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Una “banca” abusiva cinese al servizio dei narcotraffici delle mafie. Il procuratore Tescaroli: “Auspicabile la creazione di una DDA a Prato” #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Un servizio di pagamento tipico delle attività bancarie, ma del tutto abusivo, che un gruppo di soggetti cinesi e di altre nazionalità hanno messo a disposizione di organizzazioni criminali di tipo mafioso presenti sul territorio nazionale, dedite al traffico di droga. Così le mafie hanno trovato a Prato agevolazioni nella loro attività di narcotraffico attraverso “un servizio in grado di operare la movimentazione su vasta scala di capitali di origine illecita e di permetterne il reimpiego”.
E’ uno dei fatti inquietanti riportati dal procuratore capo di Prato Luca Tescaroli nella sua relazione in merito all’interrogazione a tre ministri fatta dai deputati di Fratelli d’Italia La Porta e Michelotti per chiedere di istituire sezioni distaccate della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Prato, “in modo da affrontare con gli adeguati strumenti i fenomeni mafiosi di natura etnica”.
Il procuratore Tescaroli, che nel documento denuncia le carenze di organico di Procura e Tribunale, condivide la proposta e scrive che “sarebbe auspicabile la creazione di una direzione distrettuale antimafia in Prato o, come prospettano i deputati interroganti, di una sezione della stessa presso la Procura di Prato”.
Come ricorda Tescaroli il territorio pratese è coinvolto in fatti di mafia da decenni – a Prato Cosa Nostra impiantò la base logistica per la strage di via dei Georgofili a Firenze del 1993. E alle infiltrazioni delle mafie “tradizionali” (“Sono oggi presenti e radicati soggetti calabresi e campani, i quali risultano in contatto con conterranei stabilmente residenti nella regione di origine” – scrive Tescaroli) negli ultimi anni si sono aggiunti e intersecati gli interessi della criminalità organizzata cinese.

Nelle 11 pagine pubblicate sul sito della Procura, Tescaroli ha passato in rassegna una lunga lista di reati consumati negli ultimi mesi a Prato, caratterizzati da incendi dolosi, estorsioni, un tentato omicidio, plurime aggressioni nel quadro della faida scoppiata all’interno della comunità cinese per il controllo dei mercati delle grucce e della logistica. Ma anche da una serie di spedizioni punitive nei confronti di operai pakistani sindacalizzati nel Sudd Cobas, che si battono per la fine delle condizioni di sfruttamento nelle confezioni cinesi. Le indagini in corso mirano ad individuare i responsabili di numerosi episodi e a capire se sussista una regia unitaria delle intimidazioni a colpi di spranghe, botte e minacce di morte.

 

Il procuratore: “A Prato pericolosità criminale non adeguatamente compresa”
Il report si conclude con la constatazione trasmessa al governo e al parlamento: “In definitiva, la città di Prato e la provincia pratese sono caratterizzate da una complessità e da una pericolosità criminale che non sono del tutto note e, conseguentemente, non sono state adeguatamente comprese. Una complessità e pericolosità, che si è acuita soprattutto nell’ultimo anno, che richiederebbero organici di magistratura e di appartenenti alle forze dell’ordine ben più consistenti di quelli esistenti per contrastare le plurime manifestazioni criminose”.

Segue la fotografia desolante della scopertura degli organici dei magistrati (che si aggiunge a quella degli amministrativi): rispetto alla pianta organica, costituita da soli nove sostituti procuratori e da un procuratore della Repubblica, manca un sostituto procuratore. Assai peggiore la situazione dei magistrati giudicanti. “Purtroppo, l’attuale assetto organizzativo del Tribunale penale ha visto proprio in questi giorni, a seguito di trasferimento di alcuni colleghi e del pensionamento del Presidente del Tribunale, una riduzione dei collegi, che sono passati da tre a uno, e il congelamento di alcuni ruoli dei giudici monocratici, con aggravamento della situazione esistente, con la conseguenza che il Tribunale produrrà un effetto “imbuto” sui processi che si dovranno celebrare. Si consideri che il tempo medio di fissazione delle udienze monocratiche tra la richiesta e la prima udienza è di novecentotrentasette (937) giorni ben oltre due anni e mezzo, che è destinato a brevissimo a aumentare sensibilmente”.

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Incendiata la ditta di un esponente di primo piano della malavita cinese
Leggendo con attenzione il documento a firma del procuratore, si possono cogliere alcune informazioni su indagini in corso per fatti gravissimi avvenuti negli ultimi mesi, caratterizzati dalla guerra nei comparti dei gruccifici e della logistica al servizio dei pronto moda cinesi di Prato. L’incendio doloso di un tir che ha poi distrutto anche l’azienda di trasporti e logistica Shunda di Huang Kailai in via Nottingham lo scorso 15 luglio (nella foto sopra), è stato preceduto, un mese ed una settimana prima, da due aggressioni subite da uno dei titolari di fatto, cittadino cinese. Uno dei due titolari occulti della stessa Shunda Huang Kailai – aggiunge il procuratore – è un “esponente di primo piano della malavita sinica”.

Il controllo dei prezzi e delle commesse del fiorente commercio delle grucce è alla base di altri crimini, fin dall’estate 2022 quando la sera del 5 agosto 4 uomini incappucciati puntarono le pistole contro i dipendenti della società Acca srl, per farli scendere dal furgone in uso alla ditta, veicolo a cui i malviventi dettero fuoco con due bottiglie piene di benzina. Il titolare della Acca srl nelle settimane precedenti aveva costituito la società Nova Plastic srl, all’epoca non ancora operativa, che avrebbe avuto come oggetto la produzione di grucce. L’attentato sembra così un avvertimento a “non pestare i piedi” che richiama metodi mafiosi.
Nel medesimo contesto di controllo nel comparto delle grucce, in cui una struttura imprenditoriale mira ad operare in regime di monopolio, è maturato il tentato omicidio di un altro cittadino cinese, un imprenditore di 42 anni accoltellato all’interno del circolo Number One di via Scarlatti da 5 persone, poi arrestate nei giorni successivi tra Calabria e Sicilia. La vittima ha nella propria fedina penale una condanna definitiva per un omicidio commesso nella notte tra il 21 e il 22 maggio 2016.

Si indaga per estorsione, oltre che per danneggiamento mediante incendio, per l’episodio più recente, quello del 1 ottobre scorso, quando alle 23,30 nel parcheggio del Wall Art apartmenthotel di viale della Repubblica, due persone con il volto coperto hanno posizionato all’ingresso del residence una bara con sopra la foto di un cittadino cinese (nella foto sopra). Il destinatario dell’eloquente minaccia di morte è il proprietario dell’auto a cui i due uomini, subito dopo, hanno dato fuoco.

Dario Zona



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