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Gherardo Sabatini ospite a “Nel bosco non solo mirtilli” #finsubito prestito immediato


Estratto da: L’Osteria del Basket – Nel bosco non solo mirtilli di Domenica 27/10/2024

Intervista integrale a cura di Daniele Lanfranchi, Antonio Toselli, Federico Politi reperibile al link:
https://www.youtube.com/watch?v=VpOsgpUI0dQ

Ciao Gherardo Sabatini,  grazie della presenza Grazie a voi per avermi voluto.

Come stai intanto? Bene, scoccia un po’ non giocare, però quando ci sono motivi più importanti è giusto così. La classifica è un po’ impietosa, però sono fiducioso che faremo bene.

Come eravamo d’accordo, una piccola presentazione su di lui che, ricordo, è uscito dal settore giovanile della Virtus, facendo molto bene. Me lo ricordo bene perché ci ho giocato contro tante volte e ci faceva un discreto “mazzo” tutte le volte. Hai vinto anche Scudetto, mi pare, no? Uno, sì. Uno perché l’altro me ne sono andato alla Ghepard.

Nel 2012, è vero, sì. È curiosa la cosa che lui sia stato in Fortitudo tre volte, in tre categorie diverse. Perché è arrivato la prima volta in B, dove ho avuto la fortuna di averlo anch’io come allenatore. Poi è arrivato l’anno in A1, giusto? Che hai fatto qualche partita, qualche presenza. E poi adesso in A2. Quindi è una cosa molto curiosa. Fino a fine febbraio sono stato. Cioè alla fine è quasi tutta la stagione. È vero? Però sì, ci sono stati un po’ di vicissitudine interne, poi c’era il Covid. Squadra un po’ “così” purtroppo. Cambi di allenatori vari.

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Questa è un po’ la sua particolarità, visto che poi ha girato altre squadre, Ravenna, Treviso, poi Piacenza per diversi anni.  Chiaramente abbiamo alcune domande che vertono sul suo papà. E quindi ne faccio subito due e poi non ne parliamo più. Partiamo da quello che è il tuo percorso fino adesso. Non dipende dal papà. Però aver fatto tutte le giovanili, ad esempio, sotto la società che era sua come ti ha condizionato? E’ stato invece magari uno sprone per dire: “No, adesso do il doppio per far vedere che non è che io vengo fuori perché sono il figlio di…” Insomma, questo aspetto qui, come è crescere e fare un percorso di settore giovanile che abbiamo fatto tutti noi, ma nel tuo contesto “personale”? Diciamo che… Io ho iniziato col calcio, ho fatto otto anni di calcio da piccolo, sono sempre stato esagitato, amavo lo sport alla follia e amo ancora la folla, perché sono un po’ un bambinone, perché sono competitivo anche a 30 anni. Quindi poi mio padre con la Virtus mi trasmise un po’ la passione per il basket. Io iniziai a fare calcio e basket nello stesso anno. Quindi ero al Siepe Lunga, alla Lunetta Gamberini.  Poi ho iniziato a San Mamolo, infine sono andato alla Virtus. Da il basket mi ha sempre preso di più… mi divertivo di più. Ho avuto appunto l’opzione di essere allenato da grandissimi allenatori. Chiaramente, essendo comunque il figlio di qualcuno che contava in società, un po’ anche gli allenatori… non gli pesava, però comunque si guardavano sempre da fare favoritismi. Magari giocavo anche meno di gente che poi è finita, non so, in serie D, ha fatto della bassa serie D e io partivo dietro magari… anche giustamente, poi il mio carattere non mi ha mai premiato perché sono sempre stato uno non tranquillissimo.

Però tu come la vivevi da ragazzo, da adolescente? Ci sono sempre i due lati della medaglia. All’inizio, obiettivamente, ero anche abbastanza brocco, quindi ero il classico giocatore “solo garra”. Poi ho affinato un po’ la tecnica, diciamo. Dopo un po’ mi è stato riconosciuto che sapevo giocare. Però, come in tutte le cose, il cognome un po’ era pesante, un po’ mi avvantaggiava. Comunque è sempre stato un mio grande tifoso  mio padre.

Mi sembra la prima volta che tu venisti a giocare in Fortitudo ci fu una cosa molto carina e goliardica allo stesso tempo. Un avvenimento che esprime quello che è la rivalità cittadina per uno che non è di Bologna. Tuo papà ti venne a vedere in parterre, però era presidente di quegli altri e quindi c’era la Fossa che faceva il coro per te e il coro contro papà. Comunque era tutto molto in allegria, molto in armonia, tutti che ridevano. È stato un bel periodo molto carino. Era una cosa simpatica, molto.

