Appuntamento con l’autore e talent scout Giulio Mozzi il 24 novembre al Consorzio Grisù
Il titolo dell’incontro letterario è affilatissimo: Tritacarne. Immaginatevi una sala al centro della quale c’è Giulio Mozzi, talent scout, scrittore, docente di scrittura, e intorno a lui 15 aspiranti romanzieri che hanno consegnato i loro scritti – parziali, definitivi o anche solo semplici sinossi – e che ascoltano le analisi dell’esperto sul proprio lavoro e su quello degli altri 14 presenti. Un format dove «non si scherza», dove non ci sono giudizi compiacenti ed edulcorati di amici e parenti, dove quel che c’è da dire, anche di spiacevole, si dice.
Il «match»
A organizzare l’incontro è il bolognese Paolo Panzacchi che agisce a Ferrara all’interno del Consorzio Grisù. È lui ad aver intercettato Giulio Mozzi, figura assai nota nel mondo dell’editoria, che questo tipo di «match» li svolge da tempo con la sua Bottega di Narrazione. «Il nostro obiettivo è la promozione della letteratura e l’iniziativa di Mozzi, rivolta a esordienti e non solo, ci ha appassionato; e così la portiamo per la prima volta a Ferrara, per poi avviare corsi di scrittura strutturati. L’appuntamento è per il 24 novembre, i posti offerti sono 15 al costo di 50 euro, ne sono rimasti ancora 5, ci si può iscrivere sul nostro sito (factorygrisu.it) fino al 17 novembre», dice Panzacchi.
La lettura che nessun editore si accolla
La giornata ferrarese sarà una vera e propria full immersion, «con inizio alle 9 per proseguire fino alla fine, magari dopo cena», racconta Mozzi. L’aspetto interessante, oltre alla schiettezza delle analisi — «per i presenti è importante anche sentire le riflessioni sugli scritti degli altri» — è la «possibilità di confronto fra persone che nell’attività di scrittura sono spesso sole e sole rimangono anche dopo, quando serve una valutazione. I contatti con gli editori sono sempre più complicati e, se va bene, con tempi biblici». Anche perché il lavoro di lettura e smaltimento necessita di investimenti (sui lettori e consulenti) che nessun editore ormai si accolla, preferendo affidarsi ad agenti e agenzie letterarie o scuole di scrittura. «Un tempo le case editrici erano garanzia di qualità per il loro stesso nome, ma da quando sugli scaffali i libri sono stati ordinati per autore e non per editore tutto è cambiato».
Un esercizio che fortifica
In difficoltà anche i piccoli editori che un tempo cercavano, scovavano, proponevano, «oggi fanno fatica a distribuire i loro volumi in libreria: le generaliste non li prendono più e le piccole non rischiano più». Mozzi però ha portato al successo, per Laurana, Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi, uscito con 168 copie e ora, dopo essere diventato il libro Fahrenheit ed entrato nella dozzina Strega, è tradotto in Francia e Germania e stampato in 60 mila copie. Un’eccezione, «ma ci ho lavorato tantissimo». E poi oggi gli autori pubblicano molto anche da soli, anche se solo uno su un milione raggiunge il successo, «quello del generale Vannacci è un caso scuola».
«Insomma, dopo una settimana intensa di lettura, quel giorno sarà “io contro tutti”». La voglia di pubblicare è sempre fortissima. «Io ricevo 3 o 4 manoscritti al giorno, figuriamoci le case editrici». Il risultato finale di Tritacarne è sempre positivo: i partecipanti escono fortificati. «Uomini e donne, nessuna differenza. In genere gli adulti sono più strutturati, ma gli editori sono interessati anche ai giovani esordienti, meglio se di bell’aspetto…». E i generi? «Ora piacciono le storie vere e con un lieto fine. I romanzi veri e propri, di fantasia, suscitano invece perplessità».
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