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“Questo non è il carattere che voglio dalla mia Dinamo. Quando facciamo degli errori voglio vedere una reazione non altri errori stupidi o giocate di frustrazione. Sinceramente sono sorpreso in maniera negativa, non mi aspettavo una squadra così brutta all’esordio dopo i buoni segnali mostrati nelle amichevoli e nel torneo di qualificazione per la Champions League”. Le parole a fine gara, nel primo atto amaro di campionato per la Dinamo Sassari sconfitta in casa da Scafati per 97-86, di coach Nenad Markovic sono di quelle non banali. E soprattutto risuonano come un avvertimento per tutto il suo spogliatoio, della serie “prendiamo lo schiaffo adesso per non riprenderlo uguale di nuovo”.
Prime sensazioni
La gara contro Scafati per il Banco è un’altalena di indizi e di sensazioni. La primissima impressione è che al di là della mancanza ancora di una mentalità da battaglia, sulla quale Markovic è un maestro nel lavorarci, a questa Dinamo manchi la grande qualità nelle mani. E non è una sorpresa, la squadra è stata allestita per creare un gruppo solido e con lo spirito operaio. Però in questa scelta tattica tutti devono andare allo stesso ritmo, mentre alla prima di LBA al palazzetto sassarese si è visto un Sokolowski andare a due velocità rispetto a tutti i compagni. Sintomo di una squadra che nonostante una lunga preparazione ancora deve farsi. In più la Dinamo si è dimostrata formazione acerba e agli errori ha risposto con altri errori invece di reagire. E alla fine tirando un economia del match, con un pizzico di carattere in più la sfida contro una Scafati sicuramente più qualitativa, ma con rotazioni limitate al momento, poteva essere anche portata a casa. Invece resta il rammarico e l’immediata necessità di lottare per un riscatto.
Momento
La gara di Scafati ha reso evidente come per evitare patemi enormi in un campionato difficile e che si annuncia più che combattuto questo gruppo debba ragionare solo come squadra e non come insieme di individui. Non è un caso che la mancanza di ritmo alzato dalle rotazioni provate da Markovic abbia impedito alla Dinamo di tenere alta la consapevolezza durante tutta la sfida. I biancoblù hanno faticato più volte per restare a contatto per poi andare a +9 nel terzo quarto e da lì sciupare una serie di possessi importanti e subire la contro rimonta campana. Tutta una questione di attribuiti e di voglia, come dice coach Markovic. E poi servirà un altro Bibbins, peggiore in campo e impalpabile nel suo esordio in campionato. Se non gira lui questa Dinamo perde il una grossa percentuale di idee e qualità in possesso.
Difesa
A fine gara Markovic a livello tattico ha messo l’accento sulla difesa, con i troppi tiri liberi lasciati a Scafati. Con il tecnico del Banco che mette sempre il focus sulla fase di non possesso come primaria per poi fare bene con la palla tra le mani. Una sorta di “Ranieristica” versione del “prima non prenderle” dal calcio applicato al basket. E in qualche modo la sua Dinamo le cose migliori le ha fatte quando ha preso fiducia difendendo, ma è altrettanto vero che anche Scafati ha concesso moltissimi tiri da tre aperti ma la Dinamo, salvo gli ultimissimi minuti, ha tenuto una media bassissima con Sokolowski unico a segnare dalla distanza, oltre che ad essere per tre quarti di gara protagonista del 50% o quasi delle finalizzazioni biancoblù. Una coperta corta per Markovic, insistere ancora di più su unità e identità difensiva, oppure se provare ad allenare la fiducia in avanti per una squadra che avendo magari meno qualità rispetto ad altre compagini perde un po’ la bussola quando non trova le proprie giocate. E ora? Ora il calendario mette insieme le trasferte di Milano e Brescia con in mezzo la gara al Palaserradimigni contro Napoli. Sulla carta tre sfide dove la Dinamo parte con meno favori del pronostico e forse proprio il contesto ideale per testare le caratteristiche chieste da Markovic ai suoi. Anche perché l’allenatore non è uno che fa prigionieri e chi non lo seguirà da subito non avrà molte chance di rientrare nei suoi piani per la stagione.
Roberto Pinna
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