Mi piace ricordare quel momento come un momento di sana rivalità, di sano agonismo, senza odio. 
Torniamo a noi. Visto che la Serie A2 un po’ ricorda quelli che erano i vecchi campionati di Serie A quando c’erano solo due americani, come si inseriscono i due suddetti in un contesto a stragrande maggioranza composto da giocatori italiani? Ci sono più difficoltà, secondo te, rispetto alla Serie A? A livello di gruppo e anche a livello tecnico. No, diciamo che in generale ci sono i rookie americani che tendono a stare molto per i cavoli loro. Poi dipende sempre da dove vengono, per esempio se vengono dal profondo sud degli Stati Uniti, dove sono un po’ più particolari perché molti non sono mai usciti dagli USA. Poi ci sono gli altri, tipo Gabriel, il mio compagno, che è in Europa da 10/15 anni. Questi sono molto più espansivi. Poi chiaramente essendo due, fanno un po’ squadra. Però non mi sento di generalizzare, mi sono sempre trovato molto molto bene. Poi come c’è l’italiano che arriva in spogliatoio, si fa la doccia per i cavoli suoi, non parla e va via, c’è anche l’americano che non si fa mai la doccia con i compagni e fa così. Noi siamo, in generale, giocherelloni, però poi dipende… Però mi sono sempre trovato bene, non ho mai avuto problemi, anzi, non ho mai avuto compagni americani che arrivavano qua e pensavano solo a segnare e a farne 30… no…in verità è successo. Però mi metto nei loro panni, se io vado a giocare a Taipei o in quei posti là… poi penso a fare 30 punti. Comunque loro sanno giocare bene e sanno star bene in gruppo.

L’anno scorso non eri a Bologna. Però la struttura sui due americani, è rimasta, cioè due vicino a canestro. Questo responsabilizza un po’ voi esterni, come reparto? A me in generale piace molto questo assetto perché comunque trovare dei lunghi forti, sia grossi che atletici, italiani non è semplice. Sia al nostro livello di A2 ma anche in serie A i lunghi si contano sulle dita di una mano. Avere un lungo americano che ti faccia presenza e anche un quattro muscolare, secondo me è un grosso vantaggio. Poi noi abbiamo il vantaggio di avere giocatori tipo Aradori, tipo Fantinelli che sono dei “lussi”, anche Bolpin. Quindi secondo me è una struttura che, alla lunga, può essere vincente. Poi a me piace giocare in modo dinamico, veloce. Aver trovato dei cinque “bonsai”, che capiscono anche un po’ il basket, per me è fenomenale, mi piace tanto. Se mi metti uno più statico, magari che fa il tiretto dalla media, per il mio modo di giocare, mi piace meno.

Avevamo deciso di parlare delle tre stagioni e fare anche dei confronti, ma siccome abbiamo già parlato un po’ della prima e un po’ della seconda volta che arrivò in Fortitudo, andiamo direttamente alla terza. La Fortitudo è dove vuole stare? I valori rispecchiano quello che dice il campo, oppure c’è qualche squadra, tipo Brindisi, ancora un po’ nascosta? Faccio una premessa veloce riguardo la nostra situazione. Noi purtroppo abbiamo tre vinte, tre perse. Di queste tre perse: a Milano abbiamo giocato obiettivamente male, eravamo in emergenza ma non vuol dire, nelle altre due eravamo sopra di 10 e per due volte abbiamo perso contro squadre che, secondo me, dovevamo battere e ci meritavamo di battere. Senza nulla togliere a loro, secondo me una o due vittorie in più potevamo averle. Potevamo essere terzi o quarti, che penso sia la posizione che rispecchia il nostro valore ad oggi, senza Aradori. Detto questo, ci sono 6 o 7 squadre molto forti. Cantù in primis, poi Rieti, sempre ostica. Anche Rimini sta giocando molto bene, poi l’Urania ha talento e Udine. Ci sono squadre veramente buone. Anche la stessa Orzinuovi, secondo me, finirà comunque nei primi 5 o 6 posti. Pesaro non l’ho ancora vista ma vedo sempre le statistiche e gli score, vedo che hanno dei problemi, sicuramente, perché i nomi sono importanti. Brindisi è martoriata dagli infortuni. Per queste vedremo… magari anche Cividale, che a me piace molto come squadra e sta vincendo tanto. Forse altre squadre più blasonate, alla lunga, colmeranno un po’ questo gap. Aggiungo anche Piacenza che non ha mai vinto, però ha perso con Rimini di uno. Quindi vedremo… Sicuramente ci sarà una bella lotta per i primi 6/7 posti, questo sì.

