Dopo l’altolà dei giudici di Roma, con la decisione di far tornare in Italia i migranti appena trasferiti, sono due le ipotesi in campo per superare lo stallo in cui rischia di finire il modello Albania. Dal Libano la presidente Giorgia Meloni ha annunciato un Consiglio dei ministri già lunedì per mettere nero su bianco “una soluzione a questo problema“.
“Non credo sia competenza della magistratura – le sue parole – definire quali sono Paesi sicuri e quali no. È competenza del governo, quindi credo che il governo debba chiarire meglio cosa si intende per Paese sicuro”.
Le strade per farlo, riferiscono all’Adnkronos autorevoli fonti di governo che lavorano alla “soluzione” auspicata da Meloni, sono due: la prima è tesa a sostituire il decreto interministeriale che definisce l’elenco dei paesi terzi con un decreto, scalando così la gerarchia degli atti da norma di secondo livello, il decreto interministeriale giustappunto, a norma di primo livello, ovvero il decreto legge. La seconda ipotesi in campo mira invece a stabilire con una legge ad hoc la struttura della Farnesina deputata a stilare l’elenco dei paesi terzi sicuri.
Quell’elenco, che oggi conta 22 Paesi, è attualmente normato da un decreto interministeriale: lunedì il governo deciderà se blindare quello stesso elenco con un dl ad hoc o se emanare un provvedimento che attribuisca per legge al ministero degli Esteri il ruolo di definire quale Paese è sicuro e quale non lo è.
Quel che è certo è che il governo è deciso a tirare dritto. “A ognuno il suo – il ragionamento che rimbalza nei piano alti di Palazzo Chigi – la Farnesina conta su strutture diplomatiche in tutto il mondo, abbiamo l’Intelligence dislocata in ogni angolo del pianeta, se il ministero non è in grado di dire quali Paesi siano sicuri e quali non lo siano, allora tanto meglio chiudere bottega…”. (di Ileana Sciarra)
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