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Cosa succede se nel bonifico effettuato per il pagamento di
lavori di ristrutturazione edilizia si indica
erroneamente, invece della dicitura relativa alle detrazioni di cui
all’art. 16-bis del Tuir (c.d. “Bonus Casa“), la
causale riservata agli interventi finalizzati al risparmio
energetico (“Ecobonus” di cui alla legge n.
296/2006)?
Causale errata nel bonifico parlante: le conseguenze
A temere una possibile perdita del diritto alle agevolazioni è
una contribuente che ha posto il quesito a Fisco Oggi, ricevendo
una risposta rassicurante dall’Agenzia delle Entrate: la causale
errata del bonifico parlante non fa decadere la
possibilità di usufruire della detrazione prevista per i
lavori di recupero del patrimonio edilizio (articolo 16-bis del
Tuir), sempre che siano state rispettate tutte le altre
condizioni.
L’importanza della causale del bonifico parlante dipende dal
fatto che, per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio,
al pari di quelli di riqualificazione energetica degli edifici, le
banche o Poste Italiane SPA devono operare sui pagamenti effettuati
una ritenuta d’acconto, attualmente pari all’11% a
carico di chi beneficia del pagamento.
Per questo motivo sono stati predisposti bonifici cd. “parlanti”
dai quali devono risultare:
- la causale del versamento;
- il codice fiscale del beneficiario della detrazione;
- il numero di partita Iva o il codice fiscale del soggetto a
favore del quale viene effettuato il bonifico.
Nessun problema però sul diritto a usufruire delle detrazioni:
come più volte affermato dal Fisco in diversi documenti di prassi –
ad esempio la Circolare dell’Agenzia delle Entrate del 26
giugno 2023, n. 17/E, quando nell’apposito bonifico
dedicato è stato riportato, per errore materiale, il riferimento
normativo della detrazione per la riqualificazione energetica,
anziché quello previsto per gli interventi di recupero del
patrimonio edilizio, l’agevolazione può comunque essere
riconosciuta, senza necessità di ulteriori adempimenti da parte del
contribuente.
Non si tratta difatti di un errore che pregiudica l’obbligo
della banca (o di Poste italiane S.p.A.) di applicare nei confronti
del beneficiario del pagamento la ritenuta d’acconto dell’11%
prevista dall’articolo 25 del decreto legge n. 78/2010.
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