C
’è una vasta e ricca letteratura su certi personaggi che quando non sanno come venirne fuori o si avvalgono della facoltà di non rispondere oppure ricorrono al motto di casa: “è accaduto a mia insaputa”. Dell’italico “’insaputismo” qualche giorno fa si è fatto scudo Paolino Iori, ex direttore generale di un’importante società: ai finanzieri di Roma che gli chiedevano conto di un pacchetto sottovuoto con 15 mila euro che aveva addosso avrebbe risposto: “non so che ci facciano quei soldi nella mia giacca”. Magari spiegherà, dettaglierà, dirà che qualche birboncello gli ha tirato il pacco e, forse, tenterà di dimostrare che “a sua insaputa” anche la terra gira attorno al sole. Del gruppone degli ignari ne fa parte Gianfranco Fini che durante il processo per favoreggiamento nella vendita al cognato della famosa casa di Montecarlo ancora si chiedeva chi fosse l’acquirente. L’ex ministro Claudio Scaiola entrò nella storia. Indagato (e assolto) per l’acquisto della casa vista Colosseo pagato in parte da un altro minacciò sfracelli: “Se scopro chi mi ha fatto il regalo…! Chi può escludere che l’anonimo, creandogli per giunta un mare di problemi, abbia scambiato il suo Iban con un altro? “Chiagne e fotte” dicono a Napoli degli “insaputisti” figli di Adamo ed Eva che per il gusto del proibito da immortali divennero mortali: “a loro insaputa”.
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