Rischiano il processo i dieci indagati per una presunta maxi truffa con i bonus edilizi ai quali, nei mesi scorsi, erano stati sequestrati denaro e beni per oltre 900mila euro. Nei giorni scorsi la Procura ha chiuso le indagini su Antonio Cappello (46 anni di Leverano), Francesco Carrozzo (39 anni di Carmiano), Giovanni Cavalera (76 anni di Carmiano), Antonio D’Agostino (60 anni di Leverano), Vincenzo Di Summa (51 anni di San Marzano di San Giuseppe), Stefano Lorusso (35 anni di Novoli), Riccardo Nestola (41 anni di Leverano), Cristian Pacella (47 anni di Lecce), Davide Sperti (26 anni di Carmiano) e Raffaele Sperti (45 anni di Carmiano).
Il sistema
Le accuse, a vario titolo, sono di ricettazione, truffa, invio di documentazioni contenenti dati falsi. Gli investigatori hanno documentato flussi di denaro anche dal Salento verso la Cina. Gli episodi si sarebbero registrati tra l’ottobre del 2021 e giugno del 2023, tra Carmiano, Porto Cesareo e Leverano. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore di Lecce Simona Rizzo.
Secondo quanto ricostruito dai finanzieri di Porto Cesareo e del comando provinciale, lo scopo finale degli indagati era quello di utilizzare le cosiddette società cartiere per arrivare a riciclare il denaro indirizzato su conti correnti, anche all’estero (alcune tracce condurrebbero addirittura in Cina) in maniera illecita. Per l’accusa, sette dei dieci imputati, avrebbero commesso artifizi e raggiri consistiti nell’inviare telematicamente all’Agenzia delle Entrate un modello di dichiarazione nel quale attestavano falsamente di aver realizzato lavori di rifacimento facciate o di efficientamento energetico su immobili, e di voler cedere il relativo e inesistente credito di imposta a Poste Italiane. Operazione che avrebbe indotto in errore dapprima l’Agenzia delle Entrate, facendosi riconoscere crediti di imposta per un valore totale pari a 545mila euro, e poi Poste Italiane, cedendo alla società l’inesistente credito di imposta; in modo da procurarsi un ingiusto profitto, che provvedevano a trasferire immediatamente su altri conti intestati a società cartiere (direttamente o indirettamente a loro riconducibili), per poi essere trasferiti all’estero.
In particolare una società, sarebbe stata utilizzata ad hoc per la ricezione del denaro, emettendo fatture per operazioni inesistenti. Mentre uno degli indagati, secondo gli inquirenti, si sarebbe occupato di fornire gli indirizzi Ip tramite i quali venivano disposti i trasferimenti finanziari collegati al provento del delitto ed oggetto di riciclaggio (movimentazioni da società italiane verso una cinese). Per i 10 indagati era quindi scattato il sequestro preventivo per un totale di 917mila euro su disposizione del gip Angelo Zizzari, mentre erano state rigettate le misure cautelari richieste dal pubblico ministero. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Stefano Raganato, Luciano Bray, Arianna Lezzi, Francesco Cazzato, Lorenzo Cantore, Alessandra Liliana Tomasi, Cosimo D’Agostino, Romeo Russo e Ivan Antonio Russo.
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