Audizione nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame del disegno di legge di bilancio
per il triennio 2025-2027 (A.C. 2112-bis)
Ministro dell’Economia e delle Finanze
On. Giancarlo Giorgetti
7 novembre 2024
Gentile Presidente, onorevoli deputati e senatori,
il disegno di legge di bilancio per il 2025, il terzo adottato da questo Governo, è stato presentato al Parlamento a ridosso del termine previsto dall’articolo 7 della legge di contabilità e finanza pubblica, anche al fine di consentire il tempo necessario all’esame da parte delle assemblee legislative.
Un aspetto rilevante se si tiene in considerazione il contesto in cui si colloca il provvedimento, caratterizzato dall’entrata in vigore delle nuove regole di bilancio europee, dalla recente presentazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine e, in particolare, dalla complessa trattativa con le autorità europee finalizzata a raggiungere l’accordo su un aggiustamento fiscale articolato in sette anni.
In un quadro internazionale che continua a essere caratterizzato da incertezza, la gestione prudente e responsabile della finanza pubblica seguita finora, e in particolare nel corso del 2024, ha consentito di individuare spazi utili per confermare – e talora addirittura rafforzare – i principali interventi di sostegno ai redditi di lavoro dipendente medio-bassi già adottati nelle precedenti manovre, nonché a rendere per la prima volta strutturali alcune importanti politiche, finora rifinanziate annualmente.
Tutto ciò in coerenza con il nuovo sistema di regole di bilancio che richiede una programmazione della spesa orientata al medio periodo, come mostra il carattere strutturale di molti degli interventi previsti dal disegno di legge di bilancio.
Tale chiarimento è volto a sgombrare il campo dalle osservazioni di quanti ritengano che la manovra non abbia introdotto rilevanti novità rispetto alle politiche già adottate dal Governo. Al contrario, la conferma a regime e talora la modifica del perimetro e della configurazione, fermi restando gli effetti economici di determinate misure, può contribuire ad attenuare i timori degli operatori di mercato legati all’incertezza delle prospettive economiche.
Molti degli interventi contenuti nel disegno di legge di bilancio sono volti alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno dei redditi più bassi.
Come ho già avuto modo di evidenziare in alcuni miei precedenti interventi in Parlamento, a fronte del consistente calo dell’inflazione e dell’aumento di occupazione, non si è ancora osservata una piena ripresa dei consumi. Nella prima parte dell’anno ha prevalso, infatti, un aumento della propensione al risparmio.
Da questo punto di vista, tuttavia, già dal secondo trimestre si sono registrati progressi; inoltre, relativamente al terzo trimestre, pur a fronte di una lettura non particolarmente favorevole dal lato del PIL, risultato stazionario, l’ISTAT segnala un andamento positivo della domanda interna.
Avrebbe frenato la crescita, invece, la domanda estera netta; le esportazioni potrebbero aver risentito delle difficoltà registrate da alcuni dei nostri principali partner commerciali, e la produzione industriale, molto legata all’export, ha continuato ad essere trainata verso il basso. Ancora positivo, sia pure in rallentamento, il contributo fornito dal settore dei servizi.
Guardando indietro, nel corso degli ultimi anni il sistema economico italiano ha mostrato una tenuta superiore alle previsioni di molti. Le stime iniziali di crescita del PIL dell’ISTAT sono state successivamente riviste al rialzo in misura inedita. Anche alla luce del notevole incremento dell’occupazione sin qui registrato, non sarei stupito da eventuali revisioni al rialzo anche relativamente alle stime preliminari del PIL 2024.
Inoltre, le prospettive di crescita a breve termine risultano, nel complesso, ancora incoraggianti. I modelli di previsione interni lasciano ritenere che, nel trimestre finale dell’anno, il PIL dovrebbe tornare in espansione, grazie al recupero della domanda estera netta e al prosieguo della ripresa dei consumi. Promuovere la domanda in un contesto di grande incertezza è una delle chiavi cruciali per realizzare la crescita prevista nel 2025.
