al Prefetto di Bergamo: «La residenza che un cittadino dichiara all’anagrafe deve corrispondere alla dimora nella quale passa la sua quotidianità o comunque dove alloggia per la maggior parte dell’anno. Purtroppo a Valbondione, paese di cui sono il neoeletto sindaco, questa regola è stata disattesa e ad oggi questo malvezzo continua anche per colpa di una legge alquanto farraginosa e lacunosa».
Una «cattiva abitudine»
Entra quindi nel vivo del problema: «A Valbondione, paese turistico con molte costruzioni adibite a seconde case, è cattiva abitudine da parte di alcuni proprietari di suddette abitazioni dichiarare una falsa residenza, per ottenere benefici di natura fiscale o sociale. Per quanto sopra e per evitare un danno erariale alle casse comunali, chiedo un incontro per affrontare la questione».
Non solo il danno erariale
Il sindaco mette in risalto il danno economico, ma a latere della missiva commenta anche: «Mi dà però fastidio anche il concetto in sé: se ti piace Valbondione e ci vivi, l’amministrazione è con te; altrimenti evita di venirci anche in vacanza se poi ci prendi in giro. In questi primi mesi da sindaco mi è capitato di vedere in Anagrafe, se non ogni giorno quasi, persone che chiedevano la residenza. Poi però non le si vede mai in paese. Il rischio è che quindi sulla carta Valbondione possa sembrare un paese vivo e in crescita, quando invece stiamo morendo. Siamo in novecento abitanti e le seconde case con “finte” residenze sono forse addirittura un centinaio».
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