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quella fuga dal sovrindebitamento che funziona #finsubito prestito immediato

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Non sempre i progetti per il futuro, gli investimenti economici o le iniziative imprenditoriali vanno a buon fine. Per alcuni di noi arriva un momento, preciso e letale, in cui tutto cambia.

Un momento in cui la pressione si fa insostenibile, il peso dei debiti schiaccia e sembra non esserci più un domani. Una fase in cui si arriva alla lucida consapevolezza che l’insolvenza sarà irrecuperabile, perché le entrate non sono sufficienti a ripianare i debiti, e non potranno esserlo mai.

Questo è il cosiddetto sovraindebitamento. Una situazione straordinaria che non può essere affrontata con metodi ordinari.

Una condizione che conoscono forse anche molti di coloro che sono ora qui, su questa pagina, in cerca di una via d’uscita. E potrebbero in effetti averla trovata, perché esiste una norma particolare in Italia che può funzionare: la Legge 3 del 27 gennaio 2012.

Legge 3/2012: come funziona

Molti ne parlano ma pochi ne sanno.

Introdotta come panacea di ogni male, la norma contro il sovraindebitamento ha attratto eserciti di bisognosi che però non sempre hanno trovato la giusta soluzione ai propri problemi. Anzi fin troppo spesso sono incappati in pubblicità fraudolente, organizzazioni prive di scrupoli, professionisti tutt’altro che professionali, etc.

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Questo perché l’argomento non è completamente chiaro, definito e lineare ed ha impiegato tempo per trovare una formulazione condivisa.

La Legge 3 del 27 gennaio 2012 è stata anzi mutevole ed è più volte mutata nel corso degli anni per migliorarne l’efficacia e adattarla alle esigenze di chi le si rivolge:

  • Dal Decreto Legge n. 179 del 2012 che ha snellito la burocrazia necessaria per accedervi;
  • Dal Decreto Legge n. 83/2015 (“Decreto Fallimenti”) ha introdotto ulteriori agevolazioni;
  • Dal Decreto Legislativo n. 14/2019 che ha introdotto un vero e proprio codice, tutt’ora in vigore e che nella sostanza ha sostituito la legge 3/2012;
  • Dal Decreto Ristori (Decreto Legge n. 137/2020) e da qualche altro aggiornamento nel 2022.

Dalla legge 3/2012 al CCII

Ad oggi si parla oramai di Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII).

Questa elencazione serve a farci capire che parliamo di una procedura rimaneggiata più volte, ed anche molto di recente, peraltro ancora in divenire.

E siccome va attuata con l’aiuto di un tribunale, non risponde ad un criterio di causa-effetto ma il risultato – come in tutti i processi – dipenderà dall’andamento del processo e dalla capacità degli attori che interverranno.

A partire dal debitore stesso.

Come mai disponiamo di questo strumento solo ora?

La maggior parte di noi ricorda che anni fa, ed in particolare all’indomani del 2008, iniziava una crisi economica di portata epocale i cui strascichi sono evidenti ancora oggi.

In quell’occasione il legislatore si rese conto che le misure previste per affiancare le aziende in crisi non erano più adeguate ai tempi correnti. Strumenti come il Fallimento, l’amministrazione giudiziale, il concordato preventivo, etc erano stati pensati per sopperire solo ad uno stato di insolvenza di aziende strutturate ma non funzionavano in altri contesti.

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I più colpiti dal crescente disagio economico erano questa volta famiglie e microimprese. Ed un piccolo negoziante o una casalinga non avrebbero potuto accedere alle normali procedure concorsuali, il che li avrebbe costretti a convivere con i debiti per sempre.

Alcuni non ressero allo stress, arrivando a compiere anche gesti estremi, per cui parte della popolazione chiese risolutamente un intervento istituzionale. Intervento che si tradusse nella promulgazione il 27 gennaio 2012 della legge 3/2012, velocemente ribattezzata “Legge anti-suicidi” dai nostri media (all’epoca molto attenti a cavalcare l’onda del malcontento popolare.)

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Requisiti per accedere alla ex Legge 3/2012

Accedere alle soluzioni proposte dal CCII (ossia alla ex legge 3/2012) non è un’opzione aperta a tutti. Non basta essere indebitati per poter aderire a questa opportunità.

Bisogna dimostrare di non poter assolutamente onorare gli impegni e di non avere altre alternative praticabili (di non poter fallire ad esempio). E bisogna dimostrarlo nell’ambito di una procedura che si svolge all’interno di un tribunale.

Inoltre i soggetti autorizzati a presentare questa istanza, non tutti ovviamente, sono figure ben definite. Ossia:

  • Consumatori privati: individui non imprenditori, che abbiano contratto debiti personali;
  • Piccoli imprenditori: imprenditori sotto determinate soglie di fatturato e dipendenti, esclusi dal fallimento;
  • Professionisti, artigiani e start-up: lavoratori autonomi che non rientrano nel fallimento;
  • Imprese agricole: anch’esse escluse dalle procedure di fallimento.

