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“Nel corso della seduta consiliare del 30 settembre, siamo stati, nostro malgrado, destinatari di affermazioni inopinate ed assolutamente inappropriate, provenienti, nell’ordine, dal segretario generale e dal sindaco, poiché, per un verso, manifestamente esulanti dalle rispettive attribuzioni e, per un altro, palesemente lesive delle prerogative, devolute dalla legge ai consiglieri comunali”. Lo riporta una nota dei consiglieri comunali di opposizione a Manfredonia, Liliana Rinaldi, Fabio Di Bari e Ugo Galli.
“Invero, il segretario generale, ieri, in seno alla massima assise, dopo l’intervento del consigliere Giuseppe Marasco e, dunque, in una fase caratterizzata da un dibattito squisitamente politico, ha chiesto ed ottenuto la parola per stigmatizzare tout court – in assenza di alcuna preclusione da parte del presidente del consiglio – il contenuto delle affermazioni pronunciate dallo stesso consigliere Marasco.
Si è trattato di una condotta estremamente significativa nella sua grave valenza, giacché il segretario partecipa con funzioni consultive, referenti e di assistenza alle riunioni del consiglio: egli espleta, in buona sostanza, esclusivamente, compiti collaborativi, di carattere giuridico-amministrativo (art.97,commi 4 e 2, del TUEL). Non si comprende, pertanto, a quale titolo, il segretario, organo di natura unicamente tecnica, abbia potuto contestare un consigliere comunale, a fronte del tenore politico delle sue dichiarazioni”.
A parere dei tre consiglieri “questo modo di agire non consente di scorgere nella figura del segretario un presidio di garanzia, per le minoranze, sotto il profilo dell’osservanza della normativa vigente, in considerazione dell’ indebita ingerenza verificatasi, in tema di manifestazione di opinioni politiche. Il sindaco, dal suo canto, a fronte della ‘chiamata alle armi’, poco prima operata dal segretario generale, ha tentato (invano) di ‘contrabbandare’ l’esercizio delle ineludibili prerogative consiliari, consistenti nella proposizione di interrogazioni, così come disegnate dall’art. 43 del TUEL, da parte del consigliere Ugo Galli, quale causa del malfunzionamento della tecnostruttura, al cospetto di una discussione, che verteva su di una condanna del Comune al risarcimento dei danni, pari a 32.745,29 euro per un vecchio incendio risalente nel tempo”.
Come ricordato in altra nota stampa dell’opposizione, il Comune è stato condannato di recente a “risarcire un operatore economico danneggiato da un incendio divampato a causa della mancata rimozione di sterpaglie in un’area di proprietà dell’amministrazione. Tutto questo malgrado il fatto che fossero state inviate varie segnalazioni al Comune ben quattro anni prima, rispetto all’incendio, per evidenziare il pericolo. 32.745,29 euro rappresentano il trattamento retributivo annuo che percepiscono, in media, due cittadini di Manfredonia, considerati unitariamente. Ci siamo opposti fermamente a questo modo di agire, che procura nocumento a tutti noi, in un Comune che è sottoposto a piano di riequilibrio finanziario”.
Secondo i tre consiglieri, “condotte, quelle appena descritte, che mirano, evidentemente, a silenziare il dissenso, nell’ambito del consiglio, in aperto contrasto con le regole democratiche e con la libera esplicazione dei diritti inviolabili delle minoranze. Segnaleremo tali comportamenti alle autorità preposte, affinché vengano inibiti consimili, inammissibili, atteggiamenti”.
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