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Il numero dei veicoli rubati è cresciuto del 6% rispetto al 2022, quello specificatamente dell’auto dell’11%. il 40% non viene più ritrovato, ma anche l’altro 60% sfugge ad un’analisi puntuale
Partiamo dai numeri che non sbagliano mai. Le fonti: ministero degli Interni e ministero dei Trasporti. Anno 2023 in Italia: 130 mila veicoli rubati nel nostro Paese, tra commerciali, autovetture, moto e scoter. Se parliamo solo di auto il numero scende 100 mila vetture, il 40 per cento di queste non vengono più ritrovate, ma anche l’altro 60% sfugge ad un’analisi puntuale. La contabilità delle vetture ritrovate non contiene mai la denuncia dei ricambi rubati. Né vengono denunciati i pezzi rubati senza far sparire l’auto, come i fanali o l’autoradio incorporata con il Gps, facilmente smontabili da occhi e mani esperte. Prezzo medio di listino di questo pezzo che ingolosisce i ricettatori? Circa 2.500 euro. Il totale del parco circolante di auto in Italia è di 34,5 milioni, ogni giorno sparisce qualche vettura o qualche pezzo. Nessuno sa che anche le vetture ritrovate dopo una sparizione mancano di qualche accessorio, la denuncia non avviene, dunque la contabilità dei ricambi spariti dai radar manca, ma si parla di milioni di pezzi all’anno.
Il boom del mercato parallelo
Benvenuti nell’Italia che vive di un mercato parallelo di ricambi usati. Al pari della Francia, con il boom di macchine usate comprate dalle famiglie perché il nuovo è fuori dalla portata dal ceto medio. Il Corriere della Sera ha appena ripreso un’analoga inchiesta condotta dai giornali francesi (potete leggerla qui) e allora abbiamo fatto un’analisi parallela nel nostro Paese dove la cartolina è identica, le infiltrazioni malavitose anche. A guidarci in questo viaggio Marc Aguettaz, country manager di Gipa, centro di ricerche specializzato nell’after market dell’auto. Un punto di osservazione interessante del mercato. Anche lui riscontra il boom dei pezzi di ricambio, prelevati da auto rubate o distrutte. Il fenomeno delle auto distrutte è una tendenza molto francese, in particolare delle periferie, ma anche italiana. Vuoi per vandalismo, vuoi per protesta, vuoi soprattutto per fare incetta di specchietti, gomme, cerchioni, volanti e quant’altro sia riutilizzabile e «piazzabile» nelle autofficine «specializzate». Anche perché i prezzi ufficiali sono alti e i pezzi nuovi scarseggiano.
I motivi per rubare un’auto
«Il numero dei veicoli rubati è cresciuto del 6% rispetto al 2022, quello specificatamente dell’auto dell’11% rispetto all’anno precedente. Un boom senza precedenti», dice Aguettaz. Ci sono 4 strade che portano a questo fenomeno. Spiega Aguettaz che si rubano le auto perché magari servono per commettere un reato. «Mi sposto dal punto a al punto b, poi la lascio, la vettura dunque viene ritrovata». «Secondo motivo, spiega Aguettaz: la rubo perché mi servono dei ricambi, d’altronde l’evoluzione tecnologica delle vetture fa sì che i pezzi facciano sempre più gola». Motivo numero 3: «La rubo per raggirare l’assicurazione per ottenere il premio della polizza». Motivo numero 4; «La rubo per darle un cambio di identità. A quel punto sparisce un’auto che è stata rottamata perché magari incidentata e i ricambi finiscono per alimentare il mercato nero». Aleatorie le contromisure, come l’idea di incidere numeri di matricola sui pezzi o parcheggiare in zone sicure. La legge della domanda e dell’offerta prescinde da questi accorgimenti.
La filiera legale
Poi si deve anche tener conto che il mercato dei ricambi usati si alimenta anche per effetto di leggi giuste basate sui riciclo e di una filiera piuttosto sofisticata. «Ci sono 1500 professionisti accreditati, sono gli auto-demolitori che demoliscono 800mila vetture all’anno, per usura o per incidente. Queste auto vengono registrate come demolite, finisce il loro ciclo di vita dunque vengono smantellate. Ciò favorisce l’economia circolare, in Italia c’è una legge che invita i carrozzieri ad usare i ricambi per ridurre le emissioni evitando di usare il nuovo», spiega Aguettaz.
Eppure aumenta l’età media delle vetture
L’età media della vetture d’altronde sta aumentando complice i prezzi improponibili del nuovo. Il ciclo di vita di un’auto in media è di 15 anni, la durata media del possesso è di meno (8 anni), l’età media del parco circolante invece è di 11 anni. Gli italiani spendono 13 miliardi all’anno per la manutenzione dell’auto. «D’altronde le vetture vengono fatte meglio, i motori possono vivere 500mila chilometri, i tessuti rimangono in ottime condizioni per migliaia ore di utilizzo. Ecco perché il mercato del nuovo è depresso, anche per effetto dell’incertezza tecnologica: gli acquirenti non sanno cosa comprare, se ibrido, plug-in, elettrico, diesel o benzina. In più ci aggiunga l’inverno demografico: ci sono sempre meno giovani che arrivano all’età della patente», denuncia il numero uno di Gipa.
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