È stata siglata oggi in Spagna, a Santiago di Compostela, una dichiarazione tra Ugt-Fica Spagna, Fai-Cisl nazionale, Ugt Portogallo, insieme alle associazioni datoriali del settore delle conserve ittiche, a tutela del comparto produttivo europeo, che sarebbe colpito dal possibile accordo di libero scambio tra Europa e tre importanti Paesi della regione ASEAN: Thailandia, Indonesia e Filippine. “Un tale accordo, se non negoziato in termini di giustizia, reciprocità e sostenibilità sociale, economica ed ambientale – ha sottolineato il Segretario nazionale della Fai-Cisl Massimiliano Albanese partecipando all’iniziativa – porterebbe un grave impatto negativo sull’occupazione e la tenuta industriale di tutto il settore conserviero ittico del continente europeo”.
L’industria della trasformazione dei prodotti ittici nell’Ue si caratterizza infatti come un settore ad alta intensità di manodopera, con uno dei più alti tassi di occupazione femminile nell’industria; ha un fatturato di 29,4 miliardi di euro e consiste in circa 3.200 imprese, con una dimensione media di 30 dipendenti, una forte componente familiare e profondamente radicate nel territorio europeo, principalmente situate in regioni costiere altamente dipendenti dalla pesca, che insieme impiegano circa 111.604 persone. Spagna, Italia e Portogallo insieme rappresentano quasi il 95% della produzione di conserve ittiche nell’Unione Europea. Il tonno in scatola, che guida produzione e consumo, si conferma come uno dei settori più virtuosi dell’industria alimentare italiana, al secondo posto, come produttore, dopo la Spagna a livello europeo. Va sottolineato inoltre che la destinazione principale della produzione europea è il mercato stesso dell’Ue, che rappresenta oltre il 90% della produzione: pertanto, gli accordi di libero scambio non aprono opportunità per le conserve di tonno europee, ma piuttosto riducono direttamente il mercato.
“La dichiarazione sottoscritta – ha affermato Albanese – rappresenta la volontà di sollecitare le istituzioni europee sulla necessità, nel perseguire questi accordi commerciali, di coinvolgere le parti sociali, per una effettiva valutazione delle conseguenze sul tessuto produttivo e sull’occupazione, nonché sul bisogno di prestare attenzione a condizioni di parità tra Paesi che evitino le ripercussioni di una concorrenza sleale”.
“Così come abbiamo chiesto al Governo italiano e all’Europa di opporsi all’accordo Ue-Mercosur, affinché non saranno introdotti principi di reciprocità e regole condivise per tutelare la filiera e il lavoro agroalimentare – spiega il Segretario Generale della Fai-Cisl nazionale, Onofrio Rota – anche questa dichiarazione serve a sollecitare accordi sostenibili dal punto di vista sociale, economico e ambientale, nell’ottica di un miglioramento delle condizioni di lavoro sia per le persone che rappresentiamo che per i lavoratori di altre parti del mondo, senza pregiudicare le imprese europee, la qualità e quantità dei prodotti agroalimentari che quotidianamente giungono sulle nostre tavole”.
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