di Francesco Pontelli
ECONOMIA, IL CAMBIAMENTO NEGLI AMBITI ECONOMICI VA SOSTENUTO, ANCHE A VENEZIA E A MESTRE, PERALTRO SENZA LA SOLITA INDEGNA PROPAGANDA.
Quando manca la visione complessiva ogni intervento, espressione di una visione parziale, può determinare un dibattito infuocato.
Una delle più grandi città turistiche del mondo, Venezia, vive uno spopolamento senza precedenti, ormai gli abitanti sono sotto la soglia del 50.000, proprio perché l’economia turistica non sostiene la popolazione indigena, anzi la spinge ad abbandonare la città a favore delle locazioni turistiche.
Nello specifico, a Venezia si aggiunge una situazione economica sociale della vicina Mestre, oggetto di una involuzione senza precedenti, legata all’azzeramento economico ed industriale.
Il declino di Mestre nasce in quanto è una città sviluppatasi attraverso la crescita esponenziale della occupazione, grazie allo sviluppo di Porto Marghera e della sua zona industriale, ora venuta meno quale fattore di crescita, si è ritrovata abbandonata al proprio destino caratterizzato da una modesta economia turistica, che assicura semplici rendite di posizione, rendendo la città sempre più povera e vittima della delinquenza di strada.
Una deriva sociale ed economica di conio turistico, talmente semplice da prevedere, e invece sostenuta in passato proprio da chi oggi fingendosi innovatore parla di nucleare, che tuttavia maggioranza ed opposizione non intendono affrontare per una palese mancanza di cultura industriale ed economica.
L’ultima boutade di Tale Brunetta relativa alla creazione di una centrale nucleare dimostra ancora una volta quanto ancora oggi possa mancare una visione complessiva delle problematiche cittadine economiche industriali e del porto.
L’energia nucleare, o meglio una centrale nucleare, potrebbe o dovrebbe essere intesa come il veicolo o la motivazione principale per attirare imprese, molto più propositiva della pluriennale attesa di una definizione dell’area in ZES ( zona economica speciale) o ZlS ( zona logistica semplificata), le quali potendo sfruttare l’energia prodotta dalla centrale stessa, ed avrebbero tutta la convenienza nell’allocare le proprie produzioni avendo per di più il porto disponibile: si creerebbe un sistema complesso industriale ed intermodale integrato unico nel suo genere.
In questo contesto, allora, ecco che l’idea di una centrale nucleare potrebbe risultare decisamente propositiva in quanto espressione di un fattore di nuovo sviluppo e di conseguenza di nuova occupazione, attraverso la quale si potrebbe in qualche modo fermare il declino di una città come Mestre che merita ben altri scenari futuri di quelli che sta vivendo in questo periodo: e magari liberandolo anche in parte Venezia dalla morsa turistica con nuove residenzialità legate alle professionalità del nuovo polo industriale.
Viceversa, utilizzata solo come strumento ideologico di sfruttamento del territorio si comprende ancora una volta di più quali siano le reali motivazioni del declino economico tanto della zona industriale di Marghera quanto del suo porto.
La visione complessiva è frutto di una cultura economica ed industriale che in questo periodo potrebbero sposare una politica energetica ed intermodale, ma evidentemente sconosciute ancora oggi dalle intere ”élite” culturali ed istituzionali locali.
Un dato confermato dal solito fuoco di sbarramento già avviato dalle opposizioni del PD e dei verdi ai quali risulta ancora oggi di difficile comprensione il legame tra lavoro economia e sviluppo sociale di una città.
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