Legge 3/2012: come avviare la procedura

Coloro che abbiano i requisiti, quindi, dovranno formalmente presentare domanda al Tribunale del luogo di residenza o sede legale del debitore facendosi assistere da un Organismo di Composizione della Crisi (OCC). Non è possibile presentare istanza diversamente.

Le tre frasi in breve prevedono di:

  1. Preparare tutti i documenti: predisporre un elenco di tutti i debiti ed un altro che annoveri tutte le risorse disponibili (soldi, case, auto) per farvi fronte. Sarà necessario presentarsi già con copia delle Dichiarazione dei redditi, Estratti conto bancari, Elenco dei debiti e dei creditori e di eventuali atti giudiziari o esecutivi in corso;
  2. Cercare sul sito del Tribunale l’elenco degli Organismi di Composizione della Crisi (OCC) competenti per territorio e poi, documenti alla mano,recarvisi. Gli esperti dell’OCC prepareranno con gli interessati un piano, la cui sintesi in genere è una proposta di rientro rateale e/o la liquidazione di tutto o parte dei beni che si possiede;
  3. La proposta verrà presentata infine in tribunale. A questo punto il giudice nominato valuterà la proposta, e se approvata, garantirà la protezione della legge alla buona uscita del progetto.

Ogni passo deve essere calcolato. Non ci sono scorciatoie, solo una strada da seguire. E con l’aiuto dell’OCC potranno essere proposte differenti istanze per lo stralcio dei debiti.

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Lo stralcio dei debiti

Lo stralcio del debito può avvenire attraverso tre principali procedure tra loro alternative:

a) Piano del consumatore

Questa procedura è rivolta a persone fisiche non imprenditori (consumatori) che presentano al giudice un piano di rientro che prevede generalmente una riduzione del debito (stralcio). Il piano deve dimostrare che il debitore è incolpevole della sua condizione finanziaria (ad esempio, per perdita del lavoro o problemi di salute).

b) Concordato minore (ex Accordo di ristrutturazione dei debiti)

Questa procedura è accessibile a piccoli imprenditori, professionisti e soggetti che non rientrano nelle procedure fallimentari. Lo stralcio dei debiti avviene negoziando direttamente con i creditori, che accettando la proposta danno il via alla procedura. Per approvare l’accordo, è necessario il consenso di almeno il 60% dei creditori (in termini di valore del credito).

c) Liquidazione controllata del sovraindebitato (ex Liquidazione del patrimonio)

Se il debitore non ha possibilità di presentare un piano di rientro o un accordo di ristrutturazione sostenibile, può optare per la liquidazione del patrimonio. Lo stralcio può comunque avvenire e talvolta, anche se i beni liquidati non coprono l’intero debito, il debitore può ottenere l’esdebitazione. Cioè la cancellazione del debito residuo

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Quali debiti rientrano le sovraindebitamento

Tra i debiti che possono essere in tutto o in parte stralciati ricorrendo a questa procedura, i principali sono sicuramente:

  • Mutui, Finanziamenti o prestiti personali
  • Debiti con fornitori per chi ha un’attività
  • Cartelle esattoriali e tasse non pagate
  • Spese condominiali arretrate

Una volta avviata la procedura, i creditori non potranno proseguire con pignoramenti o altre azioni esecutive. Inoltre in taluni casi è possibile che al debitore venga concessa la totale Esdebitazione, ossia la cancellazione dei debiti residui, anche se non si è pagato l’intero ammontare.

Tuttavia, non tutto è cancellabile. Ad esempio debiti per alimenti o sanzioni penali restano esclusi.

Legge 3/2012: Pro e Contro

Ogni via d’uscita ha un prezzo ed è necessario conoscerlo prima di decidere:

Vantaggi:

  • Riduzione o cancellazione dei debiti
  • Fine delle azioni legali e delle telefonate dei creditori
  • Possibilità di mantenere parte dei propri beni
  • Protezione dal tribunale e riacquisto della serenità

Svantaggi:

  • Procedura complessa e talvolta costosa
  • Alcuni debiti potrebbero non essere stralciati o rateizzati
  • Accesso al credito compromesso per anni
  • Necessità di un supporto da professionisti competenti

È una procedura che non ha un costo eguale per tutti, poiché non tutti hanno la medesima situazione di partenza, ma per tutti l’esborso si misura comunque in migliaia di euro. Andranno pagati i compensi per l’OCC, le spese di commercialisti e legali oltre ai costi del tribunale. Si tratta però di una spesa che, paragonata al debito che ci sta schiacciando, andrebbe considerata a tutti gli effetti come un investimento.

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Il CCII è una via di fuga

Ogni debito è una catena. Ma nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) – ossia la ex legge 3/2012 – vi è la chiave per spezzarla.

Per anni questa procedura ha lasciato tiepidi per via delle incertezze esistenti, ma ora le regole sono finalmente chiare ed esiste una strada tracciata.

Sta a noi decidere se percorrerla. La vita non deve essere governata dal debito.

Legge 3/2012: testo in pdf

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