In prospettiva, il quadro è sicuramente ancora molto incerto. Le previsioni di crescita per il 2025 sono coerenti con una graduale ripresa della domanda interna, di cui un elemento essenziale è rappresentato dalla accelerazione degli investimenti legati al PNRR, e con il miglioramento del contesto di fondo dell’economia europea, anche grazie ad un’intonazione meno restrittiva della politica monetaria.
A fronte delle tensioni internazionali che continuano a persistere e che potrebbero condizionare in modo negativo la crescita, esistono anche scenari più favorevoli.
Oltre che dall’andamento dei tassi-guida della BCE, che sembrano avere spazio per ulteriori riduzioni, le nostre condizioni finanziarie, e in particolare le condizioni di accesso al credito, sono anche influenzate dal premio al rischio pagato sui titoli di Stato.
Da questo punto di vista, la credibilità del Governo e la prudenza nella gestione delle finanze pubbliche hanno contribuito sia alla recente revisione al rialzo degli outlook per il nostro Paese da parte di due agenzie di rating, sia al dimezzamento dello spread rispetto ai livelli di due anni fa.
Ulteriori progressi in tale ambito avrebbero effetti favorevoli sugli andamenti di finanza pubblica, traducendosi in un più rapido miglioramento del deficit e del debito pubblico.
In ogni caso, le previsioni di finanza pubblica sottostanti la manovra sono improntate alla massima prudenza e risultano compatibili con l’andamento sin qui osservato.
La manovra, in coerenza con il sentiero di spesa netta indicato nel Piano strutturale di bilancio di medio termine, determina un incremento dell’andamento dell’indebitamento netto tendenziale a legislazione vigente delle Amministrazioni pubbliche pari a poco meno di 9 miliardi nel 2025, circa 15 miliardi nel 2026 e 25 miliardi nel 2027.
L’insieme delle misure è strutturato in modo da assicurare che, nel triennio di riferimento, il tasso di crescita annuo della spesa primaria netta sia coerente, in previsione, con il profilo indicato nel Piano strutturale di bilancio di medio termine approvato lo scorso 9 ottobre dai due rami del Parlamento, pari all’1,3 per cento nel 2025, all’ 1,6 per cento nel 2026, all’ 1,9 per cento nel 2027.
I principali interventi previsti nell’ambito della manovra di finanza pubblica si pongono in continuità con le decisioni assunte dal Governo fin dal suo insediamento e, in particolare, sono diretti in larga misura alla riduzione della pressione fiscale, al sostegno dei redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti, a interventi in favore delle famiglie numerose e al sostegno della genitorialità, al rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, al rifinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale e al potenziamento degli investimenti pubblici e privati.
Il sostegno al potere d’acquisto delle famiglie rappresenta l’ambito di intervento più rilevante. In tale contesto rientrano la conferma degli effetti della riduzione del cuneo fiscale, che assume carattere strutturale, e della revisione delle aliquote IRPEF.
La riduzione del cuneo fiscale è stata rivista nelle modalità di applicazione, che consentiranno di ampliare l’ambito soggettivo della misura estendendola, tra l’altro, anche ai redditi fino a 40.000 euro – con benefici per ulteriori 3 milioni di contribuenti – e di attenuare le distorsioni legate al cosiddetto effetto soglia che caratterizzava lo schema precedente.
In primo luogo, il nuovo schema non riguarderà più i contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti, ma opererà dal lato fiscale, con modalità diverse a seconda del reddito percepito.
Diventa strutturale anche l’articolazione delle aliquote IRPEF basata su tre scaglioni introdotta per il 2024.
Tali misure determinano un effetto complessivo pari a circa 18 miliardi annui.
