Il gender gap non è solo una questione etica, ma anche economica, poiché una maggiore inclusione femminile nei settori chiave contribuisce alla crescita e al benessere socioeconomico complessivo di un Paese. Lo dimostrano le analisi accademiche dei principali indici internazionali, come il Global Gender Gap Index o il Gender Equality Index e dalle quali emerge come vi sia ancora molta strada da percorrere per raggiungere una parità completa tra uomini e donne. E se l’Europa, a livello glovale, si distingue come la regione più avanzata in termini di parità di genere, l’Italia è ancora un outlier classificandosi all’all’87° posto su 146 Paesi inclusi nel Global Gender Gap Index.
Proprio lo Stivale ha ospitato a inizio ottobre, a Matera, il vertice dei Ministri sulla parità di genere e l’empowerment femminile del G7. A margine di questo appuntamento c’è stata anche la riunione del W7, il G7 delle Pari Opportunità della società civile e delle organizzazioni non profit internazionali, di cui Deloitte è Knowledge Partner. In questa intervista a ESGnews, Marco Vulpiani, Equity Partner e Life Sciences Sector Leader di Deloitte sottolinea l’urgenza di implementare misure concrete per eliminare il gender gap e propone strumenti finanziari innovativi, come i Gender Bond e il microcredito, e politiche di governance inclusiva, quali le quote di genere nei consigli di amministrazione.
Si parla tanto di parità di genere, ma come si può misurare un fenomeno del genere?
Per poter misurare in modo oggettivo un fenomeno come quello del gender gap sono stati sviluppati degli indici ad hoc da autorevoli organismi internazionali.
Uno degli indici principali con cui misurare il fenomeno è il Global Gender Gap Index, che analizza le disparità di genere a livello globale trattando quattro aree chiave: salute, istruzione, economia e politica. Per ciascuno di questi ambiti viene calcolato un punteggio rappresentante la vicinanza del Paese alla piena parità di genere, con valori compresi tra zero, indicante completa disuguaglianza, e uno indicante piena parità.
Uno altro strumento utilizzato per misurare il livello di parità di genere nei paesi membri dell’Unione Europea è il Gender Equality Index. Calcolato annualmente dall’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, l’indice fornisce una panoramica dettagliata delle disparità in ambiti come lavoro, potere e salute e si propone come uno strumento concreto per orientare le politiche pubbliche verso una maggiore equità.
I due indici citati permettono di individuare con precisione disuguaglianze persistenti e consentono di monitorare i progressi compiuti nel tempo, favorendo un confronto tra i diversi stati e regioni, e incentivano una maggiore responsabilità politica, esortando i governi a implementare interventi mirati che promuovono l’uguaglianza.
Da questi indici che cosa emerge?
Il Global Gender Gap Index nel 2024 ha registrato un punteggio complessivo del 68,5%, evidenziando come vi sia ancora molta strada da percorrere per raggiungere una parità completa tra uomini e donne. Questo risultato sottolinea che, nonostante i progressi fatti, gli svantaggi strutturali sono molteplici in aree della vita pubblica e privata.
Secondo questo indice, l’Europa si distingue come la regione più avanzata in termini di parità di genere, con un punteggio medio del 75%. Paesi come Islanda, Finlandia e Norvegia si confermano all’ avanguardia grazie a politiche lungimiranti che promuovono l’uguaglianza di genere. Tuttavia, anche tra i paesi del G7 si notano differenze significative: la Germania è l’unico paese economicamente avanzato a comparire tra i primi dieci del Global Gender Gap Index e anche all’interno dell’Europa permangono disuguaglianze significative tra i vari paesi.
L’Italia, con un punteggio del 68,2% si colloca all’87° posto su 146 paesi del Global Gender Gap Index.
Secondo invece l’indice europeo Gender Equality Index i paesi europei con minore Gender Gap sono Svezia, Paesi Bassi e Danimarca mentre l’Italia si trova al 13° posto sui 27 Paesi esaminati dall’indice, evidenziando come il Gender gap sia ancora significativo nel nostro paese. Nonostante i progressi registrati, il nostro Paese continua a ottenere risultati inferiori alla media europea, soprattutto per quel che attiene l’ambito lavorativo, dove il divario salariale tra uomini e donne è significativo e la partecipazione femminile al mercato del lavoro è tra le più basse in Europa.
Secondo lei quanto è importante ridurre il gender gap?
Come riportato in letteratura, dall’analisi degli indici emerge un legame tra una maggiore parità di genere e il miglioramento delle performance economiche dei paesi. Ciò dimostra che l’inclusione delle donne nei settori chiave contribuisce alla crescita e al benessere socioeconomico complessivo. Pertanto, la riduzione del divario di genere non è soltanto una questione etica, ma anche un imperativo economico e sociale.
Cosa si può fare per aumentare la parità di genere?
Per poter migliorare la parità di genere è innanzitutto importante poterla misurare e misurare i relativi progressi. Gli indicatori citati rappresentano pertanto un primo strumento utile. Indici come il Global Gender Gap Index e il Gender Equality Index sono infatti strumenti che permettono di monitorare i progressi nel tempo, identificare i settori che richiedono maggiori interventi e orientare le politiche pubbliche verso il raggiungimento di una maggiore equità di genere. Inoltre, favoriscono il confronto tra i Paesi, incentivando l’adozione di misure concrete per promuovere l’inclusione e l’uguaglianza.
Servono poi strumenti finanziari, che favoriscano lo sviluppo di iniziative tese a ridurre il gender gap.
Gli strumenti finanziari possono infatti facilitare la creazione di opportunità per le donne, migliorare l’equità sia sotto il profilo economico/finanziario che sociale e accelerare il progresso verso una piena parità di genere, canalizzando le risorse verso i principali fattori catalizzatori che accelerano il processo della parità di genere, stimolando un cambiamento concreto. Tra gli strumenti esaminati vi sono i Gender Bond, obbligazioni che finanziano progetti a sostegno della parità di genere ed hanno un impatto rilevante soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Sono strumenti finanziari innovativi, la cui emissione è aumentata da 4,3 miliardi di dollari nel 2020 a 14,4 miliardi nel 2023. Un altro strumento finanziario è il microcredito che offre alle donne con scarso accesso al credito tradizionale la possibilità di avviare piccole imprese, migliorando la loro indipendenza economica e il benessere delle comunità.
Altro strumento utile è inoltre, la governance di genere, che con misure come le quote nei consigli di amministrazione, ed il riconoscimento delle pari opportunità favoriscono la rappresentanza femminile. Questi strumenti non hanno solo una valenza etica, ma tendono a migliorare le performance aziendali ed in generale il benessere socioeconomico, come dimostrato da studi in letteratura.
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