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«Quando un’azienda scricchiola sono i precari i primi a pagarne il conto, salvo poi essere richiamati quando le commesse riprendono, ma questo non è un modo di lavorare, né un bel modo di vivere».
Ecco come Vito Carelli, segretario della Fiom Cgil mette in rilievo le ombre del precariato, e le insidie di contratti.
Secondo Carelli, diventa difficile programmare un futuro, una famiglia, un investimento o anche solo gli studi dei propri figli senza avere certezze occupazionali. «In questi mesi la crisi si è abbattuta sul settore dell’automotive, condizionando molte aziende astigiane: da come sta andando le cose sono destinate a peggiorare. Quando le imprese termineranno la cassa integrazione ordinaria e dovranno fare ricorso agli ammortizzatori sociali straordinari, saranno obbligati per legge a lasciare a casa prima i precari: come sempre ci andranno di mezzo i più deboli».
Salvatore Pafundi, segretario provinciale delle «tute blu» della Cisl distingue tra due tipi di contratti con cui vengono assunte le lavoratrici e i lavoratori. «Gli operai in Staff Leasing – dice – sono assunti direttamente dall’agenzia di somministrazione e quindi beneficiano di una sorta di posto fisso con diverse tutele, tra cui l’obbligo di essere ricollocati o la cassa integrazione ordinaria». Il problema, secondo la Cisl, si pone sugli altri: «Dove non riusciamo a intervenire o l’imprenditore non crea strategie con lungimiranza, i somministrati sono i primi a essere lasciati a casa e questo è un enorme problema».
A detta di Pafundi è un problema che riguarda non solo le famiglie che si vedono diminuire le entrate ma anche gli stessi datori di lavoro: «Su ogni lavoratrice o lavoratore l’imprenditore investe in tempo, in denaro e in formazione, rinunciare a questo per la mancanza di una commessa crea un danno all’azienda, nessuno ha interesse a lasciare a casa lavoratori che sappiamo fare bene il proprio lavoro».
Se in azienda i ricavi diminuiscono occorre diminuire le spese, altrimenti la bilancia economica entra in sofferenza. «L’altra via potrebbe essere aumentare i ricavi – dice Pafundi – ma in un clima di incertezza dove le guerre, i rincari dell’energia e delle materie sommate alla crisi del settore automotive stanno facendo sentire il loro peso questo diventa difficile».
Impossibile programmare a lungo termine, cioè fare l’imprenditore, di questi tempi. Per Silvano Uppo, segretario della Uilm, il settore dei metalmeccanici della Uil, il problema invece sono proprio i lavoratori assunti come Staff Leasing, più ancora che i somministrati con contratto a tempo determinato: «Hanno diritto a due anni di lavoro e poi devono essere regolarizzati – spiega il sindacalista – ma spesso e volentieri vengono regolarizzati dall’agenzia di somministrazione e non dall’azienda dove lavorano e questo crea un vulnus».
A ben guardare, secondo l’analisi fornita da Uppo, il proliferare di contratti a tempo indeterminato è dovuto agli staff leasing: «I toni trionfalistici con cui si disegna un mondo del lavoro che non c’è è proprio dettato da questo: vengono assunti come “fissi” lavoratori somministrati, facendoli rimanere tali».
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