L’imposta sui redditi delle persone fisiche, nota come Irpef, a seguito della Riforma Fiscale, ha subito per il solo anno 2024 delle modifiche.
Tali modifiche saranno rese strutturali dalla Legge di Bilancio 2025 (Legge di bilancio 2025: cosa contiene il DDL approvato) che interverrà sui relativi articoli del TUIR.
In sostanza diventa strutturale l’accorpamento dei primi due scaglioni, con aliquota al 23% fino a 28.000 euro di reddito, ma nel corso del passaggio parlamentare poterebbe essere ridotta l’aliquota del secondo scaglione dal 35 al 33%, estendendo questa fascia di reddito fino a 60.000 euro, qualora le risorse lo permettano.
Nel frattempo, prima che si concretizzi il testo definitivo che mostrerà le reali novità sull’irpef per il 2025 i Commercialisti in audizione in Senato, si esprimono su eventuali correttivi da apportare.
2) Irpef 2025: ipotesi di cambiamento dai Commercialisti
1) Irpef 2025: nuove aliquote e anticipazioni per il prossimo anno
L’Irpef è disciplinata dall’articolo 11 del Dpr n. 917/1986, che detta le regole per il calcolo dell’imposta dovuta.
Il Decreto Legislativo n 216/2023 ha previsto che a partire dal 1° gennaio e fino al 31 dicembre 2024 le aliquote e gli scaglioni dell’Irpef sono così strutturati:
- aliquota del 23% per i redditi fino a 28.000 euro,
- aliquota del 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro,
- aliquota del 43% per i redditi che superano 50.000 euro,
In merito al 2025, il Governo ha più volte evidenziato la volontà di confermare le regole previste ad oggi.
La conferma dell’Irpef a tre aliquote anche nel 2025 è arrivata dapprima dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Ora, la bozza del testo di legge di bilancio 2025 resa disponibilie, prevede che al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, sono apportate le seguenti modificazioni:
- a) all’articolo 11, il comma 1, è sostituito dal seguente:
L’imposta lorda è determinata applicando al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili indicati nell’articolo 10, le seguenti aliquote per scaglioni di reddito:- a) fino a 28.000 euro, 23 per cento;
- b) oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, 35 per cento;
- c) oltre 50.000 euro, 43 per cento.
- b) all’articolo 13, comma 1, lettera a), le parole «1.880 euro» sono sostituite dalle seguenti: «1.955 euro».
Ricordiamo che in un’Ansa di ottobre il Ministro ha dichiarato: “Siamo impegnati non solo a confermare il taglio del cuneo e la riduzione delle tre aliquote, ma anche a renderle strutturali negli anni a venire”,
In base alle risorse reperibili con la manovra finanziaria, il Governo sta anche ipotizzando di:
- cambiare la seconda aliquota dal 35 al 33 per cento;
- e, agendo sugli scaglioni, alzare il secondo gradino fino a 60.000 euro.
La legge di Bilancio per il 2025 intende ridisegnare l’Irpef attraverso la conferma del modello di aliquote e scaglioni definito lo scorso anno e l’introduzione di nuove regole per cuneo fiscale e detrazioni.
Viene resa strutturale anche l’equiparazione dell’area di esenzione fiscale dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 15mila euro con quella dei redditi di pensione, attraverso l’incremento della relativa detrazione da 1.880 a 1.955 euro.
Va evidenziato inoltre che la novità più rilevante, è rappresentata dalla revisione della disciplina delle detrazioni, sostanzialmente riscritta.
Solo per gli oneri detraibili dai contribuenti che dichiarano più di 75mila euro viene introdotto un nuovo criterio di computo delle spese eleggibili.
In proposito leggi: Detrazioni Irpef 2025: cosa cambia dal 1° gennaio.
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2) Irpef 2025: ipotesi di cambiamento dai Commercialisti
Con un comunicato pubblicato sul proprio istituzionale il CNDCEC evidezia i contenuti della audizione in Senato relativamente ai contenuti della Legge di Bilancio 2025.
Secondo il CNDCEC si dovrebbero utilizzare gli incassi derivanti dal concordato preventivo biennale per portare il limite del secondo scaglione IRPEF fino a 56 mila euro di reddito, con benefici massimi pari a 480 euro ed un costo complessivo stimato pari a 1,2 miliardi di euro.
Viene precisato che “La previsione di incasso di 1,3 miliardi dal concordato preventivo biennale formulata dal Viceministro dell’economia Maurizio Leo può aprire diversi scenari di rimodulazione dell’Irpef per ridurre la pressione fiscale. Come Consiglio Nazionale, abbiamo più volte ipotizzato l’estensione del secondo scaglione di reddito per venire incontro al ceto medio, cioè ai contribuenti che dichiarano oltre 50 mila euro di reddito imponibile, che sono sempre stati esclusi fino ad ora da ogni intervento. In questo caso – spiega – i contribuenti sopra 50 mila euro di reddito imponibile vedrebbero ridursi l’aliquota di 8 punti percentuali dal momento che, spostando in avanti lo scaglione, chi prima si trovava nell’ultimo scaglione, quello con aliquota al 43%, si ritroverebbe, invece, nel secondo con aliquota 35%”.
De Nuccio ricorda come nei mesi scorsi i commercialisti avessero ipotizzato uno spostamento del limite del secondo scaglione a 70 mila euro che produrrebbe un beneficio massimo pari a 1.600 euro per chi dichiara 70 mila o più euro di reddito e benefici via via minori per chi si trova sotto 70 mila euro fino ad azzerarsi in corrispondenza di 50 mila euro di reddito.
Il costo complessivo di una tale operazione è stimabile in circa 3,3 miliardi di euro e coinvolgerebbe circa 2,8 milioni di contribuenti.
Nel formulare la proposta i Commercialisti avevano anche detto che, sulla base delle risorse disponibili, il limite del nuovo scaglione avrebbe potuto essere fissato ad un livello intermedio in modo da avviare la modifica e via via che si liberavano nuove risorse il limite avrebbe potuto raggiungere i 70 mila euro di reddito imponibile.
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