«Celeste era andata al supermercato, il marito l’ha uccisa nel parcheggio con un colpo di pistola. Celeste aveva 56 anni, era di San Severo e aveva 5 figli. È l’ultima in ordine di tempo di un massacro continuo, dove le donne sono vittime della violenza degli uomini, troppo spesso di quelli che hanno in casa, o dicono di amarle. Ma l’amore in questo caso è una contraddizioni in termini. Una violenza che ha preso il sopravvento anche sui giovani. Negli ultimi anni le istituzioni, la politica, la magistratura, le forze dell’ordine ci stanno provando ad arrestare questa atrocità. Fiumi di parole si sono spesi, incessanti convegni.
Ma anche questi non sono bastati. Serve un’altra chiave. A partire dal coinvolgimento, dalla partecipazione. Ed è quello che abbiamo provato a fare nell’agorà del Consiglio regionale. Abbiamo ascoltato i ragazzi e le ragazze. Ci siamo messi dalla loro parte. Nel vero senso della parola. Ci siamo seduti con loro, li abbiamo coinvolti, gli abbiamo chiesto cosa pensassero della violenza sulle donne, e cosa si potesse fare per contrastarla. L’attenzione era alta, come la partecipazione.” Lo racconta la presidente del Consiglio, Loredana Capone, condividendo quanto accaduto oggi, durante l”evento organizzato dal Coordinamento Politiche di genere del Consiglio regionale e la Consulta regionale dove erano state invitate le quarti classi dell”istituto professionale De Lilla di Bari.
“E così- continua la Presidente- Francesco ci ha chiesto maggiore formazione nelle scuole per sensibilizzare i suoi coetanei, ha parlato di famiglia e di quanto sia importante già a casa l’educazione all’uguaglianza e alla parità. Perché l’esempio vale più di ogni cosa. Raffe, invece veniva dal Pakistan, con coraggio ha preso il microfono ed ha parlato della situazione di restrizione delle donne nel suo Paese. Ha lanciato un importante monito affinché la questione fosse trattata guardando oltre i confini nazionali.” Solo in Italia non basta – ha detto – se poi ci sono Paesi come il mio in cui nelle periferie la donna per lavorare deve ancora chiedere il permesso al marito, che si sente autorizzato a dire “no” per il suo bene”. E poi l’appello di Caterina a tutte le ragazze a non avere paura, ad essere se stesse e rivendicare la propria identità. Perché già questo sarebbe un passo avanti.
“Una grande lezione per gli adulti presenti, per le Istituzioni e per la politica. Forse non risolverà il problema, ma stiamo piantando dei semi che potrebbero portare frutti migliori rispetto al raccolto di questi nostri anni.»
(Foto: Avvenire)
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