Preme poi sottolineare, come già chiarito negli ultimi giorni, che le risorse derivanti dal concordato preventivo introdotto nel decreto-legge “fiscale” non sono state considerate, per ragioni prudenziali, nell’ambito delle coperture e solo una volta quantificate e iscrivibili in bilancio potranno essere destinate, come previsto già a legislazione vigente, al finanziamento di interventi di riduzione della pressione fiscale.
Tra le misure di sostegno ai redditi non può non essere considerato il rinnovo dei contratti del settore statale. Intervento, quest’ultimo, che presenta importanti novità rispetto al passato.
Per la prima volta, infatti, la manovra dispone il finanziamento dei rinnovi contrattuali relativi al triennio 2025-2027, in anticipo rispetto alla formale scadenza del triennio di contrattazione e non si limita solo al finanziamento del prossimo triennio bensì, in un’ottica di medio periodo come quella del Piano strutturale, provvede già ad allocare specifiche risorse per il rinnovo che riguarderà il triennio 2028-2030, assicurando la continuità delle “procedure negoziali e contrattuali” anche per evitare “un bilanciamento irragionevole tra libertà sindacale […] ed esigenze di razionale distribuzione delle risorse e controllo della spesa, all’interno di una coerente programmazione finanziaria” stigmatizzato dalla Corte Costituzionale nella sentenza 178 del 2015.
Gli stanziamenti, che sono stati parametrati al deflatore dei consumi, determineranno un aumento delle retribuzioni dell’1,8 per cento per ciascuno degli anni del triennio 2025-2027, dell’1,9 per cento nel 2028 e del 2 per cento per ciascuno degli anni del biennio 2029-2030.
Infine, si dispone un’integrazione al fondo per i rinnovi contrattuali del triennio 2022-2024, in via di definizione, che grazie a un’ulteriore 0,22 per cento da dedicare al trattamento accessorio potrà garantire un incremento complessivo a regime del 6 per cento.
A questi interventi si aggiungono altre misure che, in continuità con il lavoro svolto finora, sono finalizzate a favorire la natalità e fornire un sostegno concreto alle famiglie con figli.
La legge di bilancio introduce, dal prossimo gennaio e in via strutturale, un contributo una tantum di mille euro per ogni figlio nato o adottato da nuclei familiari con un ISEE non superiore a 40.000 euro annui.
Sono rafforzati i congedi parentali e il bonus destinato a supportare il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido. In particolare, anche qui per la prima volta, si amplia il periodo di congedo parentale indennizzato all’80 per cento a tre mesi complessivi entro il sesto anno di vita di un figlio.
Si interviene inoltre sul bonus per gli asili nido. Andando ben oltre quanto fatto l’anno scorso, si prevede che, per i nati dal 2024 in nuclei con redditi ISEE inferiori a 40.000 euro, il beneficio sarà portato a 3.600 euro e riconosciuto a prescindere dalla presenza di altri figli, estendendo pertanto la platea coinvolta.
Viene inoltre confermata anche l’esclusione delle somme relative all’assegno unico universale nella determinazione del reddito ISEE utile ai fini dell’accesso ai benefici per i nuovi nati e per le spese relative alla frequenza degli asili nido.
Nell’ambito delle misure a sostegno della famiglia e della natalità rientra anche il parziale esonero contributivo per le lavoratrici con due o più figli. La misura, al fine di dare continuità a quelle previste da ultimo nella scorsa legge di bilancio in favore di tali lavoratrici con riferimento alla riduzione del cuneo contributivo e tenendo conto della nuova configurazione delle misure che lo hanno sostituito, prevede a decorrere dal 2025 l’estensione ad una platea più ampia, tra cui rientrano le lavoratrici a tempo determinato e quelle autonome, anche con reddito d’impresa, che non optano per il regime forfettario.
L’esonero sarà riconosciuto, a condizione che il reddito imponibile o la retribuzione non superino i 40 mila euro, fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo e, a decorrere dal 2027, le madri di tre o più figli potranno beneficiarne fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo.