Vi aspettavate una Rimini così in palla e Forlì che non ingrana? Rimini ha preso Robinson, un giocatore comunque stra-pagato. C’è Tomassini, c’è Johnson. Andare a vincer lì non è facile, me l’aspettavo nei primi 6 o 7 posti. Forlì, contro di noi, non mi ha fatto una grandissima impressione. Magari si amalgamerà meglio il gruppo e giocheranno meglio insieme, vediamo alla lunga. Martino comunque è bravo ed esperto.

Tu a Piacenza hai giocato insieme a Veronesi? .

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Veronesi è in serie A, a Sassari, quest’anno. Non è che molti giocatori di serie A2 siano un po’ sottovalutati? C’è gente che può entrare tranquillamente nei 12 della serie A. Allora, il discorso è un po’ complicato. Secondo me c’è una grossa differenza fra i giocatori in Serie A che giocano davvero e che guadagnano i soldi e i giocatori che fanno i comprimari e sperano di giocare in squadre di medio-bassa classifica, che lotta sempre per non arrivare fra le ultime due. In Serie A, per squadra, ci sono nove giocatori nelle rotazioni ed italiani che sono nelle rotazioni, ce ne sono veramente pochi secondo me. Ci sono 5 o 6 americani, che hanno, a differenza degli italiani (parlo in generale) più fisicità e più atletismo. Quindi trovare tipo un Rossato, che possa stare bene in campo come lui, non è facile e non ce ne sono tantissimi. Invece ce ne sono tanti che, per esempio tipo me, che possano giocare a Scafati per 10 minuti. Però, alla fine, passino dall’andare a Scafati, all’andare a Tortona o Venezia, ce n’è meno. Moretti, che è bravissimo secondo me, ha fatto questo step, passando dall’essere un giocatore che può giocare 5 minuti a giocare in una squadra media in cui può fare 15/20 punti. O un Alviti di turno, che comunque ha lottato per non essere un giocatore italiano da 40/50 mila euro e passare a prenderne 80, 90, 100 mila. Secondo me quel gap è ancora molto grosso. E’ il salto tra gli italiani che sperano di essere in rotazione e guadagnano poco e gli italiani che prende una Tortona.

Il tuo percorso nelle giovanili Virtus ti ha permesso di vedere giocatori di serie A di un grande livello. Tu ti sei mai ispirato a qualcuno che hai visto passarti di fianco? Diciamo sì, ho visto tanti campioni che hanno giocato con me. Però magari mi sono ispirato, io da ragazzino un po’ testardo, ai crossover tipo di Derrick Rose, di quei giocatori americani. Ero molto un giocatore “da campetto”. Adesso magari guardo, non so, Campazzo, giocatori così che mi piacciono, molto solidi. Un tempo giocavo molto più in modo “da campetto”. Questo mi ha portato a cambiare, anche non in negativo. Però un tempo ero molto sfacciato, tiravo, adesso sono uno molto più ragionatore, mi faccio molti più problemi: “se non la passo a questo chissà cosa dice….” Un tempo ero “boom”, prendevo, tiravo, segnavo da tre in faccia la gente. Adesso sono molto meno sfacciato e più pensatore. Ci vorrebbe una via di mezzo. Anche l’anno alla Fortitudo, purtroppo, mi facevo mille pare su come giocare bene, su come far giocare gli altri. Piuttosto, con un allenatore come Sacchetti, bisognava essere molto più sfacciati. Chiaramente non c’era il pubblico e tante cose di contorno che comunque non aiutarono, ma non per trovar scuse, però i dovevo essere più sfacciato e guardare più come giocavo da ragazzino, da ventenne, piuttosto di come gioco adesso dove penso a far sempre la cosa giusta o, magari, arrivo sotto e la scarico invece di tirare.

Nelle partite che ho visto in queste settimane vedo che ti piace molto passare la palla, la passi molto bene. Mi sembra che, come hai detto, tu sia molto più ragionatore e preferisca, non lo so poi se è vero me lo dirai tu, un assist a un canestro. Sei chiaramente cresciuto, maturato nel tuo modo di giocare, e forse sei anche molto più playmaker. Questo sì, ti do ragione, assolutamente. La chiave è trovare il giusto equilibrio tra l’essere pericoloso e i passaggi. Ci sono tanti playmaker tipo Teodosic, per dirne uno, che è uno che forza tutto, però fa passaggi illuminanti. Se non forzasse così tanto poi non sarebbe così pericoloso quando fa i passaggi. Non è facile, anche Sloukas tira tanto, poi fa tanti passaggi ma tira. Ogni volta che ha la palla la difesa gli sta attaccata. Ma anche lo stesso Campazzo fa dei 20, poi fa anche 10 assist. Essere pericoloso ti aiuta. Poi chiaramente quando fai parte di un gruppo come me, con 10 giocatori veri, magari una volta giochi 13 minuti e non è che puoi giocare così aggressivo. Cioè, devi anche comunque fare la cosa che serve al gruppo.

