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La crisi dell’auto in Germania influenza il Trentino Alto Adige: sono 3 mila i lavoratori nel settore. Confindustria: “Difficile restare isola felice, serve il piano Draghi” – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


TRENTO. La crisi del settore automotive tedesco non rallenta e si è percepita in tutta la sua gravità e drammaticità nei giorni scorsi quando Volkswagen ha annunciato la possibilità di chiusura di tre stabilimenti in Germania ma si è anche parlato di un taglio del 10% degli stipendi e una revisione del sistema dei bonus.

 

L’industria automobilistica è la spina dorsale dell’economia industriale tedesca e i contraccolpi si avranno inevitabilmente anche in Italia che è uno dei principali partner della Germania soprattutto per quanto riguarda la produzione della componentistica

 

Lo certificano i dati basta pensare che la filiera delle auto ha mosso quote per 25,76 miliardi di euro, di cui la quota di esportazioni di componentistica dell’Italia verso la Germania, secondo i dati dell’Associazione nazionale filiera industria automobilistica, è del 20.5%, con una valore economico di 5,2 miliardi di euro.

 

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In Trentino, spiega Confindustria, sono presenti alcune eccellenze sulla componentistica e la meccanica e, se pur non sia un settore numericamente elevato sul nostro territorio, rappresenta sicuramente un mercato di interesse, soprattutto dal punto di vista dell’internazionalizzazione.

 

Secondo l’ultimo rapporto Anfia (Associazione Italiana Filiera Industria Automobilistica) il bacino di imprese che fanno parte di questo settore sono circa 2200 in tutta Italia, con un fatturato complessivo nel 2022 di quasi 56 miliardi di euro, in crescita del 9% rispetto al 2021.

 

Di questo campione, spiega Confindustria, il Trentino-Alto Adige ne rappresenta circa l’1%, con una percentuale di oltre il 40% di queste aziende che possiede la sede legale nel territorio e non una sede operativa. In questo senso il Trentino-Alto Adige si posiziona al quarto posto per % di sedi legali sul totale delle imprese presenti.

 

Andando invece ad approfondire i dati Camera di Commercio attraverso la suddivisione per codice ateco e per settore di appartenenza specifico vediamo che il campione di aziende che operano nel settore automotive è di circa 15 aziende, occupando circa 3000 persone.

 

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A spiegarci meglio la situazione è Mirco Cainelli, l’imprenditore trentino più autorevole in questo settore oltre ad essere delegato di Confindustria per la Vallagarina. 

 

Il settore dell’automotive sta preoccupando anche il Trentino? 
Come territorio siamo poco esposti. Ma dobbiamo considerare che siamo in un contesto europeo e con una Germania in crisi difficilmente il Trentino potrà rimanere un’isola felice. 
L’Italia, dal canto suo, è il secondo Paese manufatturiero dopo la Germania nel settore dell’automotive e il peso della componentistica  è molto pesante. 

 

Quando parliamo di automotive in Trentino, cosa si intende?
Principalmente componenti tecnici e meccanici assieme al settore della plastica.

 

Perché siamo arrivati a questa crisi? 
A livello globale si sta assistendo ad una regionalizzazione, ad una sorta dei polarizzazione, dei mercati. Asia per Asia, America per America e Europa per Europa. Specialmente la Cina e gli Stati Uniti stano lavorando incrementando le proprie barriere sulle importazioni. Stanno aumentando la loro fetta di dazi e allo stesso tempo stanno sempre più incentivando le aziende locali nei singoli stati. Questo va a determinare che sempre più le esportazioni europee verso Cina e Stati Uniti  saranno in calo.  Parallelamente esiste questa transizione tecnologica che parte dalla riduzione del Co2 per ogni vettura prodotta e questo sta ingabbiando il mercato. Il tutto sta portando al  crollo del manufatturiero europeo e l’Italia è al secondo posto in Europa per questo settore. 

 

Cosa bisognerebbe fare per limitare i danni? 
Un anno fa è stato depositato  il “piano Draghi” a  Bruxelles ma per il momento è ancora tenuto dentro il cassetto. Occorrerà metterlo in pratica il prima possibile, in tempi brevissimi. 
I punti  al suo interno sono molti, e tra questi vi è quello che spiega che non si può bloccare l’arrivo dei costruttori cinesi ma si può costringerli, per esempio, ad acquistare il 40% della componentistica delle auto sul territorio europeo.  All’interno di questo piano ci sono azioni concrete che supportano sia la transizione tecnologica che ormai è iniziata e non si può fermare, sia salvaguardare l’impatto sull’occupazione europea. 

 

In Trentino c’è preoccupazione? 
Come Confindustria Trento siamo presenti nei tavoli a Roma. Stiamo tenendo monitorata tutta la situazione del comparto auto a livello nazionale e anche gli occhi del Trentino sono puntati su questo. Le conseguenze della situazione europea ricadranno inevitabilmente anche sul nostro territorio. 
 





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