Nell’ambito delle misure di carattere sociale, la manovra rifinanzia per il 2025 il fondo per l’acquisto dei beni alimentari di prima necessità – la cd. carta “Dedicata a te” destinata ai soggetti con ISEE inferiore a 15.000 euro – e incrementa, in via permanente, la dotazione del fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti.
Viene infine estesa non per un anno, bensì per tutto il triennio 2025-2027, la proroga, già disposta per l’anno in corso con la scorsa legge di bilancio, del regime speciale del fondo di garanzia per la prima casa che ne eleva la copertura massima all’80 per cento della quota capitale, nonché delle ulteriori misure di accesso al credito fornite dal Fondo in favore delle famiglie numerose.
Con riferimento al comparto della salute, la manovra stanzia ulteriori risorse per il finanziamento del Servizio sanitario nazionale che si aggiungono a quelle già assegnate dalla legislazione vigente. Nel complesso, il livello del finanziamento del Servizio sanitario nazionale passerà dai 136,5 miliardi del 2025 ai 141,3 miliardi del 2027, con un incremento medio annuo nel periodo 2025-2027 superiore al tasso di crescita programmato per la spesa primaria netta nel Piano strutturale di bilancio di medio termine. Per effetto degli ulteriori stanziamenti disposti dalla manovra, nei prossimi anni il finanziamento della spesa sanitaria assumerà inoltre un andamento all’incirca pari a quello dell’inflazione misurata in termini di IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i Paesi dell’Unione Europea), che in base alle stime programmatiche del Piano strutturale di bilancio di medio termine sarà pari a circa l’1,9 per cento nel periodo 2025-2027.
In ambito previdenziale, la manovra introduce due interventi finalizzati a favorire la permanenza al lavoro e ovviare alla mancanza di determinate expertise nel settore pubblico e privato.
Una prima misura prevede la detassazione e l’estensione dell’incentivo contributivo, l’agevolazione che consiste nel riconoscimento in busta paga della quota di contributi a carico del lavoratore per quanti, in possesso dei requisiti per il pensionamento anticipato, decidano di restare al lavoro. Viene ampliata la portata della disposizione sul piano soggettivo (includendo anche i soggetti che al 31 dicembre 2025 hanno maturato i requisiti per il pensionamento anticipato indipendente dall’età anagrafica) e prevista l’esclusione dall’imponibile fiscale della somma corrispondente alla quota di contribuzione corrisposta interamente al lavoratore.
Per agevolare la permanenza al lavoro nelle Amministrazioni pubbliche, sono state introdotte modifiche alla normativa vigente sia per adeguare i limiti ordinamentali di età ai requisiti anagrafici previsti per l’accesso al pensionamento di vecchiaia, sia per consentire comunque la permanenza in servizio anche dopo aver maturato i requisiti per il pensionamento anticipato.
Il pacchetto previdenziale è infine completato dalla conferma anche nel 2025 dei canali di uscita anticipata attualmente vigenti e dalla rivalutazione delle pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo, che saranno incrementate del 2,2 per cento nel 2025 e dell’1,3 per cento nel 2026. È necessario sottolineare che, senza questo intervento, gli importi dei prossimi due anni sarebbero risultati inferiori poiché l’adeguamento sarebbe stato parametrato all’andamento dell’inflazione, che nell’anno in corso si è fortemente ridimensionata rispetto al passato.
È altresì prevista, per i lavoratori che rientrano interamente nel regime contributivo (chi è in attività dal 1996) la possibilità di utilizzare l’eventuale rendita, derivante da una o più forme pensionistiche complementari, per raggiungere l’importo soglia mensile dell’assegno sociale stabilito per accedere alla pensione di vecchiaia (67 anni di età e almeno 20 di versamenti).
