di Francesco Ingardia
La tendenza della politica romana di saltare sul carrozzone dei vincitori, tipica della Seconda Repubblica, la si è intravista in controluce, a queste latitudini, al termine dell’assemblea dei soci di Alia Multiutility di due giorni fa in quel di Prato. E ieri, in commissione controllo e ambiente riunite in sede congiunta in Palazzo Vecchio. L’attore protagonista è rimasto l’assessore alle Partecipate Giovanni Bettarini. Il braccio operativo della sindaca Funaro. Perché a casa di Estra ha illustrato al cda il documento “più equilibrato di tutti” sugli atti di indirizzo strategici, votato dall’81,5% del capitale sociale. Frutto di compromessi, limature, bilanciamenti imperativi per accordare “unitariamente” i suoni dei sindaci (lungo l’asse Firenze-Prato-Empoli) ai desiderata del Pd. E il lavorio di ’pesi e contrappesi’ trova la sua forma più alta nel punto numero 8 del documento. Quello relativo alla quotazione del gruppo industriale a Piazza Affari.
Testualmente, al cda è stata fatta richiesta di “esplicitare le diverse opzioni di finanziamento alternatve alla Borsa per il raggiungimento degli obiettivi di investimento di cui al piano industriale (…) con tutti gli strumenti possibili. Dal prestito sociale, all’azionariato popolare”. Esplicitare, non preferire, propendere, indicare, favorire. Scatta qui l’operazione di interpretazione. Così il triumvirato Funaro-Bugetti-Mantellasi ha dato un colpo al cerchio a tutela dell’impianto costitutivo della multiservizi, senza assumere posizioni categoriche, senza (volutamente) cassare il capitolo Borsa. Quel tanto che basta per chiedere al management di mettere sul piatto le opzioni, le vie “alternative” percorribili. Prestito bancario, green bond, azionariato. Basta che all’ordine del giorno della prossima assemblea dei soci atterri un report concreto con cui misurare la fattibilità del piano industriale per finanziare gli investimenti. Ma il colpo è stato dato anche alla botte. Il segretario toscano dei dem Fossi gongola per il segno di “maturazione politica” dato dai sindaci, postumo al vertice di lunedì in via Forlanini: “Sulla Multiutility si cambia completamente fase. Il documento votato a larghissima maggioranza di fatto archivia la quotazione in Borsa”. All’opposto del “no ancora troppo debole” lamentato dal sindaco di Vicchio Francesco Tagliaferri. Il pragmatismo di Bettarini dice altro però: “La posizione del sindaco di Sesto Falchi sulla Borsa era più incisiva della nostra – ammette l’assessore in commissione -. La nostra ha la virtù di tenere insieme meglio la salvaguardia del percorso fatto finora con le nuove esigenze politiche emerse”. E cioè l’imprinting riformista 1.0 targato Nardella-Biffoni con Irace in veste di ad per far decollare gli investimenti in tempi celeri tramite la quotazione, insieme alle linee guida della segreteria Pd di Fossi, per mettersi alle spalle un’estate di frizioni, strappi e ricuciture.
La riprova? “La società fu costituita pensando che dimensionalmente potesse accedere al mercato della Borsa per avere più quantità in breve tempo – ricorda Bettarini -. Questo processo andrà rivisto. Tante società si finanziano con le forme classiche. Dipende da quanto serve investire”. E su questo, qualcosa potrebbe dire il presidente di Alia Lorenzo Perra, in commissione il prossimo 31 ottobre.
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