In 700 hanno sfilato nel quartiere San Paolo: diciamo no ai lager
Settecento persone hanno sfilato per le strade del quartiere San Paolo per opporsi alla possibile riapertura del Cpr, il Centro di permanenza per il rimpatrio di corso Brunelleschi, chiuso nella primavera del 2023. La manifestazione, organizzata dal centro sociale Gabrio, ha avuto come punto di ritrovo piazza Robilant. Da lì gli attivisti sono partiti con l’obiettivo di raggiungere il Cpr, reso inavvicinabile dall’imponente schieramento di polizia. I manifestanti hanno provato a trovare il varco giusto per raggiungere corso Brunelleschi, senza però cercare lo scontro con le forze dell’ordine: compreso che le vie d’accesso erano blindate, il corteo ha fatto marcia indietro.
Niente scontri frontali con la polizia, dunque, ma non tutto è filato liscio. All’indirizzo delle forze dell’ordine sono state lanciate alcune bombe carta e, durante il percorso, sono stati «sanzionati» alcuni luoghi ritenuti simbolici. È il caso degli uffici dell’Asl di via Monginevro, bersagliati con una bomba carta per la «complicità» con il Cpr. Al grido di «free Palestine» è stato imbrattato il McDonald’s, nella stessa via e a qualche centinaio di metri di distanza. Mura e vetrine dell’edificio sono state ricoperte di scritte con le bombolette spray ed è stata sfondata una vetrata del dehors esterno.
«Non possiamo accettare che nelle nostre città, a pochi passi dalle nostre vite, ci siano persone chiuse in un lager. Questo corteo è solo l’inizio: se credete che questa riapertura passerà inosservata, non avete capito nulla», il messaggio scandito durante la manifestazione.
Nel mirino degli attivisti, oltre al Cpr, anche il Ddl 1660: «Se primavera ed estate del 2024 sono state scandite dal calore di proteste, scioperi, rivolte ed evasioni — soprattutto dentro le galere di ogni parte del paese — non si può dire che la controparte non stia, di pari passo, affilando la sua lama, puntandola spietatamente contro poveri, migranti e ribelli nonché chiunque porta solidarietà e prova a opporsi e resistere. Gli strumenti legislativi a disposizione delle procure si stanno infatti rimpolpando di disegni e decreti legge criminogeni che mirano ad ampliare il ventaglio dei reati, intensificarne le pene e abbassare la soglia di punibilità».
Tra i manifestanti scesi in strada c’era anche Sara Diena, capogruppo di Sinistra ecologista in comune. «I Cpr sono luoghi disumani, paradigma di una società e di un governo il cui unico scopo è reprimere ed espellere tutto ciò che viene considerato scomodo o indecoroso — il commento di Diena —. E lo fa anche al costo di recludere persone la cui unica presunta colpa è non avere in tasca il documento giusto. La progressiva eliminazione e repressione del dissenso, perfettamente rappresentata dal cosiddetto Ddl sicurezza ci richiama a una reazione collettiva, dalle piazze alle istituzioni: la svolta illiberale e autoritaria del governo Meloni va riconosciuta e affrontata in quanto tale».
Una dura condanna è invece arrivata da Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: «La violenza a suon di bombe carta contro la polizia è inaccettabile. Esprimiamo solidarietà alle forze dell’ordine e ribadiamo fermezza nel difendere la politica dei rimpatri e di contrasto all’immigrazione clandestina. Siamo di fronte a una sinistra estrema che cerca il pretesto per colpire lo Stato. I Cpr sono necessari per fermare i trafficanti di uomini».
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