C’era chi lavorando nel reparto macelleria capitava si ferisse le mani. Su disposizione del titolare, però, al pronto soccorso dichiarava di essersi fatto male a casa. Chi, fratturandosi il piede mentre spostava una pedana, prima di andare in ospedale veniva accompagnato a casa per togliersi gli abiti da lavoro.
Sono i racconti, crudi, di chi lavorava nei supermercati del gruppo Paoletti. Raccolti dagli investigatori della Guardia di finanza che su disposizione della procura di Catanzaro hanno fatto scattare il blitz nei cinque punti vendita del Soveratese.
Senza i più banali diritti, lavoratori sfruttati e tenuti in silenzio sotta la minaccia del licenziamento. Ma in due, lo scorso anno, hanno avuto il coraggio di denunciare. 60 le vittime accertate di un vero e proprio caporalato nei reparti dei supermercati.
A decidere tutto, secondo chi indaga, Paolo Paoletti, ora in carcere, erede della famiglia che gestisce nel catanzarese una rete della grande distribuzione. Ai domiciliari la consulente del lavoro e la responsabile amministrativa dell’azienda. Obbligo di dimora per due responsabili di punti vendita.
Un’associazione per delinquere, secondo la procura, che faceva leva sulle fragilità dei dipendenti. A loro il titolare chiedeva indietro perfino parte della retribuzione, e in contanti.
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