Nell’ambito delle politiche per il lavoro, tenuto conto dell’ampio dibattito in corso con le istituzioni europee in merito alla configurazione degli incentivi alle assunzioni e del fatto che dopo il 31 dicembre prossimo la cd. decontribuzione Sud non sarà più riconoscibile nell’attuale formulazione in seguito alla conclusione del regime temporaneo di aiuto, è stata prevista l’istituzione di un fondo – con una dotazione complessiva di 9,1 miliardi nel periodo 2025-2029. Il fondo è destinato al finanziamento di interventi volti a mitigare il divario nell’occupazione e favorire lo sviluppo delle attività imprenditoriali nelle aree svantaggiate del Paese anche mediante il riconoscimento, nel rispetto della disciplina europea in materia di aiuti di Stato, di agevolazioni per l’acquisizione dei beni strumentali.
La manovra conferma l’attenzione alla contrattazione relativa ai premi di produttività confermando, per il triennio 2025-2027, il dimezzamento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle somme erogate sotto forma di premi di risultato o di partecipazione agli utili d’impresa (dal 10 al 5 per cento). I dati di monitoraggio del Ministero del lavoro relativi alla crescita dei contratti aziendali e territoriali di produttività, che al 15 ottobre si è attestata al 16,5 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, lasciano ritenere che la misura sta funzionando molto bene e i lavoratori che beneficiano di tali contratti ammontano attualmente a poco meno di 5 milioni.
Accanto alla conferma dei tetti attualmente vigenti per i fringe benefit (pari a 1.000 euro per i lavoratori senza figli e a 2.000 euro per quelli con figli), nel caso dei nuovi assunti a tempo indeterminato con reddito fino a 35.000 euro nell’anno precedente, che accettano di trasferire la residenza di oltre 100 chilometri, le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento dei canoni di locazione e delle spese di manutenzione non concorrono a formare il reddito ai fini fiscali entro il limite complessivo di 5.000 euro annui per i primi due anni dalla data di assunzione. Un intervento che rientra in un insieme più ampio di misure che saranno implementate per incentivare la mobilità interna, contrastare il disagio abitativo e favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Per continuare a favorire l’occupazione viene prorogata, per i tre periodi d’imposta successivi a quello in corso, la maggiorazione del 20 per cento della deduzione relativa al costo del lavoro derivante da nuove assunzioni di dipendenti a tempo indeterminato effettuate da imprese e professionisti. La maggiorazione sale di un ulteriore 10 per cento, arrivando ad una deduzione complessiva del 130 per cento, nel caso di assunzioni stabili di particolari categorie di soggetti considerati svantaggiati (come disabili, giovani under 30 ammessi agli incentivi occupazione, mamme con almeno due figli, donne vittime di violenza, ex percettori del reddito di cittadinanza).
La manovra interviene anche per prorogare e rifinanziare i trattamenti di ammortizzatori sociali in deroga, tra i quali quelli destinati ai lavoratori dipendenti o licenziati da imprese situate nei territori dichiarati “aree di crisi industriale complessa” ovvero coinvolti nelle fattispecie di riorganizzazione o crisi aziendali.
Quanto alle misure per favorire gli investimenti delle imprese, si estende di un anno il credito di imposta per gli investimenti delle imprese nella Zona economica speciale del Mezzogiorno; si prevede un nuovo stanziamento per la cd. “Nuova Sabatini”, l’agevolazione che abbatte il costo dei finanziamenti per i macchinari; si stanziano risorse per agevolare gli investimenti nel comparto turistico (110 milioni nel 2025, di cui 60 milioni di contributi a fondo perduto). Sempre per i lavoratori dei settori più coinvolti nel turismo sono stati confermati, fino al 30 settembre del 2025, i benefici fiscali per il lavoro notturno e gli straordinari nei giorni festivi.
Inoltre, per favorire la quotazione delle piccole e medie imprese su mercati regolamentati o sistemi multilaterali di negoziazione di uno Stato membro dell’Unione europea o dello Spazio economico europeo, viene prorogato per tre anni il credito d’imposta del 50 per cento delle spese di consulenza sostenute.