E ora arriva un momento un po’ difficile per me, perché è una domanda che non vorrei fare, se vuoi puoi non rispondere. Dato il tuo passato e il tuo presente, da che parte stai? Cosa tifo?

Sì, però vai tranquillo, poi anche non dire… No, ma lo dico senza problemi, sono sempre stato tifoso virtussino. Chiaramente adesso ho 30 anni, guardo tantissima pallacanestro, sia Eurolega che campionato e, ultimamente, quando guardo il basket, forse perché conosco tanti nell’ambito, mi vedo molto superpartes, capito? Quindi lo sport, ma anche il calcio per dire, vado tanto a vedere il Bologna, però lo vedo più come addetto ai lavori, piuttosto che da infoiato che non dorme la notte, se non vince. Poi tra Virtus, Milano e Venezia conosco tre giocatori su 10 a testa, quindi faccio anche fatica a dire odio quella squadra, mi sta simpatica quella. Sicuramente essendo bolognese, spero sempre che la Virtus e la Fortitudo siano a livelli più alti possibile, perché tutti ne giovano di ‘sta cosa. Mi piace vedere il basket, mi piace vedere il basket, però non mi strappo i capelli se una squadra vince o se una squadra perde.

Adesso qualcosa legato all’attualità perché sembra quasi certo il passaggio di Nico Mannion da Varese a Milano. Volevo un’opinione. Mossa giusta da parte di Mannion andare a Milano? Ha fatto bene Milano a prenderlo e può rilanciarsi? Allora, Mannion è un giocatore che mi può piacere in una squadra media. Secondo me una squadra forte come Milano, se lo prende è per il campionato, perché serve un italiano forte. Però, secondo me, è un playmaker che veramente gioca troppo con la palla in mano e molto fine a se stesso. Una squadra forte con Shields, con Mirotic, con Bolmaro e Dimitrijevic… questi sono giocatori che hanno bisogno tanto di realizzare, di penetrare. Secondo me serve più un collante ad altri livelli, che faccia giocare la squadra.

Penso che questo punto nasca anche un problema con Flaccadori, perché credo che toglierà spazio a un giocatore che a me è sempre piaciuto. A me piace, ma Flaccadori è un play? Secondo me è più una guardia. Lui entra e la spara. Non è uno che crea per gli altri.

È vero, è vero anche quello. Ho una coppia di domande un po’ scomode, come sempre puoi non rispondere. In questa Fortitudo di oggi, se devi dare la palla per un ultimo tiro a qualcuno, senza Pietro, a chi sceglieresti di affidare l’ultimo tiro? E la seconda domanda, più semplice, ti è capitato in carriera di giocare sotto la Serie A e di avere giocato con qualcuno che hai detto: “ma perché gioca qua? Questo potrebbe fare molto di più”. Bella domanda. Allora… dovrei pensare a chi… magari un post basso di Fantinelli è sempre scomodo e produce sempre vantaggi per i compagni, con me guardia opposta, perfetto. Sì, poi anche Gabriel comunque… può spararla in faccia, però va servito bene. Fare un pick-and-pop con lui risulta sempre scomodo per la difesa. Invece i giocatori molto forti con cui ho giocato, dovrei pensarci, ho una memoria disastrosa io, preambolo. Adesso magari mi viene in mente fra qualche minuto, giocatori molto forti… uno che mi viene in mente, non ci ho mai giocato insieme, però ci ho giocato contro, ora gioca a Tortona e mi piace molto e non pensavo che potesse arrivare a questi livelli. È Denegri, veramente, ha un fisico che è alto 1,75 ed è, passami il termine, un po’ “sfisicato”, cavoli, gioca veramente bene. Non è un play, non è una guardia, è un uno o due, però anche con Trapani ha dominato. Sa stare bene in campo e ha tanta personalità. Quindi tanto di cappello a Denegri, infatti gioca Tortona che è una super squadra.

