Dubbi, nubi e disagi sulla “nuova” continuità territoriale operata da Aeroitalia nei collegamenti tra Cagliari e Roma e Milano. Un primissimo bilancio di quattro giorni di voli con la compagnia aerea che si è aggiudicata le rotte per un anno – fatto con le segnalazioni di diversi passeggeri – racconta (ancora una volta) di un sistema da riscrivere e perfezionare, e di tanta confusione.
La prima testimonianza è di Fabio Mameli, manager residente da 25 anni a Milano che torna in Sardegna due volte al mese: «I recenti orari degli aerei, diradati e mal concepiti, impongono gravi disagi ai sardi residenti nel continente e all’estero, rendendo sempre più difficile e oneroso tornare nella propria terra. Le poche opzioni disponibili sono spesso caratterizzate da partenze nelle ore più scomode. Questa situazione sta diventando insostenibile».
Ma gli occhi non sono puntati solo su Aeroitalia: osservato speciale è anche il bando della Regione, che lascia troppe libertà alle compagnie aeree. «Non bisogna dimenticare che stiamo parlando di un servizio pubblico», ricorda il deputato di FdI Gianni Lampis, che ieri è partito da Elmas con un’ora di ritardo: «Non è un buon inizio. Ma quello che più preoccupa i passeggeri sono le difficoltà per chi deve fare un viaggio con scalo a Fiumicino: prima con Ita Airways si poteva contare sui voli in connessione, con facilitazioni nelle procedure di check-in e nella gestione dei bagagli. Ora tutto questo non ci sarà più».
Per questo aspetto e per tanti altri, sotto accusa ci sono le gare d’appalto che hanno assegnato le rotte della continuità. Come nelle annate precedenti si è scelto di dare maggior peso (il 60%) alle offerte economiche presentate dalle compagnie. Aeroitalia ha conquistato lo scalo di Cagliari e quello di Olbia (dove però ha dovuto cedere una frequenza giornaliera a Volotea) a suon di ribassi. Sulle linee Cagliari-Roma e Cagliari-Milano, le più importanti, ha proposto riduzioni tra il 77% e l’85%, che consentiranno alla Regione di risparmiare circa 10 milioni di euro sulla base d’asta solo nello scalo del capoluogo. A discapito, ovviamente, del servizio.
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