Quanto agli investimenti pubblici, tenuto conto della necessità di dare priorità all’utilizzo delle risorse previste nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del Fondo Sviluppo e Coesione per il biennio 2025-2026, il disegno di legge di bilancio stanzia risorse per assicurare che, nel periodo successivo, l’andamento della spesa per investimenti pubblici sia coerente con i requisiti della nuova governance europea.
In particolare, si prevede il potenziamento degli investimenti nel settore della difesa, per un valore complessivo di 35 miliardi nel periodo 2025-2039, misura che si aggiunge al finanziamento, per la prima volta permanente, delle missioni internazionali di pace. A tale riguardo, preme evidenziare che nonostante gli ingenti stanziamenti assegnati, l’obiettivo del 2 per cento del PIL richiesto dalla NATO risulta molto ambizioso e non del tutto compatibile sotto il profilo in particolare delle coperture con il quadro vigente della governance europea. Alla luce, infatti, degli stanziamenti previsti dal disegno di legge di bilancio arriveremo alla percentuale dell’1,57 per cento nel 2025, dell’1,58 per cento nel 2026 e dell’1,61 per cento nel 2027.
Viene inoltre istituito un fondo da ripartire a favore delle Amministrazioni centrali dello Stato per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese con una dotazione pari a 24 miliardi nel periodo 2027 -2036.
A tali somme si aggiungono, nel periodo 2027-2036, risorse pari a circa 1,27 miliardi per il potenziamento degli interventi di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico e, per la prima volta, un fondo a carattere permanente per il finanziamento degli interventi di ricostruzione e delle esigenze connesse alla stessa con una dotazione di 1,5 miliardi nel 2027 e di 1,3 miliardi annui dal 2028.
La manovra contiene un pacchetto di misure in tema di sicurezza, emergenze e protezione civile. Oltre alle risorse per le missioni internazionali di pace, si è previsto il rifinanziamento, per l’intero triennio 2025-2027, delle operazioni di controllo relative a “Strade sicure” e “Stazioni sicure”.
In tema di emergenza, oltre al fondo per gli interventi di ricostruzione in precedenza ricordato, è stato previsto il rifinanziamento del fondo per le emergenze nazionali. È stato anche previsto che tale fondo sia alimentato con le entrate connesse a una specifica estrazione del gioco del lotto; tale misura, prima di carattere temporaneo, assume ora una configurazione strutturale.
Particolare attenzione è data poi al rifinanziamento del servizio civile universale, in particolare alla luce del ruolo che lo stesso ha svolto nell’avvicinamento dei giovani nelle attività della pubblica amministrazione. Oltre al rifinanziamento della misura nel 2024, da ultimo previsto con il decreto-legge “anticipi”, lo stesso è stato anche ampiamente rifinanziato, rispetto a quanto previsto a legislazione vigente, dal disegno di legge di bilancio con ulteriori risorse pari a 100 milioni in ciascun anno del biennio 2025-2026 e 200 milioni annui nel periodo 2027-2028 e 100 milioni annui a partire dal 2029.
Nell’ambito delle disposizioni relative agli enti territoriali, si incrementa per il 2025 la dotazione relativa al trasporto pubblico locale, si istituisce un fondo per contribuire alle spese sostenute per l’affidamento dei minori e si incrementano le risorse del fondo di solidarietà comunale per sostenere l’avanzamento degli effetti perequativi che tengono conto dei fabbisogni standard e delle capacità fiscali.
Quanto alle coperture, tenuto conto dell’utilizzo degli spazi fiscali di finanza pubblica compatibili con il Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, la manovra reperisce ulteriori risorse destinate al finanziamento degli interventi previsti.
