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Cos’è l’urban mining? Definizione e importanza nel recupero dei materiali #finsubito prestito immediato


Se nominiamo una miniera, abbiamo in mente un’immagine ben precisa: un’area tipicamente rurale da scavare o perforare per estrarre metalli, minerali o combustibili fossili. Cambiando prospettiva, anche gli edifici in cui abitiamo e lavoriamo, i nostri mezzi di trasporto e i nostri dispositivi elettronici sono miniere, perché contengono materie prime preziose. Ecco cos’è l’urban mining: il recupero di materiali dai rifiuti urbani da reimmettere in altri cicli produttivi, per dare loro una seconda vita e – al tempo stesso – ridurre la necessità di approvvigionarsi di materie prime vergini. I rifiuti da valorizzare, in particolar modo, derivano da due categorie principali: l’edilizia e i dispositivi elettronici. Già dalla definizione di urban mining si intuisce quanto tale approccio si inserisca pienamente nel filone dell’economia circolare, perché prevede di ricavare il massimo valore possibile dalle risorse, abbandonando la logica lineare dell’usa e getta.

L’importanza del riciclo nel settore edile: risorse dai materiali da costruzione

Gli interventi edili generano una grande quantità di rifiuti, tra macerie, scarti di legname da mobili e pannelli, vetri delle finestre, materiali isolanti, tubature e imballaggi in plastica, materiali da demolizione. Rifiuti che di norma vengono semplicemente portati in discarica. Così facendo, però, si perdono di vista innumerevoli opportunità. Le nuove tecnologie per lo smistamento consentono infatti il riciclo dei materiali edilizi, da cui ricavare – per esempio – aggregati per la base stradale, pannelli in legno riciclato, calcestruzzo con aggregato riciclato. Un’altra strada è quella del recupero di materiali edili, elementi architettonici o infissi da edifici demoliti: una volta puliti e riadattati, questi possono essere riutilizzati in altri cantieri.

Edilizia e clima: l’impatto dei materiali da costruzione sulle emissioni di CO2

Il settore edilizio e delle costruzioni è il primo responsabile delle emissioni antropiche di gas serra, con il 37% del totale planetario. Non stupisce dunque il fatto che, nell’ambito del piano per l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra dell’Unione europea, entro il 2050 anche l’intero parco immobiliare del Continente dovrà essere a emissioni zero. Questo significa da un lato abbattere i loro consumi di energia ma anche, dall’altro lato, ridurre l’impatto climatico legato alla loro costruzione, manutenzione e demolizione

Ad oggi, infatti, la gestione dei materiali da costruzione comporta a livello globale un volume di emissioni stimato in 28 gigatonnellate di CO2 equivalente. In assenza di politiche ad hoc, arriverà a 50 gigatonnellate entro il 2060. Nello specifico, il cemento è responsabile del 9% delle emissioni totali di gas serra; un altro 7% si deve a ferro, alluminio, rame, zinco, piombo, nichel e manganese. Per avere un termine di paragone, l’intero settore dell’aviazione arriva al 2,5%. Ma, se guardiamo invece alla graduatoria dei materiali per quantità di CO2 incorporata (cioè a quella associata a produzione, trasporto, installazione, manutenzione e smaltimento di ogni kg di prodotto), al primo posto troviamo l’alluminio con 11,5 kg, seguito dalla fibra di vetro a quota 8,1 e dall’ottone a quota 4,5 kg.

Il ruolo dell’urban mining nel raggiungimento dell’economia circolare

L’urban mining si pone come alternativa rispetto alla logica lineare del “prendi, produci, consuma e butta”, inserendosi dunque a pieno titolo nel filone dell’economia circolare. Il recupero di risorse e materiali urbani va incontro a una necessità evidente. Il World Economic Forum fa sapere infatti che, sul totale dei rifiuti generati in Europa, più di un terzo sono materiali da costruzione: il volume stimato è di 850 milioni di tonnellate nel 2020. Altrettanto ingenti sono i quantitativi di rifiuti elettronici: nel 2022 circa 6,6 miliardi di persone nel mondo avevano uno smartphone in uso, ma a questo dato bisogna aggiungere anche tutti quei dispositivi guasti che magari restano per anni inutilizzati in un cassetto. Ad oggi, sempre secondo il World Economic Forum, a livello globale ci attestiamo tra i 50 e i 60 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici a livello globale.

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Tecnologie di separazione e riciclo per materiali da costruzione

Più nel dettaglio, di quali tecnologie disponiamo per il riciclo nell’edilizia? Prendiamo come esempio due materiali particolarmente diffusi e impattanti in termini ambientali: il cemento e l’alluminio. Nel primo caso, esistono diverse sperimentazioni giunte a vari livelli di maturità. Di recente un team dell’università di Cambridge ha descritto in una pubblicazione scientifica un processo che prevede di ridurre in polvere i detriti delle demolizioni, per poi esporli ad altissime temperature negli stessi forni in cui già si ricicla l’acciaio. Il vantaggio reciproco sta nel fatto che la polvere di cemento contribuisce anche a rendere l’acciaio resistente alla corrosione. Per alimentare i forni servono grandi quantità di energia, che può essere prodotta da forni elettrici ad arco alimentati dalle fonti rinnovabili.

Più consolidati sono invece i processi di riciclo dell’alluminio, da scarti pre-consumo (cioè residui dei processi produttivi) e post-consumo (per esempio vecchi serramenti). Aziende come Hydro forniscono alluminio riciclato e a basso contenuto di carbonio a svariati settori, dall’automotive fino all’elettronica e al design. Per avere un’idea delle possibili applicazioni si può visitare a Milano lo spazio Domal, uno showroom dedicato a finestre, facciate continue e altre soluzioni costruttive in alluminio riciclato per le abitazioni.

Il riciclo dell’alluminio nell’edilizia: vantaggi ambientali ed economici

L’alluminio, come ricordato, è uno dei materiali che ha il più elevato impatto in termini di emissioni di CO2. Da qui il forte interesse nei confronti del suo riciclo. Se a livello domestico ciascuno di noi è abituato a riciclare tappi, lattine e vaschette di cibo usa e getta, anche in edilizia l’alluminio – essendo leggero, durevole e resistente – si presta a varie applicazioni: telai di porte e finestre, facciate di grattacieli, lamiere ondulate, ponti e travi leggere, parapetti e balaustre, serrande, condotte d’aria, strutture di supporto per pannelli solari e così via. Tutte strutture che possono essere recuperate dai siti di demolizione, rilavorate e trasformate. I vantaggi ambientali dell’alluminio riciclato sono notevoli, perché con la rifusione si ottiene un materiale assolutamente indistinguibile da quello primario in termini di qualità; e questo aggiungendo appena il 5% dell’energia rispetto al processo produttivo originario. Si stima che, a livello globale, il riciclo dell’alluminio consenta di risparmiare oltre 100 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. Per avere un termine di paragone, l’intera economia italiana ha generato più di 400 milioni di tonnellate di CO2 nel 2022.



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