C’è la svolta nel caso del 18enne accusato della strage di Southport. Axel Rudakubana, nato nel Regno Unito da genitori ruandesi è ora accusato di terrorismo, nonostante in un primo momento le autorità avessero escluso che dietro potessero esserci ragioni diverse dalla furia assassina. Alice Dasilva Aguiar, 9 anni, Elsie Dot Stancombe, 7 anni, e Bebe King, 6 anni, quel giorno si erano recate a una lezione di danza a tema Taylor Swift quando l’uomo, che al momento dell’assalto aveva ancora 17 anni, ha portato avanti l’attacco al coltello uccidendo loro e ferendo altre 10 persone.
Per quanto le autorità ancora escludano che dietro l’assalto ci sia il movente terroristico, l’uomo è stato incriminato in base al Terrorism Act del 2000 a seguito del ritrovamento nella sua abitazione di materiale legato alle organizzazioni terroristiche di matrice islamica come Al Qaida, di cui studiava i manuali per l’addestramento dei terroristi. È accusato anche di aver prodotto veleno a base di ricina, una delle proteine più letali che siano mai state scoperte. Sul luogo dell’assalto non è stata trovata alcuna sostanza sospetta. Da questo attentato sono nati i disordini che per giorni hanno messo a soqquadro il Regno Unito, le proteste anti-immigrazioniste che hanno scatenato anche numerosi arresti e ingrossato il movimento dei patrioti inglesi.
“È incredibile quanto accaduto in Inghilterra. Il governo e i media hanno negato immediatamente qualsiasi possibile collegamento tra il giovane accusato e l’estremismo islamico. Addirittura si era parlato di fake news. Ora le indagini della Polizia smontano completamente la narrazione ‘buonista’ di quei giorni“, ha dichiarato Silvia Sardone, europarlamentare della Lega. “I giornali inglesi, ma anche gran parte di quelli italiani, hanno parlato di islamofobia quando invece era, alla luce di quanto emerso, legittimo ipotizzare un collegamento con il radicalismo islamico. Altro che disinformazione. Piuttosto trovo gravissimo che si tenga nascosta una notizia o non la si diffonda per non urtare il racconto politicamente corretto“, prosegue, sottolineando che “anche in Europa in aula si discute più di islamofobia che dei pericoli del terrorismo islamico“.
Anche in Italia, ha concluso, “troppo spesso, c’è un’assurda tendenza dei giornali a censurare l’identità o la provenienza di accusati di delitti o reati se questi sono stranieri.
Dietro a queste scelte fintamente giornalistiche c’è l’esigenza di non alimentare immagini negative sull’immigrazione, sull’inclusione, sull’accoglienza smontando i modelli di finta integrazione tanto cari a sinistra ma che stanno fallendo in tutta Europa”.
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