Queste risorse sono ottenute principalmente attraverso misure di riduzione e razionalizzazione della spesa dei Ministeri, dalle quali si attendono risparmi in termini di saldo netto da finanziare pari a circa 5,2 miliardi nel 2025, 4 miliardi nel 2026, 3,5 miliardi nel 2027 (corrispondenti in termini di indebitamento netto pari a circa 3,5 miliardi nel 2025, 4,5 miliardi nel 2026 e 3,4 miliardi nel 2027). Parte rilevante di queste riduzioni riguarda alcune componenti di spesa di parte corrente e di conto capitale che determinano effetti sull’indebitamento netto, esclusi i trasferimenti diretti agli Enti territoriali, alla sanità e alla previdenza. In ogni caso, fermo restando il conseguimento dei risparmi di spesa previsti e a invarianza di effetti sui saldi di finanza pubblica, i Ministeri dispongono di ampi margini di flessibilità per rimodulare le riduzioni nell’ambito dei rispettivi bilanci.
Con riferimento alla componente di conto capitale, la dimensione delle riduzioni tiene conto dell’ammontare dei residui risultanti nel 2024 in ciascun Ministero. Un ingente ammontare di residui passivi è infatti sintomatico di difficoltà nella programmazione della spesa. Inoltre, il mancato rispetto delle previsioni di utilizzo delle risorse assegnate può comportare, la realizzazione dei pagamenti in annualità diverse da quelle inizialmente previste, con conseguenti rischi sul rispetto degli obiettivi di spesa programmatici.
Gli enti territoriali contribuiranno alla realizzazione degli obiettivi complessivi di finanza pubblica attraverso un accantonamento di bilancio, quindi non un taglio di risorse, che resta nelle disponibilità degli enti e potrà essere utilizzato, a seconda delle esigenze, per “accelerare” il ripiano del disavanzo accumulato o realizzare investimenti.
Dal lato delle entrate, il settore finanziario contribuisce alla definizione delle risorse attraverso il differimento delle quote annuali di deduzione del 2025 e del 2026 (a fronte delle quali sono state iscritte imposte differite attive, cd. DTA) relative alle perdite sui crediti, al valore di avviamento e delle altre attività immateriali non ancora dedotte e all’impatto dell’adozione del principio contabile IFRS9 (circa 3,4 miliardi nel biennio 2025-2026). A queste si aggiunge la riduzione, dall’80 per cento al 65 per cento, della possibilità di compensare mediante perdite pregresse ed eccedenze ACE il maggior reddito imponibile connesso al differimento delle deduzioni cui accennavo in precedenza.
Con riferimento al settore assicurativo, si modifica il regime di versamento dell’imposta di bollo sulle comunicazioni finanziarie relative ai contratti di assicurazione sulla vita con contenuto finanziario, che dovrà essere effettuato annualmente e non più in un’unica soluzione alla scadenza del contratto (con effetti attesi in termini di maggiori entrate pari a circa 0,97 miliardi nel 2025 e 0,4 miliardi annui nel 2026 e nel 2027).
Ulteriori risorse vengono reperite attraverso la conferma della previsione che consente di accedere alla rideterminazione dei valori di terreni e delle partecipazioni previo pagamento di un’imposta sostitutiva.
Tra le misure relative alle attività digitali si prevede l’incremento della tassazione sulle plusvalenze realizzate dallo scambio di criptovalute, che dall’attuale 26 per cento passerà al 42 per cento. La diversa aliquota applicata a diverse forme di investimento del risparmio, già prevista dall’ordinamento, risponde alla logica di premiare le caratteristiche di investimento paziente e di lungo termine .
Viene inoltre estesa l’applicazione della cd. “Web tax”, attraverso l’eliminazione delle soglie attualmente previste in termini di fatturato globale e locale. Tale circostanza elimina la caratteristica di “discriminazione” alla base della contestazione USA che avevano originato ritorsioni commerciali al momento dell’introduzione.
Rilevano, infine, le entrate previste dalla lotta all’evasione fiscale, tramite misure in materia di pagamenti elettronici e di interoperabilità delle banche dati e di tracciabilità delle spese.
