Il riferimento a Irfis, l’Istituto regionale per il finanziamento alle imprese, torna dodici volte nel testo dell’assestamento di bilancio. E gli stanziamenti direttamente o indirettamente riferibili all’ente ammontano a 36 milioni di euro. A questi, si sono aggiunti in corsa i 30 milioni destinati al cosiddetto reddito di povertà. Un totale di 66 milioni: più di un decimo dell’intera manovrina. Basterebbero questi numeri per certificare la centralità assunta dall’intermediario finanziario della Regione, guidato da Iolanda Riolo. Un salvadanaio e soprattutto un “braccio operativo” di una parte del governo.
Ma la crescita di Irfis inizia a fare storcere il naso a qualcuno, anche all’interno della maggioranza. È solo l’ultimo caso, infatti, la querelle sul prestito d’onore agli studenti universitari: l’assessore all’Istruzione Mimmo Turano aveva provato, con un blitz in commissione Cultura, a depotenziare parzialmente il ruolo di Irfis, coinvolgendo gli Ersu. Tanto è bastato per scatenare l’ira del governatore Renato Schifani che ha imposto il ritorno alla norma originaria, quella nella quale l’ente è al centro del progetto. Per questa misura, il governo ha stanziato sei milioni di euro. Sarà Irfis a rimborsare alle banche che concederanno i finanziamenti, la parte di interessi che la Regione ha deciso di “coprire” per agevolare gli studenti. Ma anche a valutare le istanze.
Il “grosso” dei nuovi stanziamenti gestiti da Irfis, però, è altrove. Trenta milioni di euro infatti, sono stati previsti nell’assestamento per due differenti interventi. Il primo, da venti milioni, è destinato alla “concessione di finanziamenti agevolati, assistiti da contribuzione a fondo perduto, in favore delle medie imprese aventi almeno un’unità operativa nel territorio della Regione”. Gli altri dieci milioni, invece, andranno alle micro, piccole e medie imprese “aventi almeno un’unità operativa nel territorio della Regione che prendono parte a operazioni di aggregazione aziendale”. In pratica, piccole aziende che decidono di “unirsi”, per creare realtà imprenditoriali più solide e, nelle intenzioni del governo, più competitive.
Alcuni di questi interventi, però, hanno provocato malcontento all’interno della maggioranza. Soprattutto sul fronte di Forza Italia più vicino all’ex assessore Marco Falcone e quindi più critico nei confronti dell’operato del governo regionale. L’accusa, lanciata tra i corridoi e nelle riunioni più riservate, è quella di un utilizzo di Irfis come “strumento” per rafforzare alcune posizioni politiche: quella dell’assessore alle Attività produttive Edy Tamajo e quella dell’ex vicepresidente della Regione Luca Sammartino. Sarebbero loro, secondo un pezzo di maggioranza, a godere politicamente dell’intenso coinvolgimento di Irfis in vari dossier della Regione.
La presidente, Iolanda Riolo, è però una fedelissima del governatore Schifani. Un fatto non del tutto scontato, considerate anche le precedenti esperienze politiche di Riolo, che è stata assessora alla Mobilità della giunta di centrosinistra di Leoluca Orlando. Un “filo rosso” che lega il vertice di Irfis all’assessore all’Economia Alessandro Dagnino che fu presidente dell’Istituto sotto il governo Crocetta.
Dagnino, in queste ore, è stato impegnato anche nella riscrittura del “reddito di povertà”: altri 30 milioni, come detto, che rimpolperanno il “Fondo Sicilia” gestito da Irfis. In questo caso, le polemiche hanno riguardato non tanto la gestione della misura, ma la misura in sé, con le proteste di Fdi. Se ne occuperà, comunque, Irfis. Oggi più che mai al centro di tutto.
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