Più che alla leggendaria patria di Guglielmo Tell, la Svizzera odierna assomiglia a Palo Alto. La «Silicon Valley della Robotica», com’è stata definita, ma con vista panoramica sulle Alpi. È nata qui, anche se da una (brillante) mente italiana, la prima macchina al mondo in grado di produrre la pelle per riparare tessuti cutanei umani. Un’innovazione della medicina rigenerativa, che tra qualche anno potrebbe cambiare la vita ai pazienti ustionati. Tutto merito dell’incontro tra il know-how del Centre Suisse d’Electronique et de Microtechnique (Csem) e la caparbia della dottoressa agrigentina Daniela Marino: «Ho iniziato il progetto mentre ero all’Università di Zurigo come ricercatrice, dopo aver ottenuto un finanziamento di cinque milioni di franchi. Nel 2017 ho creato una start up e, grazie ai fondi di Innosuisse, il Csem ha realizzato il nostro macchinario».
Il Csem è un centro di ricerca e tecnologia no profit, con base a Neuchâtel e sei sedi in Svizzera, specializzato nello sviluppo di disruptive technologies: quelle «tecnologie dirompenti» che, se da un lato sono un azzardo per gli investitori, dall’altro, quando si rivelano vincenti, trasformano radicalmente la vita delle persone. La start up si chiama Cutiss e ha sede nel Bio-Technopark di Zurigo-Schlieren. È uno spin-off biotech dell’Università di Zurigo (UZH) e ha vinto il Top 100 Swiss Startup Award 2020. Ha già raccolto oltre 92 milioni di franchi (quasi 100 milioni di euro) da investitori privati ed enti pubblici internazionali. «Cutiss è una storia italiana, ma è nata grazie al sostegno della Confederazione» ricorda Marino, all’epoca un’imprenditrice di 35 anni, con il secondo figlio in arrivo.
«Noi abbiamo creato più di 50 start up e spin-off negli ultimi 40 anni e il nostro giro d’affari viaggia sui 110 milioni di franchi, quasi 120 milioni di euro» spiega Francesco Crivelli, capo della Ricerca e sviluppo aziendale del Csem, che Panorama incontra a Lucerna. «Attualmente lavoriamo a centinaia di progetti tecnologici, tra cui un sistema di fingerprinting (tracciamento, ndr) dei difetti dei binari». Circa il 10 per cento dei loro progetti si basa su idee di start up innovative, sviluppate in collaborazione con le università e gli istituti federali svizzeri di tecnologia. A spiccare, conferma uno studio dell’Ufficio europeo brevetti, è il Politecnico federale di Zurigo (Eth), con 101 start up che hanno registrato domande di brevetti nella ricerca tra il 2000 e il 2020. Oltre al centro universitario, tra i partner di molte nuove aziende figura l’Istituto Dalle Molle di Lugano, uno dei centri pionieristici nel mondo negli studi sull’intelligenza artificiale. Nel moderno campus condiviso dalla facoltà di Informatica dell’Università della Svizzera italiana (Usi) e dal Dipartimento di tecnologie innovative della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi), si è guadagnato fama internazionale il laboratorio di Robotica, che studia l’interazione uomo-macchina.
È in queste aule che Shane Legg ha concepito le basi di DeepMind, una start up che fonde neuroscienze, robotica e machine learning, acquistata da Google nel 2014 per circa 500 milioni di dollari. In questi anni, il piccolo Cantone del Ticino è riuscito a sfruttare sinergie strategiche per il suo sviluppo tecnologico. «La vicinanza all’Italia, e alla Lombardia in particolare, amplifica i nostri numeri: nell’arco di 50 chilometri abbiamo un bacino di circa sei milioni di persone» spiega Luca Nonella, consulente dell’Ufficio per lo sviluppo economico del Canton Ticino, che si occupa di start up straniere interessate a stabilirsi in Svizzera. La Commissione europea, nel suo European Innovation Scoreboard, ha identificato il Ticino tra i primi dieci sistemi dell’innovazione a livello europeo e al secondo posto, dopo Zurigo, a livello nazionale. «Nonostante i nostri numeri siano contenuti, abbiamo circa 350 mila abitanti, riusciamo a esprimere un alto livello di innovazione» aggiunge Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia del Cantone.
Dal 2025 avviare una start up in Ticino sarà sempre più attraente anche grazie a una fiscalità vantaggiosa, pari a circa il 15 per cento di pressione fiscale complessiva sull’utile aziendale. La vocazione hi-tech ticinese si proietterà sull’Italia, nel prossimo futuro, soprattutto tramite lo Switzerland Innovation Park Ticino. Un polo dell’Innovazione aperta, basato sulla collaborazione dinamica tra la comunità scientifica e quella imprenditoriale. Il progetto si estende in un’area di 25 mila metri quadri e si svilupperà su più sedi, in tre settori di punta: la meccatronica e l’elettronica, che include il Centro di competenza droni di Lodrino; l’Ict di cui è espressione il Lifestyle Tech Competence Center di Lugano, un Centro delle competenze tecnologiche in cui convergono grandi marchi della moda, del cibo e del design come Barilla, Lavazza, Guess, Microsoft, e dove «entra in gioco la prossimità con Milano, che vanta importanti aziende del lusso attive nella digitalizzazione, nell’e-commerce e nell’automazione»; infine, dal 2025 sarà operativo il comparto delle Scienze della vita (Life Science), farmaceutica e biotech a Bellinzona.
Attualmente Zurigo, considerata «la fabbrica dei talenti d’Europa», ospita il più grande ufficio di Google sul continente europeo con oltre duemila dipendenti che lavorano per Google Maps, YouTube e Gmail, oltre a circa 4.700 studenti/dottorandi di informatica, 1.600 laureati all’anno e la più alta densità di sviluppatori di software disponibili nella regione. Trainati dal successo della Greater Zurich Area, un’iniziativa di marketing territoriale promossa da nove Cantoni, lungo tutto l’altopiano svizzero si dipana una catena di Science Park e Techno Park, che creano terreno fertile per gli investimenti in ricerca e innovazione. E rimodellano, come nel verdeggiante cantone di Uri, l’antica vocazione dei territori. L’economia privata sostiene oltre i due terzi dei costi di questo comparto, che si attestano a circa 22 miliardi di franchi, più del 3 per cento del Pil elvetico. «La Svizzera è posizionata da 13 anni come il Paese più innovativo al mondo secondo il Global Innovation Index e il secondo al mondo in competitività per il World Competitiveness Ranking» commenta a Panorama l’ambasciatrice elvetica in Italia, Monika Schmutz Kirgözin. «L’innovazione, la ricerca e la formazione giocano un ruolo chiave nella produzione del nostro benessere economico. E l’Italia e la Svizzera, che condividono quasi 800 chilometri di confine, hanno una stretta collaborazione in tutti questi settori. Tanto che potrebbero diventare il nuovo “power center” della ricerca e dell’innovazione dell’Europa centrale».
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