In particolare, nell’ambito degli interventi per migliorare la tracciabilità dei pagamenti, si estende alle spese di trasferta dei dipendenti e, più in generale, a quelle di rappresentanza il principio già vigente per altre agevolazioni fiscali, che per poter essere dedotte dovranno essere pagate con strumenti di pagamento tracciabili. Per favorire la compliance degli esercenti e migliorare la gestione delle transazioni elettroniche, si prevede inoltre una connessione più stretta tra i dispositivi di incasso elettronico e i registratori telematici, per permettere a questi ultimi di memorizzare le informazioni minime delle transazioni elettroniche effettuate e trasmetterle in maniera aggregata e tempestiva all’Agenzia delle Entrate.
Complessivamente da queste misure sono attesi effetti di maggiore entrata pari a circa 1,4 miliardi nel triennio di riferimento.
Con riferimento alla tassazione di impresa, anche ai fini della realizzazione dell’impegno sulla riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi indicato nei documenti programmatici, a partire dal prossimo anno si favorirà la transizione a vetture aziendali elettriche o ibride rivedendo i criteri di determinazione del reddito imponibile per quelle alimentate a diesel e benzina.
La manovra avvia inoltre un processo di riordino delle spese fiscali che, attraverso l’introduzione di un quoziente familiare che sostenga la genitorialità, è funzionale alla realizzazione dell’obiettivo programmatico inserito all’interno del Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029.
Tra le altre misure di riordino delle detrazioni IRPEF rientrano anche l’abrogazione della detrazione per i figli non disabili di età pari o superiore a 30 anni, l’abrogazione della detrazione per i figli e per il coniuge a carico residenti all’estero e l’abrogazione della detrazione per altri familiari a carico con esclusione degli ascendenti. Complessivamente queste ultime misure assicureranno un recupero di gettito a regime pari a 600 milioni di euro.
Il DDL di Bilancio, per il 2025, prosegue, inoltre, nel processo di riordino dei bonus edilizi già avviato da questo Governo anche al fine di limitarne il costo.
La percentuale di detrazione del 36% prevista a legislazione vigente, nel 2025, viene aumentata al 50% solo per le abitazioni principali, mentre rimane al 36% per le seconde case. Anche per le spese riconducibili al Superbonus sostenute nel 2025 sono previste le stesse percentuali di detrazione (50% per le abitazioni principali e 36% per le seconde case). Nel 2026 e nel 2027, le agevolazioni passeranno al 36% per le prime case e al 30% per le seconde case.
Inoltre, è possibile beneficiare delle detrazioni per le spese sostenute nel 2023 in un periodo di 10 anni invece dei 4 anni previsti in precedenza.
Il crescente e robusto interesse degli investitori per i nostri titoli di Stato, la significativa riduzione dello spread e le positive valutazioni delle agenzie di rating testimoniano l’importanza della stabilità politica e della prudenza nella politica di bilancio che il Governo ha saputo assicurare nei primi due anni di mandato.
Il disegno di legge di bilancio per il prossimo triennio conferma questa impostazione, continuando a sostenere il sistema economico e a ridurre l’impatto sulle famiglie dell’incertezza che caratterizza il contesto internazionale, con interventi coerenti con il percorso di aggiustamento fiscale che l’Italia si è impegnata a realizzare nel Piano strutturale di bilancio di medio termine.
A fronte di dinamiche globali sempre più forti, gli sforzi nazionali, per quanto utili e necessari, non sono sufficienti a garantire che le prospettive evolvano nelle direzioni auspicate. Il superamento delle difficoltà che caratterizzano l’attuale fase ciclica richiede infatti di individuare risposte idonee ad affrontare in maniera sistemica gli effetti del rallentamento della globalizzazione e della riconfigurazione delle catene del valore che caratterizzano il periodo post-Covid e la riconfigurazione della base imponibile da “fisico” a “digitale”. Questioni che l’Italia ha più volte evidenziato in diversi contesti internazionali e che auspico portino a ampie riflessioni per individuare le soluzioni più adeguate alle sfide che ci attendono.
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