Giovedì 31 ottobre a Udine la manifestazione indetta dallo Spi-Cgil, con l’adesione della Flc
I pensionati e i lavoratori della scuola della Cgil fianco a fianco contro le scelte della Finanziaria nazionale. La manifestazione, che si terrà giovedì 31 ottobre a Udine, in piazza Venerio, è stata indetta nell’ambito della mobilitazione dello Spi sulla difesa del potere d’acquisto delle pensioni e contro l’impostazione della legge di bilancio.
Scenderà in piazza anche il sindacato scuola della Cgil, la Flc, che giovedì sciopererà a sostegno della trattativa sul rinnovo del contratto nazionale 2022-24: sotto accusa le scelte del Governo, dal momento che le risorse stanziate consentiranno aumenti salariali del 5,8%, appena un terzo dell’inflazione subita nel triennio di riferimento.
Mancata rivalutazione
L’obiettivo della manifestazione, hanno spiegato i segretari regionali Renato Bressan (Spi) e Massimo Gargiulo (Flc), è rivendicare l’esigenza di un radicale cambio di rotta nelle politiche del Governo. Sotto accusa, in primis, la conferma dei tagli alla rivalutazione delle pensioni e il sottofinanziamento del nuovo contratto della scuola, ancora da siglare nonostante sia ormai prossima la scadenza del triennio di vigenza.
A pagarne gli effetti, in regione, 91mila pensionati, penalizzati dalla ridotta indicizzazione degli assegni al di sopra dei 2.300 euro lordi: la perdita media, a seconda delle fasce di reddito, va dai 700 agli 8mila euro lordi l’anno, quindi da 1.000 a circa 10mila euro netti nel biennio. “Ma l’effetto sarà permanente nel tempo, visto l’effetto di trascinamento della mancata rivalutazione, che si ripercuoterà negativamente anche sulle rivalutazioni future”, ha sottolineato Bressan.
Scuola, mancano 270 euro al mese
Quanto ai lavoratori della scuola, l’aumento medio nel triennio, in base alle risorse stanziate del Governo, sarà di 135 euro mensili, a fronte dei 400 che sarebbero necessari per neutralizzare l’effetto dell’inflazione. Una perdita secca che solo nel 2024 ammonterebbe a 3.500 euro.
“A queste motivazioni – dichiara Gargiulo, ricordando che lo sciopero riguarda anche i lavoratori dell’università e della ricerca – si sommano le mancate risposte contro il dilagare del precariato sia tra i docenti sia tra gli Ata: sono 5mila i lavoratori con contratti precari, su una pianta organica complessiva che in regione è di circa 20mila posti tra docenti e Ata. A fronte di questo le immissioni in ruolo totali, tra quelle già attuate a quelle previste, sono meno di 1.200″.
Sanità sottofinanziata
Oltre alla battaglia su pensioni e contratto della scuola, la mobilitazione riguarda anche altri temi legati alla Finanziaria, come il sottofinanziamento della sanità: “La manovra – denuncia Bressan – prevede un incremento di 1,3 miliardi della spesa sanitaria, di cui 400 milioni derivanti dal gettito del ticket, a fronte dei 4,6 miliardi che erano stati promessi. Tutto questo mentre si continua a non aggredire l’evasione e i 208 miliardi di economia sommersa. Da un lato si vara il concordato, che di fatto equivale all’ennesimo condono, dall’altro si continua a tagliare la rivalutazione delle pensioni, che ha già garantito negli anni decine e decine di miliardi alle casse dello Stato. Lo Spi dice basta e chiede di tornare alla piena rivalutazione all’inflazione di tutte le pensioni, oltre a una riforma del fisco capace di contrastare l’evasione e di tutelare il potere d’acquisto di pensionati e lavoratori”.
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