A proposito di Tortona, e visto che tiriamo fuori un nome di un bolognese doc, cosa ne pensi di Leo Candi. E’ un ottimo giocatore, mi piace molto.

Parliamo della V. Non si capisce Zizic come prenderlo, nel senso che fa fatica a fare anche le cose semplici in Eurolega, fa fatica anche in difesa. Magari non mi aspetto venti punti, però un paio di difese buone, sette, otto rimbalzi, ma anche queste sono cose che fa fatica a fare in questo momento. Non è spiegabile con i -pochi- minuti e lo zero a Cremona, anche, non è spiegabile. Non so se hai una tua opinione? Sì, vorrei contestualizzare. Parliamo sempre di giocatori nettamente più forti di me e io li critico in relazione al campionato che fanno e ai contesti in cui sono. Se giocassero con me, mi sputtanano, mi spostano e mi fanno 30 punti. Tra i due mi piace molto Diouf, che è un lungo intelligente, con le mani veloci, mobile e che fa un po’ tutto. Zizic è molto statico, non prende rimbalzi ad oggi, insomma, blocca un po’… Non è lento, però non è dinamico, a me piacciono più lunghi dinamici. Diouf è un prospetto che farà molto, molto bene.

Però tu capisci che, ne parlavamo l’altra volta, Diouf doveva essere il secondo o terzo cambio, si sta dimostrando, invece, un giocatore imprescindibile. Sì, infatti anche Cacok, secondo me, a quei livelli di Eurolega farà fatica.

Non è solo un problema del lungo. Io insisto da tempo che secondo me è un problema anche di playmaker, nel senso che ci sono tanti esterni, bisogna farli convivere e secondo me sarebbe indispensabile. Morgan, a tratti sembra più una guardia che un play, in questo momento Hackett sta facendo fatica. Pajola nelle mie squadre lo vorrei sempre, ci mancherebbe ma non è ancora un giocatore protagonista in Eurolega. Cosa ne pensi del fatto che magari non servirebbe solo un lungo ma anche un playmaker? Hackett non è in confidence attualmente. Dispiace perché è un giocatore che sul campo è veramente un playmaker, se fosse un allenatore lo vorrei perché è ordinato, fa giocare i compagni, non è egoista, è fisico. Detto questo non so la prestazione di Zizic quanto cambierebbe, secondo me non è un problema di playmaking ad oggi. Poi è chiaro che dici prendi un giocatore che passa veramente bene la palla, magari Zizic un po’ ne giova. Però lo vedo veramente indietro di condizione proprio lento.

Diventerai poi allenatore? Non sono in tanti che fanno analisi così… È un complimento. No, ti ringrazio, però non mi vedo nell’ambito sportivo. Vediamo… poi magari cambio idea.

Si legge quasi sempre che Belinelli e Hackett sono indietro con la preparazione. A parte il fatto che per i giocatori, purtroppo, la parabola discendente a una certa età arriva, dal punto di vista degli allenamenti come si fa a gestire una squadra così diversa? Cioè, da una parte hai gente giovane e dall’altra parte però hai dei veterani che probabilmente vanno gestiti in maniera diversa dal punto di vista della preparazione atletica. Può essere anche quello un problema? Il non riuscire a sincronizzare le due cose? Allora, ti dico, se giocassi in NBA probabilmente sarei 130 kg perché veramente non si allenano mai, viaggiano sempre giocano e basta. Quindi sicuramente sta molto al giocatore in sé tenersi ed allenarsi al massimo quando giochi due volte a settimana. Poi c’è da dire che una squadra, facciamo un esempio d’Eurolega, otto o sette sono stranieri e i neri soprattutto fisicamente… Cioè guardi un Tucker che ha dei polpacci “così”, obiettivamente tanti non hanno bisogno di fare un lavoro incredibile in palestra per tenere una condizione buona. Poi guarda anche un Bellinelli che ha 39 anni, ha una fame come se ne avesse 17, vuol dire che è un gran lavoratore. Però sta molto a te stesso tenerti in forma. Quindi vai gestito, poi chiaramente chi gioca poco farà più lavoro, te lo fanno fare anche gli allenatori. Però non è una cosa da sottovalutare. Quando fai i due impegni, poi in Europa giochi magari in Turchia e poi giochi in Israele. L’allenamento ogni tanto passa in secondo piano però devi sempre essere in forma.

Immagino che ci sia anche un grosso lavoro da parte di medici fisioterapisti quando si gioca così tanto. Sì, sì, poi io parlo per me, non posso prescindere dalla condizione atletica, lo ammetto. E poi ci sono giocatori, tiratori magari che lo sono meno, ecco.

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