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La richiesta, spiega il Comitato che si batte per l’abolizione dell’obbligo contributivo alla cassa di categoria, è motivata dal rischio che i farmacisti dipendenti e in particolare i neo-assunti, con una paga base di circa 1.400 euro netti mensili, si trovino a dover pagare tre previdenze: l’Inps attraverso le trattenute in busta paga, i contributi obbligatori Enpaf in quanto iscritti all’Albo professionale e infine la previdenza complementare con una parte del trattamento di fine rapporto.
Entrando nel dettaglio, i farmacisti che si battono per l’abolizione dell’obbligo Enpaf sottolineano che il pagamento del contributo di solidarietà (opzione scelta dalla stragrande maggioranza degli aventi diritto) è di fatto “un versamento a fondo perduto. Chiediamo che venga messo uno stop al paradosso previdenziale dei farmacisti e che invece prevalga il buon senso allineando la previdenza dei farmacisti dipendenti a quella di tutti gli altri lavoratori subordinati”.
Se davvero esiste la volontà di garantire maggiori tutele previdenziali alle nuove generazioni che ne hanno particolare bisogno, argomenta la lettera del Comitato No Enpaf obbligatorio, “allora i giovani farmacisti dipendenti iscritti all’Albo dovrebbero essere gli ultimi a dover essere costretti a pagare obbligatoriamente un contributo a un ente previdenziale che ha registrato nel 2023 un patrimonio di oltre 3 miliardi di euro e un utile di oltre 200 milioni di euro. È altrettanto assurdo che molti farmacisti dipendenti e disoccupati iscritti all’Albo siano ancora oggi costretti a pagare la quota annuale Enpaf di 2.680 euro se non posseggono i requisiti di lavoro o di disoccupazione chiesti dal regolamento dell’ente o di 5.316 euro se presentano la domanda di riduzione della quota in ritardo”.
Sulla base di questi motivi, la lettera del Comitato No Enpaf obbligatorio chiede che venga riattivato l’iter legislativo della proposta di legge AC n. 595 presentata dai deputati Gribaudo e Sarracino il 17 novembre 2022, assegnata alla XI Commissione Lavoro il 13 febbraio dell’anno successivo e ancora in attesa di essere discussa. La proposta legislativa propone “di togliere l’obbligo previdenziale Enpaf ai farmacisti dipendenti”, come evidenziano i farmacisti del Comitato No Enpaf obbligatorio nella loro lettera.
La lettera fornisce anche l’occasione per parlare di un “altro aspetto di rilevante importanza per la categoria dei farmacisti dipendenti di farmacia privata”, ovvero il rinnovo del Ccnl scaduto lo scorso 31 agosto. “Vista la forte carenza di farmacisti collaboratori su tutto il territorio nazionale” chiede al riguardo la lettera “si ritiene urgente un rinnovo che preveda un consistente aumento contrattuale e un miglior bilanciamento vita/lavoro, al fine di rendere più attrattiva la professione oggi gravata da troppe responsabilità non degnamente remunerate. Si metta quindi al primo posto l’interesse dei lavoratori e delle giovani generazioni” conclude la lettera del Comitato No Enpaf obbligatorio “perché la loro tutela, lavorativa e previdenziale, è il miglior investimento per il futuro del nostro Paese”.
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