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Accesso, equità, innovazione: no agli interventi occasionali #finsubito prestito immediato


Finanziamento del SSN e riparto regionale, programmazione e valutazione degli investimenti, svolta digitale e intelligenza artificiale: su questi temi, ovviamente con una particolare focalizzazione sul ruolo del farmacista del servizio sanitario nazionale, ha dibattuto il 45° Congresso SIFO appena concluso nella sessione “Qualità ed equità di accesso per un SSN sostenibile: quale innovazione”.

L’evento ha cercato, con il contributo di alcuni esperti e osservatori autorevoli, di identificare il bisogno sistemico di innovazione dell’intero sistema delle cure, senza trascurare una visione coraggiosa capace di osservare il futuro della sanità nazionale, con atteggiamento fedele al titolo stesso del congresso di Napoli.

Tonino Aceti (presidente di Salutequità), coordinatore della sessione insieme a Simona Serao Creazzola (coordinatrice del Congresso), ha ricordato che “in questi giorni si rincorrono i dibattiti sulle cifre relative al finanziamento del SSN, nella domanda ricorrente se le risorse disponibili siano sufficienti o ancora troppo poche. Credo sia da ricordare – ha proseguito Aceti – che di risorse ne servirebbero certamente sempre di più, ma al contempo abbiamo dei limiti derivanti dalla ridotta crescita economica del Paese, dall’elevato debito pubblico e dai relativi interessi, oltre che dai vincoli europei. In questo scenario il dialogo sull’innovazione e sulle riforme risulta doveroso e centrale perché può contribuire a recuperare da subito risorse e a razionalizzare il sistema”. “E proprio per questo”, ha aggiunto Simona Serao Creazzola “è necessario ragionare sulle riforme, perché così possiamo condividere alcuni interrogativi centrali: se intendiamo davvero mettere mano a riforme di sistema, se intendiamo approcciarle nel modo più corretto e con quali contributi intendiamo identificarle”.

Gli interlocutori intervenuti hanno approfondito proprio questi temi delineando un quadro non facile, ma chiaro. Inizialmente con l’intervento di Mariella Mainolfi (direttore generale professioni sanitarie e delle risorse umane, Ministero della Salute) che ha descritto l’attuale compagine dei farmacisti ospedalieri. La professione, tra le più giovani del servizio sanitario nazionale come età media, è tra quelle in grado di supportare il sempre maggiore orientamento del Servizio Sanitario Nazionale ad una medicina di prossimità. Il tutto garantendo farmacovigilanza, gestione di terapie sicure, efficaci ed appropriate ed i rapporti di costo-efficacia, per evitare sprechi e contenere i costi complessivi del SSN, quasi a posizionare la professione nel suo possibile contributo alle riforme.

A seguire Federico Spandonaro (presidente del Comitato Scientifico di CREA Sanità) ha illustrato con dovizia di numeri e statistiche l’attuale stato di salute delle economie del SSN, precisando di essere consapevole che “le soluzioni non sono né alla portata di mano, né così facili. Probabilmente c’è bisogno veramente di un momento di collaborazione collettiva per condividere un punto di partenza a proposito di quello che si può veramente realizzare”. “Non vedo grandi innovazioni recenti – ha detto Spandonaro – Vedo sicuramente tanti interventi che si susseguono negli anni, ma non impostazioni strategiche differenti. Bisognerebbe forse metterci a tavolino e avere il coraggio di capire che bisogna ripensare a tanti temi dati per rigidamente acquisiti: già superare la logica del riparto attuale, e definirla maggiormente sulla base degli effettivi bisogni sanitari delle popolazioni, sarebbe un ottimo risultato”. Alla fine, ha sottolineato Spandonaro, torniamo al titolo di questo Congresso: credo che ci voglia davvero una vision del futuro che ci permetta di pensare ad un sistema nuovo che mantiene i principi di universalismo ed equità d’accesso, ma su una base moderna e nuova“.

La sessione SIFO con l’intervento di Chiara Sgarbossa (Direttore dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano) ha cercato poi di comprendere il contributo che le tecnologie digitali stanno offrendo al SSN, domandandosi qual è lo stato di sviluppo della sanità digitale in Italia e quali sono i passi da compiere affinché si possano sfruttare appieno queste tecnologie. Affrontando l’impatto attuale dei servizi di telemedicina, servizi digitali e FSE – nelle mille differenze attuative registrabili tra regione e regione – Sgarbossa ha sottolineato un’urgenza strategica: non possiamo pensare che di fronte all’impatto dell’innovazione digitale in sanità l’organizzazione, i ruoli, i processi e le competenze di professionisti sanitari e pazienti possano essere quelli di prima. Ed anche in questo caso, quindi, si torna al messaggio principale emerso dalla sessione: l’innovazione oggi non può essere occasionale o limitata, occorre mettere mano al sistema nella sua interezza.

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Il commento SIFO alle dinamiche e questioni presentate in sessione è emerso dalle parole di Simona Serao Creazzola: “programmazione è la chiave di volta dell’immediato futuro. E la programmazione si fa alla luce della sostenibilità sociale, economica ed ambientale, attraverso la comprensione e valorizzazione dei dati esistenti, anche in chiave HTA, che devono essere in grado di offrire punti di riferimento ai protagonisti del dialogo politico e delle decisioni istituzionali. SIFO può dare un enorme contributo in questo senso. E speriamo, anzi ci attendiamo, di poterlo portare laddove c’è l’intelligenza e la sensibilità per raccoglierlo”.

“Il messaggio che ci portiamo a casa – ha concluso Tonino Aceti – è che a fronte di uno scenario che rimane complesso per la sostenibilità del SSN, sono sicuramente molto importanti le risorse sulle quali poter contare, ma allo stesso tempo non possiamo e non dobbiamo sottrarci dalla responsabilità di innovare e riformare il nostro SSN al fine di renderlo più resiliente e più capace di rispondere ai bisogni dei cittadini. Lo possiamo fare partendo ad esempio dal chiedersi tutti i giorni se stiamo valorizzando al meglio le risorse che abbiamo, e su questa partita tutte le professioni sanitarie e quindi anche il farmacista ospedaliero possono dare un grandissimo contributo”.



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