L’iniziativa era stata pensata per favorire la conversione del settore verso modelli elettrici e green. L’industria nazionale si chiede se è ancora possibile invertire la rotta
Varato nel 2022 con l’obiettivo di sostenere l’industria delle quattro ruote, il fondo automotive è finito oggetto dei tagli previsti nella manovra 2025. Secondo Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, Palazzo Chigi ha intenzione «di decurtare di oltre 4,6 miliardi di euro il fondo automotive destinato all’adozione di misure a sostegno della riconversione della filiera». Inaugurato con una disponibilità economica da 8,7 miliardi, è stato ridimensionato già quest’anno a 5,75 miliardi.
«Il taglio previsto dal Disegno di Legge di Bilancio alle già scarse risorse stanziate nel 2020 – si legge nella nota di Anfia – è un’inaccettabile fulmine a ciel sereno che contraddice in modo clamoroso l’importante attività che il governo sta svolgendo in Europa a favore del settore per migliorare la regolamentazione, e annulla mesi di intenso lavoro del Tavolo Sviluppo Automotive, che hanno portato Anfia, parti sociali e Regioni a proporre al governo un piano d’azione per supportare la filiera».
Cos’è il fondo automotive
Il fondo automotive italiano è un’iniziativa governativa lanciata per sostenere la riconversione ecologica dell’industria automobilistica nazionale. Nel concreto l’iniziativa mira a incentivare la produzione di veicoli meno inquinanti, sostenere l’occupazione, e migliorare la competitività delle aziende italiane sul mercato globale. I finanziamenti sono destinati a progetti di ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica e a rendere sostenibile l’intera catena di fornitura.
Automotive: i numeri in Italia
Il problema segnalato dall’Anfia riguarda le pressioni a cui è sottoposta un’industria da 270mila addetti e un fatturato da 100 miliardi di euro: da anni l’automotive viene spinto verso l’elettrificazione dalle strategie europee. Al momento, però, la transizione non sembra dare i frutti sperati. Volkswagen, come emerso nelle scorse ore, potrebbe chiudere a breve diversi stabilimenti. Uno dei più grandi produttori d’auto europei affronta così una crisi legata agli effetti della concorrenza cinese e alla difficoltà nel passaggio all’elettrico.
La situazione non è migliore in Italia. Ricordiamo che il 18 ottobre scorso è stata organizzato uno sciopero nazionale di tutto il settore auto per chiedere supporto all’industria. Il più importante soggetto nazionale, Stellantis, è stato di recente oggetto di critiche unanimi in Parlamento durante un’audizione: la linea del Ceo Tavares ha deluso, anche numeri alla mano. A settembre le immatricolazioni sono crollate del 33,9 per cento mentre la cassa integrazione a Mirafiori proseguirà fino a novembre.
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