Generale Francesco Mazzotta, qual è la situazione che ha trovato nella nostra regione?
“L’Umbria è un territorio dal potenziale altissimo e allo stesso tempo la regione è in parte penalizzata da un isolamento infrastrutturale che patisce e che, per altri versi, paradossalmente la protegge. In questo momento storico gli investimenti stanno arrivando, penso al Pnrr, che è sicuramente la leva più importante per il prossimo sviluppo del territorio. Ed è proprio in questo momento che dobbiamo ulteriormente alzare la soglia dell’attenzione. Soglia dell’attenzione che va sollecitata a tutti i livelli istituzionali. A tal riguardo, la Guardia di Finanza corrisponde a questa esigenza facendo leva sulle proprie competenze di polizia economico finanziaria che le consentono di agire sul duplice piano della prevenzione e della repressione. A questo scopo ho sollecitato i comandanti provinciali a favorire la sottoscrizione di protocolli d’intesa per lo scambio di informazioni con i comuni umbri”.
In che modo?
“È proprio partendo dai comuni, dalle pratiche che passano per gli uffici, che si possono intercettare quei segnali che possono tradursi per noi in veri e propri “alert di rischio“. Penso, per esempio, ad aziende con titolari in età senile sotto capitalizzate che si aggiudicano appalti, oppure ad operatori economici “opachi” nelle comunicazioni sociali. Per questo i protocolli che sono stati già sottoscritti e quelli che verranno prevedono anche l’utilizzo di apposite check list, semplici e intuitive, cui i funzionari comunali possono far riferimento, oltre che la possibilità di formare il personale preposto a tali attività negli enti locali. In definitiva reputo importante tenere alta l’attenzione su un territorio relativamente tranquillo come l’Umbria, che può comunque essere esposto al rischio di infiltrazioni economiche da parte della criminalità organizzata anche in ragione dell’appetibilità delle ingenti risorse finanziarie in arrivo”.
E se la criminalità non spara…
“Per cogliere questi tentativi di insinuarsi nel tessuto economico, attraverso gli appalti e le acquisizioni di attività produttive o commerciali, è necessario saper guardare oltre quelle che possono apparire normali dinamiche imprenditoriali”.
L’usura in Umbria?
“È un fenomeno che, in base ai nostri dati, non emerge, forse anche per la difficoltà di denunciare da parte di chi ne è vittima. È anche vero che, in questa fase congiunturale, le possibili difficoltà di accesso al credito rischiano di favorire il diffondersi di una piaga che rimane allo stato sotto traccia. È evidente che il fatto che il numero di denunce sia marginale non ci solleva dal problema, ma ci invita a mantenere sempre alta l’attenzione”.
Il contrasto all’evasione fiscale continua a essere uno dei vostri obiettivi principali?
“Certamente sì, nasciamo come polizia tributaria del resto. Il contrasto all’evasione fiscale e soprattutto alle frodi fiscali va, e non potrebbe essere altrimenti per essere efficace, di pari passo con l’evoluzione della società. L’evasione fiscale, è sempre bene ricordarlo, costituisce un ostacolo allo sviluppo economico, poiché mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato. La nostra azione chirurgica è rivolta quindi verso i frodatori e in generale verso i contribuenti connotati da un elevato indice di pericolosità fiscale, con un monitoraggio sempre più attento al mondo della digital economy. Settore questo che, anno dopo anno, fa registrare un forte incremento di volume d’affari, con l’affermazione di nuove figure professionali. Questo richiede formazione costante e un’attenta conoscenza dei fenomeni, formazione su cui il Corpo investe molte risorse tanto a livello centrale quanto a livello periferico”.
Come è cambiata la Guardia di finanza in 250 anni?
“Nasciamo nel 1774 come polizia confinaria, diventiamo negli anni 20 dello scorso secolo polizia tributaria che aveva come principale obiettivo quello di tutelare le entrate del bilancio dello Stato. Poi, agli inizi degli anni duemila, evolviamo ancora trasformandoci in polizia economico- finanziaria. Non è ovviamente solo una questione di definizione. Per essere preciso, la Guardia di Finanza è la forza di polizia italiana che ha il compito di presidiare la sicurezza economico- finanziaria. Questo significa certamente contrastare le frodi fiscali e il sommerso, ma anche colpire chi si appropria indebitamente di risorse pubbliche magari ricorrendo a forme di corruzione. Ma la nostra missione istituzionale si estende anche alla tutela dei mercati dei beni, dei servizi e dei capitali attraverso l’individuazione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico nazionale, la ricostruzione dei flussi di riciclaggio di denaro sporco e lo smantellamento delle filiere produttive e distributive operanti nell’insidioso mercato della contraffazione, la prevenzione e la repressione dei reati di bancarotta, societari e di market abuse. La recente evoluzione dello scenario internazionale ha, poi, determinato la necessità che la Guardia di Finanza dedicasse un impegno sempre maggiore al contrasto del fenomeno del finanziamento al terrorismo”.
Perugia e Umbria, un mercato che continua a essere importante per la droga…
“E che noi controlliamo con grande attenzione, sotto il coordinamento dell’autorità giudiziaria e con la straordinaria sinergia esistente con Polizia e Carabinieri. Un settore che ha la nostra considerevole attenzione grazie al fondamentale ausilio delle nostre unità cinofile addestrate per questo e con monitoraggio costante su tutto il territorio regionale, ma soprattutto con indagini di portata ultraregionale più penetranti che hanno portato negli anni a sequestri considerevoli”.
Luca Fiorucci
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